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16:16pm3 Settembre 2013 | mise à jour le: 3 Settembre 2013 à 16:16pmReading time: 4 minutes

Una passione chiamata rugby

Si chiama Bianca Farella, ha 21 anni, è d’origine italiana ed è una delle grandi promesse del rugby canadese. I suoi genitori sono nati a Montreal ma i nonni paterni provengono delle province di Napoli e Avellino, quelli materni dalla regione delle Marche. Bianca fa parte della nazionale famminile di rugby a 7 e rugby a 15 e il suo sogno è quello di andare in Brasile per rappresentare il Canada ai Giochi Olimpici che si terranno nel 2016 in quel paese sudamericano. Per arrivarci tanto lavoro, tanto allenamento ma anche tanta passione per questo sport forse meno conosciuto e apprezzato di tante altre discipline ma non meno spettacolare.

Bianca, come è nata la tua passione per il rugby?

«Ho cominciato a praticarlo alla scuola Miss Edgar’s and Miss Cramp’s di Westmount, era il solo sport offerto durante la stagione di primavera e volevo provare qualcosa di nuovo. Mi è piaciuto subito e così e ho continuato a giocare a rugby anche quando sono andata a studiare al Dawson College e ora che studio psicologia all’Università Concordia».

L’ascesa di Bianca è stata eccezionale: con i Blues del Dawson College ha vinto per tre volte consecutive il campionato provinciale e per tre volte è stata nominata nella squadra “all-star”. Con gli Stingers di Concordia ha vinto il torneo universitario del Quebec ed ha partecipato al torneo interuniversitario nazionale CIS in Nuova Scozia piazzandosi al quarto posto: «Avevamo una squadra molto giovane ma il quarto posto è sempre un ottimo risultato». Le sue belle performance e i tanti punti segnati l’hanno portata fino alla Nazionale Canadese con la quale, nello scorso mese di giugno, ha vinto la medaglia d’argento ai Campionati del mondo in Russia.

Quali sono i tuoi obiettivi e in che ruolo giochi?

«Intanto voglio precisare che esistono due “versioni” del rugby femminile: il rugby a 7 e quello a 15 giocatrici. La differenza è che nel rugby a 7 vi sono due tempi di 7 minuti, si gioca meno tempo rispetto al rugby a 15. A me piacciono entrambi, ma sono più abituata adesso al gioco a 7. Il mio obiettivo è quello di partecipare ai Giochi Olimpici di Rio nel 2016 dove ci sarà solo il rugby a 7. È la prima volta che questo sport entra a far parte delle discipline ammesse alle Olimpiadi. In quanto al ruolo, sono un’ala; il mio primo compito è quello di segnare. La giocatrice più veloce sul terreno è sempre all’ala, dunque: rapidità, velocità, qualità di gioco».

Cosa ti piace di più di questo sport?

«Il fatto che il rugby è uno sport di squadra, uno sport che potrei definire “familiare”; tutte le mie compagne sono delle buone amiche, ci piace lavorare e dobbiamo lavorare insieme per riuscire, per raggiungere dei buoni risultati».

Quanto tempo dedichi all’allenamento?

«Sei giorni su sette, a tempo pieno, quando sono al campo d’allenamento della nazionale canadese a Victoria, in Columbia Britannica (Bianca vi resterà per 10 mesi). Quando non sono con la nazionale mi alleno la mattina, così il pomeriggio sono libera per studiare e fare altro. Mi alleno dalle 7,30 alle 13. Si lavora duro, è uno sport esigente e bisogna mantenere una buona forma».

Prossimi impegni sportivi?

I tornei della “IRB Sevens”, la “Serie mondiale”, il primo dei quali sarà a Dubai in novembre. Son in tutto 6 o 8 tornei e si svolgono in varie parti del mondo. Mi piace molto perché mi dà anche la possibilità di viaggiare e visitare nuovi posti. Il prossimo anno poi ci sarà la Coppa del mondo di rugby a 15, in Francia, e penso di parteciparvi; la Federazione canadese mi ha selezionato anche per la squadra nazionale a 15. Spero un giorno di andare a giocare in Italia, sarebbe molto bello, non ho ancora visitato il Paese dei miei nonni ma è sicuro che un giorno ci andrò!».

E con tutti questi impegni come fai a studiare psicologia?

«Frequenterò qualche corso a Victoria nel tempo libero dall’allenamento ma resterò sempre una studentessa di Concordia».

Talento, sacrifici e voglia di arrivare. Le giornate di Bianca sono ben occupate tra allenamenti, tornei in giro per il mondo e studi di psicologia, senza trascurare la famiglia; un bell’esempio per tanti giovani che spesso non sanno cosa fare delle loro giornate. «Per noi sarebbe un onore avere una figlia alle Olimpiadi», ci ha detto il padre Lorenzo, fiero delle sue origini italiane. Nella vita abbiamo tutti un sogno nel cassetto e Bianca, con la sua determinazione e la sua volontà, è decisamente sulla buona strada per Rio 2016!

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