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14:07pm9 Giugno 2017 | mise à jour le: 21 Maggio 2021 à 19:20pmReading time: 4 minutes

Theresa May vince le elezioni ma perde la sua sfida

Elezioni in Gran Bretagna, che succederà ora?

 

Adnkronos – La premier britannica è uscita sconfitta dalle urne, con il partito conservatore schiacciato e senza aver ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento, ‘incassando’ solo 318 seggi. I Tory non sono riusciti a raggiungere i 326 seggi necessari ad assicurarsi la maggioranza assoluta aprendo la strada all”hung Parliament’, il Parlamento sospeso, in cui nessuno dei due partiti principali ha la maggioranza assoluta e quindi non è in grado di governare da solo.

Buono il risultato del leader dei laburisti Jeremy Corbyn, che si è aggiudicato 262 seggi, invocando immediatamente le dimissioni della premier May: “Ha perso seggi, ha perso voti, ha perso sostegno e fiducia – ha detto il leader laburista – Tutto ciò è sufficiente per lasciare il posto a un governo veramente rappresentativo”.

 

COS’E’ IL PARLAMENTO SOSPESO? – Lo scenario che si prospetta ora a Westminster, quella del parlamento sospeso, è una situazione che si verifica quando nessun partito ottiene la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni. In questa fattispecie, la formazione del governo, che deve ottenere la fiducia dal parlamento, risulta estremamente problematica e ha bisogno dell’appoggio di forze minoritarie.

 

Si tratta di una situazione di stallo, durante la quale si ricorre di solito a governi di coalizione, a governi tecnici o a una nuova tornata elettorale. Il primo ministro Theresa May aveva chiesto di tornare alle urne lo scorso aprile, tre anni prima della fine del suo mandato, perché era convinta che il suo partito avrebbe ottenuto una vittoria schiacciante.

 

CHI E’ ORA IL PRIMO MINISTRO? – Theresa May resta la premier britannica, ma la sua posizione inizia a traballare. Se riuscisse a mantenere il sostegno del suo partito, scrive il ‘New York Times’, avrebbe diritto a rimanere in carica fino alla prima seduta del nuovo Parlamento, secondo quanto prevede il Manuale del Governo, che stabilisce le norme del governo britannico. Il nuovo Parlamento dovrebbe riunirsi la prossima settimana.

 

COSA SUCCEDE ORA? – Non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, May potrebbe puntare a un governo di coalizione, cercando un accordo con i partiti più piccoli, per non rischiare di essere defenestrata, assicurando, in cambio, una linea politica specifica. Malgrado lo smacco, la premier conservatrice ha deciso di andare avanti e proverà a formare un governo di minoranza. Il Democratic Unionist Party ha acconsentito alla formazione di un governo con i Conservatori. Un’intesa, riporta l’Independent, che non richiederà passaggi formali per la creazione di una coalizione. In questo modo May ottiene una maggioranza di 328 seggi, appena 2 seggi oltre la soglia minima dei 326.

 

E SE MAY RASSEGNASSE LE DIMISSIONI? – E’ improbabile che Theresa May possa dimettersi, malgrado la sconfitta elettorale. Per la stampa britannica la premier si è nuovamente detta convinta che la Gran Bretagna abbia bisogno di stabilità, qualunque sia l’esito elettorale. Se May non riuscisse a formare un governo di coalizione guidato dai conservatori, il partito laburista, avrebbe il diritto di provare a formare un proprio governo, magari cercando il sostegno di partiti più piccoli o dei libdem e dei nazionalisti scozzesi.

 

Una prospettiva poco certa poiché entrambi i partiti mantengono una posizione più dura sulla Brexit rispetto ai laburisti. Tuttavia, se questi ultimi riuscissero a formare un governo, Jeremy Corbyn, considerato da molti un radicale di sinistra, potrebbe diventare il prossimo primo ministro inglese. Uno scenario che all’inizio della campagna elettorale, fa notare il New York Times, sembrava improbabile. Il partito laburista sembra pronto a dar vita a un governo di minoranza.

 

I PRECEDENTI – Nel 2010 l’esito delle elezioni costrinse i Conservatori a trovare un accordo con i Liberal-Democratici per la costituzione del primo governo di coalizione nel Regno Unito dalla fine della Seconda guerra mondiale. Un’alleanza guidata da un conservatore, l’ex primo ministro David Cameron.

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