Ansa/ROMA – Dalla terraferma agli oceani, i più grandi predatori della Terra, come leoni, leopardi, lupi e squali, stanno diminuendo drasticamente al punto che è in atto la ”sesta estinzione di massa sul pianeta”. L’allarme è stato lanciato su Science da un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Jim Estes, dell’università della California a Santa Cruz, secondo il quale si tratta del più profondo impatto che l’uomo abbia mai avuto sulla Terra.
Lo studio ha analizzato i dati più recenti sugli ecosistemi e rileva che gli effetti del declino dei predatori sono catastrofici e a cascata su tutti gli ecosistemi. Per esempio, aumentano le specie invasive, si diffondono malattie infettive, avvengono cambiamenti nel suolo, nella qualità dell’acqua, nella vegetazione e nell’atmosfera, con la diminuzione per esempio del sequestro di anidride carbonica.
Responsabile del declino dei predatori, secondo lo studio, sono la caccia e la frammentazione degli habitat. Le perdite sono drammatiche anche nella popolazione dei grandi erbivori come gli elefanti e i bisonti. Il declino di quegli animali che si trovano in cima alla catena alimentare, fanno notare i ricercatori, è ”maggiore di quanto ritenuto finora” e ha innescato negli ecosistemi una catena di effetti che si trasferiscono ai livelli più bassi della catena alimentare, distruggendo severamente molte altre specie sia vegetali sia animali. I ricercatori citano molti esempi di questo effetto a cascata. Il caso dell’eliminazione dei lupi dal parco nazionale di Yellowstone, sottolineano, ha portato alla crescita incontrollata delle alci, che hanno in parte distrutto pioppi e salici salvati solo dalla reintroduzione dei lupi. In alcune zone dell’Africa la riduzione di leoni e leopardi ha permesso ai babbuini di proliferare senza controllo, aumentando i contatti con la popolazione e causando alti tassi di malattie dovute ai parassiti intestinali sia nella popolazione sia nei babbuini. In alcune zone degli oceani invece, il declino degli squali ha causato l’esplosione di un tipo di razza che sta facendo collassare i crostacei. La scoperta concludono i ricercatori ha profonde implicazioni per la conservazione: ”lo studio indica che per risanare gli ecosistemi – ha osservato Estes – si devono reintrodurre su larga scala i grandi predatori perché gli effetti della loro presenza sull’ecosistema sono fondamentali”.