Dal Mondo
16:01pm5 Luglio 2019 | mise à jour le: 5 Luglio 2019 à 16:01pmReading time: 3 minutes

Non è un mondo di ladri, lo dice il test del portafoglio

Esperimento in 40 paesi. Restituite anche le somme più alte.

Ansa – Forse Antonello Venditti non aveva poi così ragione: non viviamo in un mondo di ladri. Lo dimostrano i portafogli smarriti e restituiti con il loro contenuto intatto in un mega esperimento sociale condotto come una candid camera in 355 città di 40 Paesi, Italia compresa, dai ricercatori dall’Università di Zurigo e da quelle americane dello Utah e del Michigan, che pubblicano i risultati sulla rivista Science.

Camuffati da anonimi passanti, i ricercatori sono entrati in banche, teatri, musei, uffici postali, hotel e stazioni di polizia, per consegnare alla velocità della luce un portafoglio, dicendo di averlo trovato casualmente per strada e chiedendo di restituirlo al proprietario di cui erano presenti alcuni documenti personali, una lista della spesa e a volte dei contanti di valore variabile.

Contro ogni previsione, è emerso che le persone interpellate provavano a rintracciare il proprietario del borsellino soprattutto se conteneva denaro: la probabilità era tanto più alta quanto maggiore era il valore economico in esso contenuto. In media, su scala globale, è stato restituito il 40% dei portafogli vuoti, il 51% di quelli che contenevano pochi spiccioli e il 72% di quelli più gonfi di denaro. Un risultato assolutamente controintuitivo, perché l’etica in questo caso va a confliggere con l’interesse economico personale. Secondo i risultati di ulteriori indagini, la maggior parte delle persone si comporta onestamente, soprattutto davanti a grandi cifre, non solo per altruismo, ma soprattutto perché teme di essere considerata al pari di un ladro, distruggendo l’immagine autopercepita di sé come di una persona onesta.

«Questo è uno studio illuminante sui meccanismi complessi che guidano il nostro comportamento», commenta Nicola Bellè, esperto di scienze comportamentali applicate al management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

«I risultati ci dimostrano che sebbene la violazione di una regola etica comporti un vantaggio materiale, come il guadagno di una somma di denaro, d’altra parte determina anche un costo personale che non sempre siamo disposti a pagare, cioè la distruzione dell’immagine che abbiamo di noi stessi come di persone oneste».

Il nostro comportamento è tanto più etico quanto più è integerrima l’immagine che ci siamo costruiti: «Ciò dipende – aggiunge Bellè – dal posto in cui cresciamo e dagli insegnamenti che riceviamo, è un fatto culturale. Dallo studio emerge una vera e propria classifica dei Paesi più onesti: si va dalla Svizzera, dove è stato restituito l’80% dei portafogli con soldi, fino alla Cina, “maglia nera” con poco più del 20%. L’Italia sta a metà strada, intorno al 50%, insieme a Paesi come Grecia e Cile».

Un’altra sorpresa viene dai portafogli che non sono stati riconsegnati ai legittimi proprietari: tra questi, alcuni erano stati “smarriti” in luoghi insospettabili dove l’onestà dovrebbe essere di casa, come nei paraggi del Vaticano e di alcuni enti anti-corruzione.

 

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