Ansa – Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa arrivarono presso la città polacca di Auschwitz scoprendo il tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta del campo di concentramento e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.
La data del 27 gennaio in ricordo della Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, è indicata come data ufficiale agli stati membri dell’ONU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1º novembre 2005.
Il campo di concentramento di Auschwitz I, in Polonia, a pochi km da Cracovia, è il primo di tre lager sul posto concepiti dai nazisti per i prigionieri di guerra – il primo “carico” umano arrivò il 14 giugno del 1940 – e poi destinati a realizzare quella “soluzione finale della questione ebraica”, decisa nella famigerata conferenza di Wansee. La ‘soluzione finale’, proprio in questo luogo, significò lo sterminio di 1.100.000 persone: il 90%, ebrei. Fra i 1.300.000 prigionieri che furono rinchiusi nel lager più grande del regime nazionalsocialista, fra il 1939 e il 1945, c’erano anche 140-150 mila polacchi, 33 mila rom, 15 mila sovietici e 25.000 persone di diverse nazionalità.
Ad Auschwitz 1 è possibile vedere ancora il primo forno crematorio, messo in uso in occasione degli esperimenti con lo Zyklon B, il gas in grado di uccidere centinaia di persone in 10-15 minuti. Superato l’ingresso, dove si legge la sinistramente famosa scritta “Arbeit macht frei”, e il doppio recinto in filo spinato, un pellegrinaggio silenzioso fra i “blocchi” – famoso quello 11, “della morte” – porta a rivedere le baracche in cui gli ebrei vivevano ammassati, sottoposti a condizioni di vita disumane, in inverni che toccavano i 25 gradi sotto zero regolarmente. E si incontrano, esposti drammaticamente tutti insieme, i resti di vittime autorizzate a portare con sé 25-30 kg di bagaglio. Davanti ai propri occhi ecco centinaia di paia di occhiali, migliaia di scarpe, quelle delle donne, quelle dei bambini, le protesi degli invalidi, le valigie con nomi, date e indirizzi, fino allo scempio dei capelli: tagliati e raccolti in enormi sacchi per poter essere rivenduti e utilizzati nelle fabbriche come imbottiture. Poco lontano, a 3 km, c’è Birkenau, campo concepito nel 1941, per volere di Himmler, inizialmente per i prigionieri russi.