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15:55pm22 Settembre 2020 | mise à jour le: 22 Settembre 2020 à 15:55pmReading time: 2 minutes

Referedum: un “SÌ” netto al taglio dei parlamentari

I risultati sul referendum costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari dagli attuali 945 (630 deputati e 315 senatori) a 600 (400 deputati e 200 senatori) hanno espresso, senza equivoci, la volontà dell’elettorato di procedere sulla strada della riforma.

Hanno votato “SÌ” al taglio (i dati si riferiscono all’Italia + le circoscrizioni estere) il 69,96% degli elettori pari a 17.913.051 voti mentre hanno votato “NO” il 30,04% degli elettori pari a 7.692.030  di voti. L’affluenza alle urne è stata del 51,12%.

Per quanto riguarda le circoscrizioni estere il “SÌ” ha ottenuto il 78,24% pari a 744.557 voti mentre il “NO” ha ottenuto il 21,76% pari a 207.089 voti.

Per ciò che concerne più specificamente la circoscrizione Nord e Centro America, il “SI” ha ottenuto l’81,43% dei consensi pari a 54.334 voti mentre il “NO” si è attestato al 18,57% pari a 12.393 voti. Hanno votato il 22,49% degli aventi diritto.

Se scendiamo ancora di più nel dettaglio, in Canada il “SÌ” ha ottenuto l’85,50% dei consensi pari a 21.819 voti, il “NO” il 14,50% pari a 3.701 voti. Hanno votato il 24,19% degli aventi diritto.

Ricordiamo che anche la rappresentanza eletta all’estero verrà ridotta: il numero dei parlamentari passerà da 18 (12 deputati e 6 senatori) a 8 (6 deputati e 4 senatori)

Cosa succederà ora?

Con la vittoria del Sì al referendum il Parlamento riduce il numero dei suoi componenti (945, più i senatori a vita) che era stato fissato nel lontano 1963. Il taglio non si applicherà da subito: varrà solo per la prossima legislatura. Dunque, se non ci saranno elezioni anticipate, sarà applicato a partire dal 2023. Nel frattempo, il Parlamento dovrebbe approvare una legge elettorale sulla base della nuova geografia dei collegi. È all’esame della Camera un testo che prevede – al momento – il ritorno al sistema proporzionale con uno sbarramento al 5%. Anche qualora il Parlamento non approvasse una legge elettorale, la riforma costituzionale è (quasi) immediatamente applicabile: dal momento della pubblicazione della riforma che ha avuto il via libera degli elettori, il governo ha 60 giorni per adottare un decreto legislativo che ridisegna i collegi elettorali.

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