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15:30pm27 Aprile 2017 | mise à jour le: 27 Aprile 2017 à 15:30pmReading time: 3 minutes

Alitalia: la paura dello “spezzatino”

Si spera in Lufthansa, si evoca il "ferro". Ryanair si allontana. Malaysia punta gli A330.

Due piloti di Alitalia osservano la partenza di un aereo all’aeroporto di Linate, 27 aprile 2017

ANSA

Ansa – Molti dubbi, poche strade possibili e pochissime certezze. A due giorni dall’esito del referendum tra i lavoratori che ha bocciato il piano per il salvataggio e  l’ennesimo rilancio di Alitalia (i lavoratori hanno bocciato con il 67% dei No l’accordo stipulato da azienda e sindacati sul tavolo del governo che avrebbe dato il via a un piano quinquennale fatto di tagli agli stipendi per chi vola (fino a sfiorare il 20%, con una media dell’8%), tagli ai permessi (102 annui), cigs e nuovi assunti con contratto d’ingresso a livello low cost), il governo ribadisce che la compagnia non può essere nazionalizzata e si avvicina il momento in cui la parola passerà ai commissari che dovranno guidare Alitalia verso una soluzione grazie a un prestito ponte che il ministro Calenda ha ipotizzato in 300 o 400 milioni per garantire  continuità all’azienda.

Il resto è tutto ancora da decidere: da quella che è ritenuta l’ipotesi peggiore, liquidazione con uno “spezzatino”, a una vendita al miglior offerente ed una qualche forma di intervento pubblico, magari indiretto, che possa rimettere in sesto ancora una volta i fondamentali di Alitalia – tra i diversi rimedi ipotizzati spunta perfino un’alleanza con le Ferrovie per una “cura del ferro”, per poi magari passare in un secondo tempo ad una cessione.

Su questo fronte gli occhi restano puntati su Lufthansa. “Lo spero”, ha detto il ministro Calenda rispondendo ad una domanda su un possibile interesse della compagnia tedesca; una  soluzione che però non piace ad alcuni che invocano – ancora una volta – la necessità di mantenere il più possibile l’italianità della compagnia.

Tra le ipotesi, è chiaro che la liquidazione con una cessione separata dei diversi asset, è quella che costerebbe di più in termini di posti di lavoro e lascerebbe senza prospettive migliaia di lavoratori, soprattutto tra il personale di terra.

Ad avere appeal per la concorrenza, sono i piloti tra il personale, e gli slot a Roma e Milano; meno interessanti gli aerei: su 121 la maggior parte sono in leasing e su altri pende un’ipoteca anche se Malaysia Airline si è candidata a prendere a leasing alcuni degli Airbus A330.

Ryanair che, in queste ore sta alla finestra, si era già detta interessata alle rotte interne di Alitalia ed anche ad un po’ di personale ma alle condizioni di una low cost.

“Il problema di Alitalia non è la scelta tra pubblico e privato”, fanno notare alcuni analisti, “l’esperienza degli scorsi anni ha dimostrato chiaramente che la compagnia da pubblica non funzionasse meglio”. “La partita però ora è nuovamente tutta politica – sottolineano altri – ed un intervento sarà necessario se si vuole evitare la liquidazione, altrimenti sarà difficile trovare nuovi soci”.

Il capogruppo Pd in Commissione Industria alla Camera Benanati, ipotizza un intervento “non dello Stato direttamente, ma di aziende pubbliche potrebbe essere una via. Ma servirebbe un’idea integrata dei trasporti. Principalmente ferro ed aereo”.

 

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