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21:02pm27 Maggio 2022 | mise à jour le: 27 Maggio 2022 à 21:02pmReading time: 3 minutes

Mattarella: Falcone e Borsellino dimostrarono che la mafia non era imbattibile

Mattarella: Falcone e Borsellino dimostrarono che la mafia non era imbattibile
Photo: Foto NoveColonneIl presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è intervenuto il 23 maggio sul palco dell''iniziativa “La memoria di tutti.

(NoveColonneATG) Roma -“Nel 1992, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vennero colpiti perché con professionalità e determinazione avevano inferto colpi durissimi alla mafia, con prospettive di ulteriori seguiti di grande efficacia, attraverso una rigorosa strategia investigativa capace di portarne allo scoperto l’organizzazione. La mafia li temeva per questo, perché capaci di dimostrare che non era imbattibile e che lo stato era in grado di sconfiggerla attraverso la forza del diritto”.

Sono le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto il 23 maggio sul palco dell”iniziativa “La memoria di tutti. Palermo trent’anni dopo” organizzata a Palermo dalla Fondazione Falcone, in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, e Via d’Amelio, in ricordo di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e delle donne e degli uomini delle loro scorte.

Ricordando Falcone come grande magistrato e con un forte senso delle istituzioni, il presidente della Repubblica ha ricordato le sensazioni di quel giorno drammatico: “Sono trascorsi trent’anni da quel terribile 23 maggio, quando la vita della nostra Repubblica sembrò fermarsi, come annientata dal dolore e dalla paura. Allo smarrimento iniziale seguì l’immediata reazione delle istituzioni democratiche. Il dolore e lo sgomento di quei giorni divennero la drammatica occasione per reagire al violento attacco sferrato dalla mafia. A quella ferocia la nostra democrazia si oppose con la forza degli strumenti dello stato di diritto. Altrettanto significativa fu la risposta della società civile, che si rifiutò di subire quella umiliazione”.

A ricordare Giovanni Falcone anche la sorella Maria Falcone, oggi presidente della Fondazione Falcone: “mio fratello non voleva essere un eroe. Voleva essere un magistrato che facesse soltanto il proprio dovere”. E continua: “Io credo che le stragi del ’92 sono stati come le Torri Gemelle americane. Un prima e un dopo: una voglia grande di cambiamento”.

A presenziare all’evento anche rappresentanti delle istituzioni locali. In primis, Matteo Lepore, sindaco di Bologna, il quale dopo aver definito “sorelle” le città di Bologna e Palermo, ha proseguito raccontando le iniziative di Bologna per combattere le infiltrazioni mafiose nelle opere del Pnrr, dicendo che “anche per i fondi del Pnrr siamo stati la prima città che ha deciso di pubblicare tutte le carte dei subappalti nella filiera degli affidamenti del comune. Siamo una città che ha deciso di impegnarsi civilmente e politicamente in questo paese per combattere la mafia”.

Sul palco è intervenuto anche Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, il quale ha commentato le conseguenze della strage di Capaci affermando che “quella follia criminale e quel delirio d’onnipotenza di Cosa Nostra si è rivelato un boomerang. Si è rivelato perdente perché c’è stata la reazione dei cittadini. Si è smesso di non vedere, non parlare e non sentire”.

 

Pietro Grasso, senatore di Liberi e Uguali, ricordando gli anni del Maxiprocesso, ha detto: “Il Maxiprocesso fu una svolta che io ho visto successivamente come una guerra di resistenza e di liberazione che il pool antimafia aveva messo in atto perché era un modo per far vedere il volto della mafia dietro quelle gabbie e per poter andare avanti e dire che la mafia esisteva”.

 

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