Italia
15:29pm5 Aprile 2016 | mise à jour le: 5 Aprile 2016 à 15:29pmReading time: 3 minutes

SOS dell’agricoltura italiana

NoveColonne ATG – L’Italia ha perso il 15% delle campagne per effetto dell’abbandono e della cementificazione provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa di 2,6 milioni di ettari di terra coltivata negli ultimi 20 anni, pari ad almeno 400 campi da calcio al giorno.

È quanto ha denunciato recentemente la Coldiretti per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti delle profonda crisi che ha colpito settori importanti dell’agricoltura, con l’abbandono delle campagne e la chiusura delle stalle italiane. Una tradizione che rischia di sparire insieme a centinaia di migliaia di aziende agricole e allevamenti italiani sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato.

“Senza campagna muoiono anche le città”, “agricoltura vuol dire cibo, ambiente e salute”, “Un prezzo etico e giusto per il latte”, Salviamo la fattoria Italia dalle speculazioni”, sono stati alcuni degli slogan lanciati dalla Coldiretti.

Il frutteto italiano si è ridotto di un terzo (-33%) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti, che rischiano di far perdere all’Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea.

La situazione – ha continuato la Coldiretti – non è migliore per le fattorie da dove sono scomparsi 2 milioni di animali tra mucche, maiali e pecore negli ultimi dieci anni con il pericolo di estinzione per le razze storiche e lo spopolamento delle aree interne e montane, ma a rischio c’è anche il primato dell’enogastronomia Made in Italy con la dipendenza dall’estero che per carne, salumi, latte formaggi che è vicina al 40%.

Minacciate di estinzione – ha continuato la Coldiretti – ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione.

Ma in pericolo sono anche pezzi pregiati dell’enogastronomia nazionale che può contare sul primato mondiale con 49 formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) riconosciuti dall’Unione Europea addirittura davanti alla Francia che ne possiede solo 45. Sotto accusa la normativa comunitaria che consente di spacciare come Made in Italy prodotti importati dall’estero per la mancanza di norme chiare e trasparenti sull’etichettatura di origine.

La mancanza di trasparenza in etichetta sulla reale origine colpisce salumi e formaggi ma anche il latte a lunga conservazione. Il risultato è che vengono spacciati come italiani prodotti di origine straniera con gli inganni del finto Made in Italy che riguarda – stima la Coldiretti – due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle. Una concorrenza sleale che fa abbassare i prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori italiani al di sotto dei costi di produzione e provoca la chiusura di aziende e stalle.

Occorre cogliere l’opportunità per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza con una azione sinergica tra Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne. Non è un caso – ha concluso la Coldiretti – che secondo la consultazione pubblica on line del Ministero, che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015, l’89% dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari e l’87% per le carni trasformate.

 

 

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