Quebec
14:20pm2 Dicembre 2021 | mise à jour le: 2 Dicembre 2021 à 14:22pmReading time: 4 minutes

Uno sguardo allo stato del settore immobiliare con Luciano D’Iorio

Uno sguardo allo stato del settore immobiliare con Luciano D’Iorio
Photo: Foto marcbruxelle/123RF.COMIl centro Eaton a Montréal. Con la pandemai i centri commerciali hanno vissuto giorni difficili

di Francesca Sacerdoti  –  sacerdoti.francesca@gmail.com

In un momento particolare quale quello che attualmente sta vivendo il settore immobiliare, abbiamo colto l’occasione per parlare con Luciano D’Iorio, presidente regionale appena eletto del gruppo CDNGLOBAL ed esperto di immobili commerciali, al dettaglio, aziendali, industriali e con il polso sull’attuale stato del settore in Québec.

Prima di approdare al gruppo CDNGLOBAL D’Iorio è stato presidente di Terramont Real Estate Services e dal 2017 per 4 anni come managing director a Cushman & Wakefield.

 CDNGlobal

«Quest’anno – spiega – ho deciso di lanciare il brand CDNGlobal in Québec, un brand che ha partners in tutto il Canada. È una società di intermediazione immobiliare commerciale presente in tutto il Paese. Abbiamo uffici in British Columbia a Vancouver; 2 uffici in Alberta, uno a Calgary ed un altro ad Edmonton, un ufficio ad Halifax ed i quattro presidenti di ciascuno di questi uffici, me compreso, possiedono ed operano sotto questo brand. In pratica offriamo una società di intermediazione privata. Rappresentiamo sia gli affittuari che quelli che chiamiamo “clienti investitori”, ovvero coloro i quali possiedono edifici e vogliono riempirli. Abbiamo anche varie partnerships in Nord America».

Luciano D’Iorio, esperto del settore immobiliare

 

Gli effetti della pandemia

Parlando degli ultimi due anni e di come la pandemia abbia influenzato il settore immobiliare commerciale Luciano approfondisce il suo andamento, specialmente in relazione all’area di Montréal e dintorni, spiegando che fino all’inizio della pandemia il settore commerciale e degli uffici era molto attivo con la domanda che superava l’offerta.

D’Iorio specifica anche che ogni nuova costruzione viene “pre-listed” in modo da evitare costruzioni che poi rimangono vuote.

Per quanto riguarda il settore della vendita al dettaglio, spiega che ci sono stati grossi cambiamenti di comportamento anche prima della pandemia: «La pandemia ha costretto le persone a lavorare a distanza ed a collegarsi con il proprio lavoro tramite internet. Tuttavia, in questo momento penso che la gente sia un po’ frustrata. Le compagnie stanno per iniziare a chiedersi come fare a ristabilire la cultura della loro azienda.“Come costruiamo la nostra cultura aziendale quando le persone non sono sotto lo stesso tetto, non nello stesso posto di lavoro?”

Mi chiedo quale sia l’effetto sulla produttività a lungo termine e anche sulla creazione di nuove idee, perché c’era un motivo per cui un’azienda spendeva così tanto denaro per costruire la propria cultura».

Proseguendo sul futuro delle aziende, comunque positivo, e sulla probabile settimana lavorativa ridotta, Luciano fa riferimento anche al fenomeno dell’hoteling (il non avere una propria scrivania fissa) presente anche prima della pandemia.

In merito al settore industriale, specialmente a Montréal con il suo importante Porto per l’importazione e l’esportazione, specifica che attualmente la disponibilità di immobili commerciali raggiunge appena l’1%.

Abbiamo poi affrontato il tema delle modalità di lavoro ibrido e cosa si prevede per le aziende: «Sembrerebbe che le aziende stiano usando quasi la stessa quantità di spazio. Ma quello che stanno facendo è la ri-progettazione dei loro spazi: più spazi collaborativi e talvolta più uffici privati anche per evitare la diffusione di germi e non solo quelli del Covid».

 

Il futuro dei centri commerciali

Luoghi di incontro, di svago e di vendita, ci siamo chiesti più volte quale sia il futuro di questi centri. Luciano spiega: «Anche se pensiamo che il concetto di centro commerciale sia morto, in realtà si sta ri-adattando a ciò che i consumatori desiderano».

I centri commerciali si sono evoluti attraverso gli anni, per esempio con l’introduzione di ristoranti ed altre attività: «Ce ne sono sempre di più e ci sono sempre più esperienze; le marche stanno prendendo il controllo della customer experience.

Ecco cosa salverà i centri commerciali: i ristoranti e le cose divertenti da fare come il cinema, il bowling… queste cose inizieranno a tornare perché porteranno traffico nei centri commerciali. E gli stessi si salveranno perché molti di loro sono proprietari anche dei terreni dove si trovano e alcuni di questi terreni potrano essere trasformati in case per anziani o addirittura in condomini».

Luciano conclude con un augurio per il 2022: «Che si possa continuare a rimanere al sicuro e a collaborare per costruire un futuro migliore per noi e per i nostri figli».

 

 

 

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