Quebec
15:48pm11 Settembre 2018 | mise à jour le: 11 Settembre 2018 à 15:48pmReading time: 5 minutes

Un murales “italiano” per l’Avenue Mont-Royal

L’opera di Francesco Camillo Giorgino in arte "Millo"

Francesco Camillo Giorgino “Millo” in azione a Montréal

Foto f_intravaia

«Avevamo un muro a disposizione e cercavamo l’artista giusto per decorarlo. Abbiamo pensato che fosse lo spazio adatto per ospitare un murales di Millo. Ecco perché abbiamo invitato Millo a realizzare, tra fine agosto e inizio settembre, il murales sull’Avenue Mont-Royal, tra le vie Hôtel-de-ville e Bullion», ha spiegato Elizabeth-Ann Doyle, direttrice generale e artistica di MU, organismo senza fini di lucro finanziato da alcuni programmi della “Ville de Montréal, che si pone come obiettivo quello di abbellire e valorizzare anche socialmente la nostra città – abbiamo invitato Millo a realizzare il murales sull’Avenue Mont-Royal, tra le vie Hôtel-de-ville e Bullion.

«Dopo essere stato contattato da MU– spiega Millo – ho sottoposto loro due bozzetti. La prima idea era quella di dipingere su questo spazio, un muro esterno di una palazzina della grandezza di circa nove metri per nove, due ragazze che si tenevano per le braccia che in realtà erano la stessa persona alla ricerca di un equilibrio e quindi della fiducia in sé stessi.

Ma la “Ville de Montréal”, il MU e i proprietari della palazzina, hanno preferito il mio secondo bozzetto, il “Piano B”, che raffigura una persona dentro un “food-truck” (furgoncino-ristorante) dallo stile un po’ “vintage”, immerso nella città. In realtà rappresenta una specie di furgone magico che “vende”  l’arte in generale. In questo caso l’offerta d’arte è gratuita, tutti possono vederla e ammirarla senza pagare un biglietto come si fa per un museo. È accessibile a tutti, anche ai barboni, ai malati, alla gente che vive per strada, ai bambini, insomma, proprio a tutti».

 

Quanto tempo ci vuole per fare un murales?

«In genere circa una settimana, dipende dalle dimensioni e dalle condizioni atmosferiche visto che si lavora all’aperto. In questo caso, che sono dimensioni medio-piccole ci sono voluti 4-5 giorni, pioggia permettendo. Il mio lavoro finisce nel momento in cui faccio la foto di documentazione finale, perché poi quella è l’unica cosa che rimarrà oltre il muro. In condizioni ottimali questi murales dovrebbero durare per 8, 9 10 anni, dopodiché iniziano a scolorire perché utilizzo le pitture per dipingere gli esterni degli edifici. Poi sta ai proprietari decidere se reataurarlo o farne altro io, comunque, rimango proprietario dei diritti d’autore».

 

Parliamo del tuo stile e della tua tecnica…

Il murales di Millo

Foto f_intravaia

«Prediligo l’uso del bianco e nero; in questo caso c’è un po’ più di colore. Ho iniziata ad inserire il colore nel 2013-14. Prima di quella data lavoravo esclusivamente in bianco e nero perché era più veloce, più economico e perché mi dovevo anche autofinanziare. Ma facendo murales in zone molto popolari mi sono accorto che aggiungere una nota di colore rendeva il lavoro più positivo, più allegro, così l’ho inserito sempre di più, grazie anche ad una maggiore notorietà, all’arrivo degli sponsor e quindi ad una maggiore disponibilità di mezzi. Comunque, l’uso del colore è sempre finalizzato a sottolineare l’idea principale, il messaggio che, a volte, non è sempre chiaro al 100%. Io cerco di dare all’immagine vari “strati” di lettura. Esaminando più da vicino lo sfondo si leggono o si percepiscono altri dettagli  che a prima vista sfuggono.

Per quanto riguarda la preparazione faccio prima un bozzetto molto semplice che raffigura il soggetto principale per capire la postura, le ombre, le luci, lo sfumato. Poi vado direttamente sul muro con una piattaforma semovente che mi permette di avvicinarmi o allontanarmi senza quindi dover scendere o salire ogni volta. Quando sto lassù faccio i primi schizzi con un’asta di 4-5 metri a cui è legato un pennello, inzio a tracciare le linee, i contorni e tutto il resto e quando sul muro ci sono finestre, griglie o altre cose cerco di inglobarle nel disegno in modo che ci sia un dialogo tra l’architettura e l’idea».

 

Come la definisci la tua arte?

«Andando in giro con i miei amici dipingevamo un po’ di tutto, dal tavolino alla sedia abbandonata, dalle vecchie porte ai bicchieri. Non sapevamo nemmeno cosa fosse la “street-art”. Poi questo genere di espressione artistica ha inziato a prendermi sempre di più. Ho partecipato alle prime mostre, ho fatto i miei primi murales. Un’esperienza che mi è piaciuta anche perché i murales mi sono venuti bene. Era un periodo in cui eravamo pochi a farli e così ho continuato su questa “strada”. Ma se proprio devo dare una definizione preferisco parlare di muralismo piuttosto che di street-art».

 

Arte in giro per il mondo

Millo è nato a Masegne (Brindisi) nel 1979.

Si è trasferito a Pescara dove si è laurato in Architettura e dove risiede.

Ha lavorato in tante città italiane: Milano, Roma, Firenze, Torino, Gaeta ecc..

Le sue opere sono sparse in tutto il mondo: Parigi, Londra, Amsterdam, Chicago, in Norvegia, Ucraina, Lituania ed ora anche a Montréal.

 

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