Quebec
19:20pm5 Novembre 2019 | mise à jour le: 5 Novembre 2019 à 19:30pmReading time: 5 minutes

Un bicchiere pieno di vino italiano!

Un bicchiere pieno di vino italiano!
Photo: F. IntravaiaDa sinistra: la Console gen. d’Italia Silvia Costantini, Elisabetta Nonino, Edi Marizza, Sandra Di Carlo (Ice)

La 24° edizione della Degustazione di vini italiani a Montréal

Lo scorso mercoledì 30 ottobre si è tenuta, al Marché Bensecours, la 24° edizione della “Degustation de vins d’Italia”, la tradizionale vetrina per i produttori vinicoli del Bel Paese, organizzata dalla Delegazione commerciale d’Italia (o Agenzia ICE).

«Quest’anno – ha affermato Sandra Di Carlo, vice direttrice della Delegazione – hanno partecipato al tour canadese che inizia a Vancouver, passando per Calgary, Toronto e, “dulcis in fundo”, Montréal, 100 produttori italiani provenienti da 18 regioni che hanno portato alla Degustazione qualcosa come 500 vini diversi. Quasi tutte le regioni italiana, 18 su 20, erano rappresentate.

A Montréal, abbiamo avuto una presenza record, tra ristoratori, addetti ai lavori, operatori di mercato e appassionati di vino, valutata intorno alle 1300-1500 persone. Negli anni – ha spiegato – la crescita del vino italiano in Canada si è evoluta. In 20 anni abbiamo registrato una crescita costante annuale di circa il 3,6%. Lo scorso anno sono stati importati in Canada ben 77 milioni di litri di vino italiano. In termini di quantità, l’Italia è il primo paese fornitore di vino in Canada mentre in termini di valore monetario è secondo dietro alla Francia. Sono dati estremamente positivi e rassicuranti.

Per quanto riguarda le preferenze del consumatore quebecchese – ha continuato – il vino rosso, i rossi “storici” come l’Amarone, il Barbaresco, il Nebbiolo, il Barolo, il Chianti, sono sempre molto amati ma negli ultimi anni si registra una crescita spettacolare delle “bollicine”, prosecchi e spumanti, ma anche dei bianchi, dei rosé e dei biologici. Se consideriamo che il 46% del vino italiano importato in Canada è destinato al Québec possiamo capire l’importanza di questo mercato».

 

Una “Degustazione” di qualità

Dello stesso avviso è anche la Console Generale d’Italia a Montréal Silvia Costantini: «Alcuni addetti ai lavori – ha affermato – mi hanno detto che in questi giorni c’erano in giro altre analoghe e competitive degustazioni. Ma hanno preferito partecipare a questa organizzata dall’Ice, che fa un lavoro davvero fantastico, perché i vini italiani e l’Italia in generale attirano tantissimo i nostri amici quebecchesi. Dai dati forniti dall’Ice sappiamo che il Canada rappresenta il quinto mercato per esportazione di vini italiani; se togliamo i paesi europei (Germania, Regno Unito, Svizzera) diventa il secondo dopo gli Stati Uniti. Agli operatori di mercato locali ho lanciato una sfida: aiutateci a fare del Canada il primo paese di destinazione delle importazioni di vino italiano. Il terreno è fertile e vedendo la quantità e la qualità delle proposte provenienti dall’Italia, un paese che non ha eguali in fatto di varietà, è un traguardo che si può raggiungere».

 

Un matrimonio … all’italiana!

Nel corso della “Degustazione” abbiamo avuto il piacere di incontrare due protagonisti del mercato vitivinicolo italiano: Elisabetta Nonino, dell’azienda distillatrice “Nonino”, ed Edi Marizza, rappresentante della Cantina Produttori Cormons, entrambi con radici ben solide in Friuli Venezia Giulia.

«Rappresento – afferma Elisabetta – insieme alle mie sorelle Cristina ed Antonella, la quinta generazione della Nonino (azienda fondata nel 1897) la cui zona di produzione, 40 ettari di vigne per la distillazione, è a Percoto, vicino al Collio orientale del Friuli. Ma le distillerie comprano anche la vinaccia dai produttori di vino come ad esempio quello della Cantina di Cormons. Da poco, con mia nipote Francesca, anche la sesta generazione ha iniziato a lavorare con noi. Qual è il nostro segreto per una tale longevità? Sicuramente – risponde – di mirare sempre alla qualità. È la cosa principale che ci hanno insegnato in famiglia, di non pensare mai di essere arrivati e di guardare sempre avanti. Il mondo è grande e viaggiare e portare il “Made in Italy”, quello vero di qualità, fuori dall’Italia e dal Friuli ci dà molte soddisfazioni».

 Cosa avete portato quest’anno alla “Degustazione?”

«Qualcosa di molto speciale di cui siamo molto orgogliose perché legata alle ricette di famiglia, in questo caso di nonna Silvia. Abbiamo lanciato “L’Aperitivo Nonino Botanical drink”, 21 gradi, composto da ben 18 erbe botaniche su una base di alcool di distillato di uva fragolino della nostra regione. Si abbina perfettamente alle bollicine, come quelle prodotte dai nostri colleghi e vicini delle Cantina Cormons o all’acqua tonica».

 

Vitigni autoctoni da valorizzare

«La cantina produttori di Cormons – spiega Edi Marizza – è una cooperativa nata 50 anni fa, è una realtà storica per la nostra Regione e soprattutto per la zona dell’Isontino e della Bassa Friulana. Una realtà che in questi 50 anni ha saputo valorizzare non solo il territorio ma anche un piccolo gruppo di imprenditori, di contadini, che hanno avuto il coraggio di mettersi insieme, di unire le forze e di crescere. Stiamo scoprendo tutte le opportunità che ci offre il mercato estero e da qualche anno abbiamo aperto ad una bella collaborazione con il Québec. Ho notato che in questo momento c’è un apprezzamento particolare per i vini bianchi del Collio dove siamo tra i più grandi produttori facendo parte anche del Consorzio Collio.

La nostra cantina, tanto per dare qualche numero, ha una produzione di circa 50.000 quintali l’anno e di 2 milioni e 200 mila bottiglie. Il resto viene venduto in altre forme per il consumo privato. E, a proposito di spumanti e di bollicine, stiamo cercando, in accordo con la Regione, di valorizzare sempre di più i vitigni autoctoni come, ad esempio, la Ribolla gialla diventato, secondo me, il “portabandiera” del Friuli, in alternativa al solito Prosecco, che si sposa magnificamente con l’aperitivo proposto dalla Nonino. Alla “Degustazione” abbiamo portato proprio questi vini così come lo Chardonnay o quelli provenienti dal vitigno Friulano, l’ex Tocai, per cercare di valorizzare la nostra produzione tipica improntata sulla qualità e la trasparenza del prodotto».

«Per noi della Nonino – aggiunge Elisabetta – la Ribolla ha un significato speciale perché i miei genitori istituirono, nel 1975, il Premio Nonino per la salvaguardia dei vitigni autoctoni friulani e nel 1977 il premio andò proprio alla Ribolla gialla. Da lì è partita l’idea di rilanciare anche altri vitigni autoctoni come il Piccolit o lo Schioppettino, prima in Friuli, poi in Italia e quindi anche all’estero».

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