Canada
14:44pm8 Giugno 2021 | mise à jour le: 8 Giugno 2021 à 14:44pmReading time: 6 minutes

Celebrare il contributo della nostra comunità

Celebrare il contributo della nostra comunità
Photo: Foto cortesiaAngelo Iacono, deputato federale liberale di Alfred-Pellan e presidente del "CAIT", Gruppo interparlamentare Canada-Italia

Le scuse ufficiali e il Mese del Patrimonio italiano in Canada: intervista al deputato Angelo Iacono

 

Le recenti scuse ufficiali del governo per l’internamento degli italo-canadesi durante la Seconda guerra mondiale. Giugno “Mese del patrimonio italiano in Canda”. L’azione del comitato interparlamentare Canada-Italia. L’accordo di mobilità per i giovani. La pandemia.

Sono tanti gli argomenti di grande interesse messi sul tavolo nel corso di un’intervista con l’On. Angelo Iacono, deputato federale di Alfred-Pellan (Laval), ed attuale vicepresidente del “CAIT” il Gruppo interparlamentare Canada-Italia.

 

On. Iacono, come ha vissuto il “momento” delle scuse ufficiali?

«Con grande emozione. Questa scuse – afferma – erano attese da tanto tempo dalla nostra comunità e finalmente sono arrivate. Sappiamo tutti che durante la Seconda guerra mondiale più di 600 italo-canadesi furono internati e diverse migliaia furono dichiarati “soggetti di un paese nemico” semplicemente perché erano d’origine italiana. Penso sia importante ricordare che tale politica di internamento era ingiusta, andava contro i valori che il Canada stesso difendeva andando in guerra. Per difendere una causa giusta ne ha scatenata un’altra ingiusta. Come figlio di immigrati italiani mi sono commosso; è stato un grande passo in avanti fortemente voluto dai nostri deputati d’origine italiana per tutta la comunità italiana in Canada. In qualità di presidente del Comitato interparlamentare italo-canadese – spiega – il mio ruolo è stato di appoggiare e continuare il lavoro iniziato dal mio predecessore e attuale membro del Gruppo, Francesco Sorbara (deputato di Vaughan-Woodbridge), ma anche di tutti gli altri deputati che ne fanno parte. Non era una cosa scontata perché innanzitutto in un governo di minoranza come quello attuale non si sa mai se le proposte riescono ad arrivare a conclusione e poi perché non dimentichiamoci che siamo in periodo di pandemia e a causa di cioè le scuse non erano certo al centro dell’agenda governativa. Ma abbiamo continuato a bussare alla porta del Primo ministro Trudeau e dei suoi assistenti perché pensavamo fosse importante farle lo stesso. Abbiamo mancato l’opportunità in passato, non volevamo ripeterci. Quando nel 2019, con un governo liberale di maggioranza, pensavamo di essere pronti grazie al lavoro iniziato anni prima, siamo andati a nuove elezioni e poi è arrivata la pandemia».

 

Cosa fa il Gruppo interparlamentare?

«Fornisce l’impulso per lo scambio di idee tra parlamentari italiani e canadesi con l’obiettivo – spiega il suo presidente – di rafforzare la relazione tra i due Parlamenti e quindi tra le due nazioni in tutti i campi: culturale, scientifico, economico. È formato da diversi deputati e senatori che hanno alcuni denominatori comuni come quello di rappresentare una circoscrizione in cui risiede una vasta popolazione d’origine italiana oppure di avere un’origine italiana. Purtroppo in questo momento l’azione del Gruppo è un po’ limitata a causa della pandemia. In una situazione normale avremmo avuto più incontri con i soggetti interessati. L’obiettivo del mio mandato come presidente è quello di rinforzare le relazioni con l’Italia, di promuovere le collaborazioni bilaterali in tutti i settori. Un esempio del nostro lavoro è stato l’impulso all’accordo di mobilità giovanile Italia-Canada».

 

In cosa consiste tale accordo?

«Il Covid-19 ne ha rallentato la messa in opera. Sono stati superati – spiega il deputato – vari “step”, l’ultimo dei quali le firme a dicembre scorso, tramite una cerimonia virtuale a causa della pandemia, tra i ministri responsabili. Ora, per renderlo operativo, manca la ratifica dei due parlamenti. Sono sicuro che questo accordo migliorerà l’accesso al mercato del lavoro per i giovani canadesi e italiani tra i 18 e i 35 anni. Permetterà loro di viaggiare e lavorare nei due paesi per un periodo di 12 mesi rinnovabili per altri 12. Sarà una spinta per venire a conoscere il Canada e per lavorarci e chissà, magari di fare anche la domanda per rimanere a viverci. Naturalmente il discorso vale nei due sensi, anche i giovani canadesi, non solo quelli d’origine italiana, potranno andare in Italia per formarsi e vivere un’esperienza analoga. Un esempio illustra bene questa situazione: diversi imprenditori locali mi hanno chiamato dicendomi che avevano difficoltà a far venire degli operatori di macchinari fabbricati in Italia per insegnare al loro personale come funzionano. Questo accordo potrebbe risolvere il problema».

 

E il “Mese del patrimonio italiano in Canada?”

«È un altro obiettivo che il Gruppo è riuscito a portare a termine. Siamo riusciti ad introdurre in Parlamento questo modo ufficiale per riconoscere e celebrare il contributo che i canadesi d’origine italiana hanno dato alla società canadese e la grande ricchezza di questo contributo perché ora, quando si parla dell’Italia, non si parla più solo di cultura, arte e gastronomia ma si parla di business, di ricerca scientifica, di opportunità economiche come l’Accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea (CETA) in via di definizione.

C’è una cosa in particolare che mi ha colpito molto di tutta questa vicenda relativa all’internamento e alle scuse ufficiali ed è stata la grande resilienza e la forza della comunità italiana che ha reagito a questa ingiustizia in silenzio, senza ribellarsi ma rimboccandosi le maniche per costruire, come hanno fatto i miei genitori, un futuro migliore per loro e per i loro figli riuscendoci senza voltare le spalle al Canada ma con coraggio, determinazione e tanta dignità. Questo non può, non deve passare inosservato. Le loro sofferenze sono state un grande esempio di civiltà».

 

Com’è la situazione-covid nella sua circoscrizione?

«La vita sta lentamente tornando alla normalità soprattutto grazie all’allentamento delle misure sanitarie da parte delle autorità provinciali. Ciò mi permette di tornare ad incontrare i membri della mia comunità fuori dell’ufficio perché in ufficio avevo smesso di incontrarla. La pandemia è stata difficile perché ha messo comunque una distanza tra il mio ufficio ed i cittadini. E poiché mi reputo una persona “di terreno”, che ama il contatto con i residenti nella circoscrizione, è stata veramente una sfida per raggiungerli. Abbiamo trovato altri mezzi per andare loro incontro: tante telefonate a tutti, agli anziani, alle imprese, agli organismi, visite ai negozi di servizi essenziali. Non vedo l’ora di ritornare agli incontri “normali” per continuare ad aiutarli.  La mia missione, fin da quando sono stato eletto, è sempre stata quella di assicurare che i cittadini di Alfred-Pellan possano usufruire e trarre vantaggio dai vari programmi federali messi a loro disposizione. Molti non sanno neanche che esistono. Il mio dovere è di informarli nel miglior modo possibile perché quei contributi che potranno ricevere saranno sicuramente utili al miglioramento delle loro condizioni sia esse sociali che economiche».

 

Ci saranno le elezioni in autunno?

«Quando c’è un governo di maggioranza – risponde – le date si conoscono. Quando, invece, come in questo caso, c’è un governo di minoranza non si può mai dire. Non cerchiamo le elezioni a tutti i costi ma dobbiamo essere onesti. Un governo deve governare e può farlo finché l’opposizione glielo permette. Quando non sarà più il caso allora si andrà alle elezioni. Ma non è una decisione che appartiene solo al Primo Ministro. Le componenti che entrano in gioco sono tante, alcune sono anche imprevedibili come lo è stato per la pandemia».

 

 

 

 

 

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