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18:03pm3 Luglio 2019 | mise à jour le: 3 Luglio 2019 à 18:03pmReading time: 5 minutes

Intervista con Ilario Maiolo, candidato del Partito Conservatore alle prossime elezioni federali

Intervista con Ilario Maiolo, candidato del Partito Conservatore alle prossime elezioni federali
Photo: Foto F. IntravaiaIlario Maiolo

L’avvocato Ilario Maiolo, 38 anni, rappresenterà, alle prossime elezioni federali del 21 ottobre, il Partito Conservatore (PC) nella contea di Saint-Léonard-Saint-Michel.

Nato a Montréal, da padre d’origine calabrese (il papà è il dottor Giuseppe, presidente dei Servizi Comunitari Italo-Canadesi del Québec) e da madre originaria dell’Isola di Ponza, Ilario si è laureato in diritto civile all’Università di Ottawa e si è specializzato in diritto internazionale all’Università di Ginevra, in Svizzera. Ha lavorato come consulente per il Ministero degli Affari Esteri canadese e poi come consigliere giuridico per la Croce Rossa canadese occupandosi, in particolare, di diritto internazionale e diritto umanitario.

«Ho lavorato molto sui vari aspetti organizzativi legati alle catastrofi naturali, come è stato – afferma Maiolo – nel caso del terremoto che ha sconvolto Haiti nel 2010, e alle zone in cui si verificano dei conflitti armati, come in Siria. In un caso o nell’altro la Croce Rossa organizza delle “risposte” che possono essere, ad esempio, l’installazione di un ospedale di campo o la creazione di un corridoio umanitario da negoziare con le parti in conflitto, cosa assolutamente non facile quando i gruppi armati si moltiplicano all’infinito.

Nel 2012 sono stato in Siria a Damasco – racconta – e la cosa che mi ha colpito di più è stata la situazione per certi versi “surrealista”: da una parte i campi profughi dove la gente piangeva perché non aveva nemmeno un po’ di pane da mangiare e dall’altra, poche strada più in là, una normalità che faceva paura, con la gente che viveva come se niente fosse».

 

L’avventura politica

«Lavorando per il governo e per la Croce Rossa – spiega – avevo tanti contatti politici ma per evidenti ragioni di neutralità e di imparzialità non potevo certo impegnarmi per un partito o per l’altro. Tuttavia il mondo della politica mi ha sempre interessato. Quando ero più giovane sono stato direttore per la mia contea (NDG) della sezione giovani del Partito Liberale. Erano gli anni del governo Chrétien. Gli italiani votavano quasi tutti per i liberali, soprattutto a Montréal. Poi ho visto che piano piano le cose iniziavano a cambiare. Nel 2010, all’epoca del governo Harper, nella zona di Toronto è stato eletto nelle file dei conservatori un italiano, Julian Fantino. Ho constatato che esisteva una vera competizione elettorale e che a Toronto la comunità italiana riceveva molta più attenzione politica perché non veniva considerata “acquisita”, come invece hanno sempre fatto i liberali a Montréal. Così ho iniziato ad          interessarmi alle posizioni dei conservatori e ho potuto constatare che non era quel “mostro” che tutti dipingevano, che esistevano molte più sfumature e diversità di opinioni che potevano tranquillamente coesistere all’interno della linea del partito. Dunque, ho deciso che era venuto il momento di lanciarmi e quando Nicola Di Iorio annunciò le sue dimissioni da deputato, ho parlato con il partito e ci siamo detti: questa è una buona opportunità. Per me Saint-Léonard è come una seconda casa. Ho fatto molto volontariato nella comunità italiana, ho aiutato mio padre ai Servizi Comunitari; mia madre aveva un negozio su Langelier, ho lavorato con gli haitiani. Ero dunque, molto contento di avere la possibilità di rappresentare un territorio che conosco benissimo, un posto che mi sta a cuore. Saint-Léonard è un microcosmo del Canada, è una delle contee più diversificate e multiculturali del Paese».

 

Per la prima volta dopo 30 anni i liberali non avranno un candidato d’origine italiana. Pensa che gli elettori rimarranno fedeli al PLC oppure saranno tentati di cambiare partito sapendo che c’è un candidato d’origine italiana?

«Quella di Saint-Léonard-Saint-Michel è una grande contea di 111 mila abitanti circa. Però solo 25.000 sono italiani. Ci sono contee, come quella di RdP, che hanno molti più italiani di St-Léonard e che sono rappresentati da non italiani come Pablo Rodriguez. Non penso che sia una questione di origini. Certo se una persona è d’origine italiana probabilmente conosce meglio la sua comunità ma questo non vuol dire che non si possano conoscere bene anche le altre comunità come è stato per me con gli haitiani. Quando faccio il “porta a porta”, e lo faccio dall’estate scorsa, la gente mi dice che è molto delusa dal PLC su vari fronti: su quello della politica internazionale, sulla legalizzazione della marijuana, sul poco spazio accordato in politica agli italiani».

 

Se verrà eletto, quali saranno le sue priorità?

«Prima di tutto ascoltare i bisogni dei residenti della contea: sostegno e servizi per gli anziani, per i giovani, lo sviluppo delle infrastrutture. A livello generale penso che sia importante ripensare il sistema relativo all’immigrazione, gestirlo meglio. Non si tratta di limitare il numero di immigrati ma di assicurarsi che il sistema funzioni bene e che nessuno, per presunti motivi umanitari, tolga spazio agli altri. Per quanto riguarda l’ambiente, infine, penso che sia necessario trovare il giusto equilibrio tra lo sviluppo del settore energetico, che crea comunque numerosi posti di lavoro e il rispetto della natura».

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