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19:32pm4 Agosto 2020 | mise à jour le: 4 Agosto 2020 à 19:32pmReading time: 5 minutes

Importante premio internazionale per la ricercatrice italo-canadese Carolina Tropini

Importante premio internazionale per la ricercatrice italo-canadese Carolina Tropini
Photo: Foto cortesia UBCCarolina Tropini è nata ad Alba, in provincia di Cuneo

Professoressa associata di Ingegneria biomedica, microbiologia ed immunologia all’Università della British Columbia (UBC), Carolina Tropini, d’origine piemontese, ha vinto recentemente il “Johnson & Johnson Women in STEM2D Scholars Award”, un prestigioso premio dedicato alle donne che con le loro ricerche e il loro lavoro promuovono l’innovazione in vari settori, tra cui quello scientifico.

Carolina Tropini è la prima canadese a ricevere tale riconoscimento dotato di una borsa di $ 150 000 US che le permetterà, insieme al suo staff, di proseguire e approfondire le sue ricerche d’avanguardia.

Nata ad Alba, e cresciuta a Bra (provincia di Cuneo), si è trasferita a Vancouver con tutta la famiglia, gatto compreso, all’età di 17 anni.

«Ho finito la High School a Vancouver e poi – spiega – mi sono laurata in Scienze e biofisica all’UBC. Poi sono andata in California, all’Università di Stanford, per il dottorato e il postdottorato. Vi sono rimasta 10 anni e un anno fa ho avuto la fortuna e il piacere, era il mio sogno, di rientrare all’UBC come professoressa»

 

Ingegnere o dottoressa, come è meglio chiamarla?

«Semplicemente Carolina – afferma ridendo la ricercatrice – anche se sul mio diploma c’è scritto “Ingegnere”.

 

Un premio inaspettato?

«Assolutamente! Sono rimasta davvero sorpresa. È stato un grande onore riceverlo sia per poter continuare le ricerche sia perché in tal modo potrò fare da mentore ad altre donne».

 

Di che cosa si occupa esattamente?

«Di studiare i microbi, i batteri e i microrganismi presenti nel corpo umano, il loro modo di agire e interagire, il cosidetto “microbiota” (l’insieme di microorganismi simbiontici che convivono con l’organismo umano senza danneggiarlo, informalmente detti “flora intestinale”, n.d.r.). Nel corpo umano possono esserci fino a 10 trilioni di batteri, virus esclusi, e se consideriamo che per ogni batterio ci sono almeno 10 virus il calcolo diventa astronomico! Ma per fortuna che ce ne sono tanti perché ne abbiamo veramente bisogno».

Carolina Tropini con una collaboratrice

 

Perché?

«Perché fanno parte di noi, della nostra natura e della nostra biologia. Quando nasciamo, la prima cosa a cui siamo esposti, e che incontriamo, sono proprio tali microbi che si inoculano in noi e ci permettono sia di respingere gli agenti patogeni che di digerire normalmente. Abbiamo bisogno del microbiota perché non solo ci aiuta a consumare il cibo che non siamo capaci di digerire ma perché produce anche vitamine che sono essenziali per la nostra vita. Fornisce i segnali giusti al nostro sistema immunitario e al nostro corpo. Ci siamo evoluti con questi batteri, virus e funghi, senza di loro – prosegue – il nostro corpo reagisce male.

Una volta, ad esempio, si parlava di “febbre da fieno”. I bambini che nascevano in citta potevano soffrirne più di altri nati in campagna. Adesso sappiamo che la “febbre da fieno” era causata, almeno in parte, dal fatto che i bambini che vivevano in città vivevano in posti puliti e non erano esposti ai batteri. Il loro microbiota non era pronto a reagire allo stesso modo degli altri.

Il nostro stile di vita è cambiato negli ultimi 100-150 anni e il nostro corpo si è dovuto adattare. Da una parte abbiamo fatto molti passi in avanti, oggi abbiamo molte meno infezioni patogeniche che in passato, ma dall’altra sono nati tanti nuovi problemi infiammatori semplicemente perché il nostro corpo non si è ancora evoluto in questo senso e reagisce in modo negativo a certe nuove sollecitazioni. L’obesità, le allergie, i problemi infiammatori, sono tutte malattie “moderne” dettate anche da una certa trasformazione della nostra dieta, meno fibrosa e più “trasformata” industrialmente che in precedenza. Ciò che stiamo cercando di capire con i nostri studi è come riuscire a prendere le cose buone dalla medicina moderna e, allo stesso tempo, non dimenticare le cose buone di una volta, i famosi rimedi della nonna. La mia, ad esempio, mi ha sempre detto di mangiare la futta e la verdura. Alla fine sono proprio queste cose che permettono di mantenere una certa “diversità” di batteri nel nostro corpo cosa assolutamente necessaria per mantenere il microbiota in buono stato».

 

State facendo ricerche anche sul coronavirus?

«Si, perché è un virus che sembra avere effetti importanti anche sul sistema digestivo. Alcuni pazienti presentano problemi digestivi prima di presentare sintomi polmonari o di respirazione più noti. È una cosa che stiamo cercando di studiare in laboratorio per capire l’effetto del virus sul microbiota e viceversa, ma sono ricerche ancora ad uno stato preliminare. Per come stanno andando le cose è lecito pensare che questo è un virus con cui dovremo coesistere ancora a lungo. Capirne gli effetti a lungo termine sarà molto importante anche per la preparazione di un vaccino che possa renderci effettivamente immuni».

Carolina Tropini nel laboratorio di ricerche

 

Donna e d’origine italiana. Ostacoli o stimoli per la sua carriera?

«Stimoli incredibili. Fin da piccola ho sempre avuto delle persone, dei mentori, che mi hanno stimolata e aiutata ad andare avanti. Senza di loro non sarei riuscita ad arrivare a questo punto. Una delle cose che spero di poter fare è di restituire, di offrire queste opportunità ad altre persone, ad altre donne. In quanto all’origine italiana, non potrò mai perderla. Mio nonno vive ancora in Italia. Ci vado regolarmente, con i miei figli parlo solo in italiano e mio marito, americano, ha imparato l’italiano. Ho vissuto metà della mia vita in Italia e metà in Canada, questo premio non è solo canadese, è anche italiano!»

 

 

 

 

 

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