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14:13pm2 Settembre 2020 | mise à jour le: 2 Settembre 2020 à 14:13pmReading time: 8 minutes

Continuare a volare al di là della pandemia

Continuare a volare al di là della pandemia
Photo: Foto cortesia ICAOSalvatore Sciacchitano

Intervista a Salvatore Sciacchitano, presidente del consiglio dellICAO (International Civil Aviation Organization)

Se c’è un settore che è stato particolarmente colpito dalla crisi mondiale generata dalla pandemia di coronavirus, questi è senza dubbio quello dell’aviazione civile e del trasporto aereo.

Le scene a cui abbiamo assistito sono sotto gli occhi di tutti: aerei incollati al suolo, aeroporti vuoti, frontiere bloccate, compagnie aeree in crisi costrette a licenziare un’ampia fetta del personale, migliaia di voli cancellati e milioni di dollari di mancati incassi.

Insieme all’ingegnere Salvatore Sciacchitano, catanese di nascita, eletto presidente dell’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale (ICAO/OACI) il 25 novembre scorso per un mandato di tre anni, abbiamo fatto il punto della situazione alla luce degli sviluppi della pandemia dando, nel contempo, uno sguardo ai principali problemi esistenti nel campo dell’aviazione civile.

 

Come ha reagito l’ICAO alla crisi?

«Diciamo che la pandemia – esordisce il presidente – ha generato una situazione francamente imprevedibile e devastante. Siamo passati da una crescita continua del traffico passeggeri, lo scorso anno abbiamo registrato 4 miliardi e 600 milioni di passeggeri con un rateo di crescita di circa il 4-5% l’anno e con una previsione di raddoppio per il 2030, ad una situazione che prevede per la fine 2020, se andrà bene, una diminuzione dell’ordine del 50%, con una perdita di ricavi per tutta l’industria del trasporto aereo di circa 500 miliardi di dollari americani.

Stiamo, quindi, parlando di un impatto devastante per tutti, soprattutto per le compagnie aeree costrette non solo a ricorrere ad ampi licenziamenti di personale ma, in diversi casi, al fallimento. Oppure ad entrare in regime di amministrazione straordinaria, secondo le norme del Paese di appartenenza, o ancora hanno dovuto fare ricorso a finanziamenti statali come Air France e Lufthansa, nell’ordine di 6 miliardi di euro la prima e di 7 miliardi la seconda».

 

Mezzo di trasmissione del virus

«Il trasporto aereo – continua – ha pagato un prezzo non voglio dire doppio ma quasi. Da un lato il prezzo economico, dall’altro la “colpa” di essere considerato come un mezzo di trasmissione del virus o perlomeno di una sua possibile via di comunicazione.

Per l’ICAO, ovviamente, la pandemia è diventata una priorità. Già nel mese di marzo abbiamo cominciato a pensare alla necessità di trovare delle soluzioni per un “restart” del trasporto aereo. Come fare per farlo ripartire? Abbiamo elaborato un rapporto, delle linee guida, approvate da tutti i paesi membri, che prevedessero una serie di procedure per prevenire i rischi di trasmissione del contagio. Misure quali il distanziamento negli aeroporti, la sanificazione dei vettori, l’uso delle mascherine, una migliore circolazione e una purificazione dell’aria all’interno degli aerei. Il dibattito sull’occupazione dei posti centrali all’interno dell’aereo si è risolto in favore della loro occupabilità in ragione delle altre misure adottate».

Un momento dell’Assemblea generale dell’ICAO

 

La quarantena

«Tutte queste misure, oggi effettive, stanno aiutando. Ma il recupero – prosegue – è ancora lento perché sussistono altre norme di salvaguardia adottate dalle autorità dei vari paesi: le quarantene. Ad esempio, chi viaggia tra Canada e Italia deve fare 14 giorni di quarantena all’andata e 14 al ritorno e questo, ovviamente, non facilita i viaggi, in particolare quelli turistici.

Questo è un tema su cui, al momento l’ICAO non può fare granché. Speriamo che lo sviluppo di altre tecniche, per esempio quelle dei test medici direttamente in aeroporto, all’arrivo, che già alcuni paesi adottano, possano invogliare gli stati ad allentare o rimuovere le misure di quarantena».

 

Qual è la situazione di Air Canada?

«Le compagnie aeree e, quindi, il trasporto civile internazionale, hanno subito un impatto più o meno maggiore in base alle decisioni politiche prese dai singoli stati di appartenenza. In Canada le limitazioni ci sono state ed Air Canada ha avuto un doppio impatto sia sul traffico interno che su quello internazionale. Sono stati cancellati numerosi collegamenti. Un esempio ci riguarda da vicino. Mentre prima della pandemia esistevano, nel periodo estivo, collegamenti diretti giornalieri tra Canada e Italia, oggi ci sono solo durante il fine settimana da parte di Air Canada.

 

Perché un italiano al vertice dell’ICAO e qual è il ruolo dell’Italia al suo interno?

«Perché ero già ai vertici della ECAC (European Civil Aviation Conference) da nove anni, e quando è arrivato il momento di eleggere il nuovo presidente dell’ICAO, anche per motivi di rotazioni internazionali, l’Europa ha deciso di candidarmi. È stata una candidatura soprattutto europea. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro non è stato tra i paesi fondatori perché nel 1944 era in guerra. Ma è presente nel Consiglio in maniera permanente dal 1955. Il Consiglio è composto da 36 membri-paesi suddivisi in tre gruppi di primaria, secondaria e terza importanza. L’Italia è sempre stata nel primo gruppo ed ha sempre ottenuto tantissimi voti, segno che ha sempre giocato un ruolo di carattere politico-strategico importante a livello internazionale».

 

Cosa fa l’ICAO nel caso di un incidente aereo?

«La sicurezza del trasporto aereo – afferma – è il risultato di un apprendimento costante. L’ICAO non interviene direttamente sull’incidente perché ci sono delle regole da rispettare, è responsabilità del paese dove è avvenuto l’incidente fare un’indagine. Ma dal suo risultato si apprendono delle informazioni che poi vengono utilizzate e introdotte negli “standard”. Gli standard sono il frutto di un continuo apprendimento di esperienze e lezioni. In questo momento il livello di sicurezza del trasporto aereo è altissimo ma purtroppo si verificano ancora degli incidenti come quello del gennaio scorso relativo all’abbattimento dell’aereo ucraino al decollo da Teheran. L’areo – prosegue – sorvolava una zona militarmente turbolenta. Il Canada stesso è stato fortemente impattato con ben 55 vittime. Ho avuto degli incontri sia con il Ministro dei Trasporti che con quello degli Esteri. Il governo canadese si è fortemente impegnato per migliorare questo aspetto che può essere migliorato con una maggiore coordinamento e una maggiore messa a punto dei meccanismi di informazione tra civili e militari in modo da evitare l’implicazione di un aereo civile in un evento di guerra o in una situazione di conflitto armato».

L’ambiente? Il trasporto aereo è inquinante?

«Purtroppo c’è una tendenza a pensare, ritenere, credere che il trasporto aereo – risponde – sia una componente inquinante rilevante del mondo moderno. Questo non è vero. Il trasporto aereo emette emissioni di anidride carbonica del 2% circa del totale di tutte le emissioni mondiali. Certo, non è poco, ma non è sicuramente confrontabile con altri modi di trasporto.

L’ICAO ha adottato un piano di riduzione delle emissioni di anidride carbonica con l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 nel 2050 ad un livello pari al 50% di quanto emesso nel 2005, attraverso la promozione di carburanti alternativi quindi con bassa o nulla emissione di Co2. Esistono già dei carburanti alternativi. Il problema è la loro industrializzazione e commercializzazione perché in questo momento non sono economicamente vantaggiosi per le compagnie aeree, però si sta andando in questa direzione. Questa è la prima componente. La seconda è la promozione della tecnologia moderna. Gli aeroplani di oggi emettono molto meno di quelli di una generazione fa. Per alcuni versi il Covid-19 può rappresentare addirittura un’opportunità per alcune compagnie aeree che potrebbero sbarazzarsi dei vettori più inquinanti per quelli di nuova generazione.

La terza componente è quella del miglioramento delle rotte. Molte rotte seguono teconologie vecchie che non sono satellitari, sono un po’ a zig zag il che significa fare percorsi più lunghi e quindi più inquinanti. Le tecnologie satellitari sono già disponibili ma non ancora implementate a livello globale. L’ICAO e il trasporto aereo hanno obiettivi molto chiari e strategici. Una società moderna può, deve ed è in grado di avere un trasporto aereo sostenibile».

 

Tornando alla pandemia, il mancato guadagno delle compagnie aeree si può riflettere sui prezzi dei biglietti?

«Potenzialmente il rischio c’è. In realtà c’è un meccanismo di mercato che regola la domanda e l’offerta. Se una compagnia va fuori mercato con un prezzo troppo alto ce n’è un’altra che “rientra” con un prezzo più basso».

 

Come si trova a Montréal?

«Molto bene, anche perché la conosco da tempo per via delle riunioni o assemblee alle quali ho partecipato negli anni. L’ICAO è un organismo che offre l’opportunità di lavorare in un contesto multiculturale. Una delle cose che apprezzo particolarmente è che l’italianità è molto bene accettata, e per certi versi è anche un elemento di vantaggio. C’è molto apprezzamento per il modo di fare italiano aperto, cordiale, amichevole e questo per alcuni versi facilità le relazioni. Quindi, nonostante sia una presidenza di un organismo complesso, articolato e in un momento difficile, questo modo di fare mi aiuta molto».

 

Cos’è l’ICAO

L’ICAO è un’agenzia cosiddetta “specializzata” delle Nazioni Unite come, ad esempio, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che ha il compito di elaborare le “Standards and raccomanded practices”, ovvero delle linee guida, delle raccomandazioni, per gli stati membri (che sono 193), per uno sviluppo del trasporto aereo sicuro e sostenibile dal punto di vista ambientale, su come sostenerlo anche da un punto di vista finanziario e politico-operativo.

 

 

 

 

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