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16:50pm27 Marzo 2012 | mise à jour le: 27 Marzo 2012 à 16:50pmReading time: 4 minutes

Riflessioni e libri sull’internamento degli Italo-Canadesi durante la Seconda guerra mondiale

Il 16 marzo scorso, alla presenza di oltre 200 persone, si è tenuta alla Casa d’Italia la presentazione montrealese  di due libri dedicati alla memoria di quelle persone, d’origine italiana, che vissero il dramma dell’internamento nei campi di concentramento canadesi durante la Seconda guerra mondiale perché diventati, loro malgrado, “fascisti” e quindi nemici da isolare immediatamente, vittime inconsapevoli di un “gioco” politico e militare più grande di loro. A presentare l’evento sono stati Dominic Cusmano e Licia Canton (editori della rivista “Accenti”), che insieme a Michael Mirolla e Jim Zucchero hanno pubblicato i due volumi: “Behind Barber Wire” (Dietro il filo spinato), raccolta di testi, novelle, poesie, opere teatrali e d’arte ispirate all’internamento, e “Beyond Barbed Wire (Oltre il filo spinato)”, pubblicato insieme al Columbus Centre di Toronto, raccolta di saggi sul tema dell’internamento analizzato dal punto di vista storico, sociale, letterario e culturale. La pubblicazione di queste due opere getta uno sguardo a 360° su tale momento particolarmente difficile della nostra storia di immigrati italo-canadesi durante il quale 7000 persone furono schedate dalla Gendarmeria Reale del Canada, 600 di esse furono rinchiuse nei campi di concentramento, ad alcuni furono confiscati proprietà ed attività ed altri si videro costretti a limitare i loro movimenti. Dottori, muratori, commessi, contabili furono portati via in manette, la loro unica colpa: l’origine etnica.

 

I due libri fanno parte di un più ampio progetto, nato nell’aprile del 2011, dell’Associazione degli scrittori italo-canadesi (AICW), in collaborazione con Guernica Editions e con Accenti Magazine, rivolto a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di vasta portata storica come la discriminazione e il razzismo.

    «Come uno dei portavoce di questo progetto – ha detto Dominic Cusmano durante la serata di presentazione – sono stato intervistato più volte su questo tema e gli intervistatori mi  hanno fatto soprattutto due domande. La prima: il governo canadese internò veramente gli italo-canadesi durante la Seconda guerra mondiale? La seconda: come mai questa storia non è stata mai raccontata?  La risposta alla prima domanda è semplice: sì, ci sono molte prove in proposito. La risposta alla seconda, invece, non è semplice e richiede un approccio più articolato: dopo il loro rilascio, gli internati furono tenuti a firmare un documento in cui si intimava loro di tacere sull’ internamento. Avevano capito che avrebbero potuto essere nuovamente arrestati e ri-internati in qualsiasi momento. Molti degli internati e le loro famiglie provarono vergogna, subirono l’umiliazione dell’arresto. Si sentivano in colpa, anche se non furono mai condannati per alcun reato. Così nessuno parlò di tali eventi, e nessuno parlò in loro difesa. Gli italiani non furono mai particolarmente desiderosi di essere trattati come vittime e non cercarono la simpatia dell’opinione pubblica. Qualsiasi furono le ragioni del lungo silenzio, i libri arrivano sulla scia di un crescente elenco di documenti pubblicati negli ultimi 10-15 anni. Ovviamente è troppo tardi per risarcire le vittime e le loro famiglie, ma con queste opere possiamo continuare a raccontare la vera storia di quel periodo».

 Dal canto suo Licia Canton, che ha parlato anche in qualità di presidente dell’AICW, dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla stesura dei due libri, ha detto: «Continuando a rompere il silenzio dei decenni passati, il nostro progetto getta un ponte tra le generazioni e favorisce una migliore comprensione degli eventi storici oscuri, nella speranza che possa aiutare le generazioni presenti e future ad evitare di ripetere gli stessi errori. Questo sforzo ci offre anche un’opportunità unica per costruire ponti tra le comunità in tutto il Canada, mettendo in evidenza il lavoro degli scrittori, delle persone creative, che spesso lavorano alla periferia della comunità italo-canadese. L’auspicio è quello di continuare a costruire ponti, a lavorare insieme su nuove iniziative, non solo tra gli scrittori e gli artisti, ma anche con tutti gli italo-canadesi e con le loro organizzazioni».

 

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