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15:38pm13 Ottobre 2020 | mise à jour le: 13 Ottobre 2020 à 15:38pmReading time: 8 minutes

L’italiano da lingua d’immigrazione a lingua di cultura

L’italiano da lingua d’immigrazione a lingua di cultura
Photo: Foto cortesiaFilippo Salvatore è emigrato a Montréal all'età di 16 anni. Ha studiato all'Università McGill e si è perfezionato ad Harvard. Ha iniziato ad insegnare lingua e cultura italiana a Concordia nel 1982 ed è andato in pensione due anni fa

A colloquio con Filippo Salvatore, professore emerito di italianistica

Qual è lo stato di salute della lingua italiana a Montréal e nel Québec? Esistono dei problemi legati al suo insegnamento? Quali sono le sue prospettive future?

In occasione della XX edizione della “Settimana della lingua italiana nel mondo” (19 al 25 ottobre), che quest’anno ha come titolo “L’italiano tra parola e immagine: graffiti, illustrazioni, fumetti”, abbiamo rivolto queste domande al professor Filippo Salvatore che per tanti anni ha insegnato lingua e cultura italiana presso il Dipartimento di lingue e letterature moderne dell’Università Concordia di Montréal. Il professor Salvatore, inoltre, è presidente della Società Dante Alighieri di Montréal, organismo votato alla promozione della nostra lingua e della nostra cultura.

 

Come sta la lingua italiana nel Québec?

«Potrebbe essere molto più presente data la consistenza numerica della comunità italiana. Diciamo – risponde il professore originario di Guglionesi, in provincia di Campobasso – che vivacchia. Potrebbe vivere in modo molto più rigoglioso.

Ci sono due enti gestori, PICAI e CESDA, che organizzano dei corsi di lingua italiana sovvenzionati dal governo italiano. Questi due enti gestori, però, sono, a mio giudizio, parte di una mentalità che vede ancora l’italiano come una lingua di emigrazione. Ed è proprio questo il loro merito e il loro limite. Per carità, i due enti hanno una loro storia. Il PICAI ha permesso a tanta gente di frequentare i corsi di lingua italiana del sabato mattina e lo stesso sta facendo ora il CESDA che è nato come reazione ad una gestione un po’ troppo “personalizzata” delle attività del PICAI.

Ciò che andrebbe fatto – spiega – sarebbe cercare di inserire l’insegnamento dell’italiano come materia normale nelle scuole dove è presente un numero abbastanza grande di persone d’origina italiana o anche non italiana interessato a seguirne i corsi. Le autorità consolari dovrebbero fare in modo, e lo dico come parere personale, che i due suddetti enti firmassero, a tale proposito, delle convenzioni con le varie commissioni scolastiche di Montréal dove esiste una congrua scolaresca d’origine italiana. Dovrebbero mettersi d’accordo con gli eletti delle varie commissioni scolastiche ed incitare i genitori a chiedere ai commissari scolastici di inserire l’italiano come materia di insegnamento normale. In questo momento il 100% o quasi dei ragazzi che seguono dei corsi di italiano sono nati qui per cui è inutile continuare a vedere l’italiano come una lingua d’immigrazione. Si tratterebbe di operare un cambio di prospettiva e vedere la presenza italiana non più come una presenza di immigrati ma come una componente minoritaria della popolazione del Québec che rivendica l’insegnamento della sua lingua d’origine.

Ciò significherebbe assumere un atteggiamento diverso sia da parte dei funzionari del Ministero della Pubblica istruzione del Québec, sia da parte degli enti gestori che dovrebbero stipulare delle convenzioni con le varie commissioni scolastiche.

Filippo Salvatore

Ormai – continua – essere d’origine italiana è diventato più un vanto che un qualcosa di cui vergognarsi come avveniva in passato. Per cui bisogna saper sfruttare questo orgoglio e questo interesse per l’Italia e l’italiano proponendo un modo diverso di insegnare la lingua della comunità quebecchese d’origine italiana.

Ma ciò significherebbe anche che chi amministra gli enti gestori dovrebbe in qualche modo inviare i fondi che riceve dal Governo italiano alle commissioni scolastiche, cosa non facile perché ovviamente sono gli amministratori che decidono come e quando spendere tali soldi».

 

Una scuola privata

«Una cosa che a mio parere manca nella nostra comunità – prosegue nel suo ragionamento il professore Salvatore – è una scuola privata italiana di qualità, dalle elementari al liceo, che poi assumerebbe uno status legale riconosciuto tanto dal Governo del Québec che da quello italiano.

Perché questo? Perché la nuova mini-ondata immigratoria dall’Italia e la buona borghesia italo-montrealese stanno manifestando un certo interesse verso l’italiano visto come lingua di cultura e non più come lingua di immigrazione. Negli anni ’90 è stato fatto un tentativo così come 7-8 anni fa circa il discorso è stato rilanciato dalla rivista Panoramitalia. Credo sia il momento di rilanciare l’idea ed invito i genitori a vedere se esistono le condizioni per riprendere il discorso e fondare una scuola privata italiana. L’italiano come lingua di cultura inizia ad essere insegnato a livello di Cégep e università. Qui il discorso cambia perché i professori che insegnano l’italiano sono dei professori come tutti gli altri, invece che insegnare matematica insegnano l’italiano. Ma anche qui, i genitori e i dirigenti della comunità italiana, in collaborazione con gli IIC, con il Consolato, con la Dante, dovrebbero fare squadra e andare a chiedere ai vari Cégep dove l’italiano non viene insegnato di iniziare a farlo.

Quando faccio questo discorso non voglio criticare nessuno e apprezzo l’operato di chi si sta battendo per mantenere l’insegnamento della lingua italiana, però le necessità di una comunità cambiano a seconda delle generazioni. Il PICAI, Patronato Italo-Canadese di Assistenza agli Immigrati, era utile negli anni ’50 perché rispondeva alla necessità della comunità italiana di quegli anni. Oggi non ha più ragione di esistere in quel modo».

 

Un convegno “nell’anno” di Dante?

«Proprio per discutere di tutti questi temi – aggiunge il professore Salvatore – non è detto che la società Dante Alighieri non si faccia promotrice, il prossimo anno, di un paio di giornate di riflessione, di un convegno-dibattito sullo stato dell’insegnamento dell’italiano in Québec, in collaborazione con l’IIC, con gli enti gestori e con tutti gli addetti ai lavori. Sarebbe un bel modo per salutare le celebrazioni relative ai 700 anni delle morte di  Dante Alighieri».

 

La Società Dante Alighieri di Montréal

Il professore Filippo Salvatore è presidente del comitato montrealese della Società Dante Alighieri (SDA) da 4 anni. Prima di lui lo sono stati Giovanni Rapanà e l’avv. Giuseppe Turi.

«La Dante (https://ladante.it/), con sede centrale a Roma – spiega il professor Salvatore – fu fondata verso la fine dell’Ottocento da un gruppo di intellettuali guidata dal grande poeta e premio Nobel per la letteratura Giosué Carducci, con il compito di promuovere una certa immagine di grandezza della cultura italiana dopo la sua unificazione. In cerca di “simboli” che potessero riflettere tale immagine, gli intellettuali dell’epoca individuarono nella figura del “padre” della lingua italiana il simbolo ideale per diffondere la cultura italiana nel mondo.

Attualmente il presidente è lo storico e professore universitario Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio a Roma, mentre il segretario generale è lo storico dell’arte Alessandro Masi.

Il Comitato di Montréal della SDA. In piedi, da sin.: James Sewalness, Fabio Mincato, la Console Generale d’Italia Silvia Costantini, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Francesco D’Arelli. Seduti, da sin.: Valentina Peppucci, Vittoria Zorfino, Sara D’Isanto, il presidente Prof. Filippo Salvatore e Filomena Alati. Assente nella foto la consigliera Bacchi

La Dante – continua – è un’associazione internazionale che ha varie sedi sparse nel mondo, i cosiddetti comitati, e si rivolge a tutti coloro, di qualsiasi nazionalità ed origine etnica, che si interessano all’Italia. È l’espressione “dell’italofilia” nel mondo. Ciò ne fa qualcosa di particolare e di diverso rispetto alle varie associazioni che esistono in seno alla comunità italiana.

Uno dei compiti del nostro sodalizio – afferma – è evidentemente quello di promuovere la lingua e la cultura italiana in tutti i modi possibili. Noi, qui nel Québec abbiamo ripreso un po’ le attività che erano state ridotte a poca cosa perché volevamo rilanciare questa idea di appartenenza alla cultura italiana senza necessariamente farne una manifestazione della tipica associazione etnica frutto dell’immigrazione.

La nostra sede legale è presso l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal (https://iicmontreal.esteri.it/iic_montreal/it/), cosa che ci permette di svolgere le nostre attività molto spesso con la loro collaborazione. Abbiamo una pagina facebook – https://www.facebook.com/dante.alighieri.montreal/che informa sulla nostre attività e su notizie o iniziative di carattere culturale».

 

Conferenze e concorsi

«In questi ultimi anni – continua – abbiamo organizzato varie conferenze e presentazione di libri. Io stesso ho tenuto una conferenza sull’attualità del pensiero politico di Giuseppe Mazzini ed una sull’impresa di Fiume di Gabriele D’Annunzio. Poi c’è n’è stata un’altra dedicata al film di Ettore Scola “C’eravamo tanto amati”. Tra le attività future in programma c’è la venuta di un gruppo musicale dell’Umbria Jazz Festival, ma le complicazioni dovute alla pandemia hanno rimesso tutto in discussione.

Una cosa che vorremmo fare è quella di organizzare un concorso tra i giovani che seguono i corsi di lingua italiana, a tutti i livelli, dall’elementare all’universitario, sul tema:  “Cosa rappresenta per me l’Italia”. I miglior testi verranno premiati nel corso di una serata che speriamo si possa tenere nella prossima primavera. Vorremmo che questo appunatamento, scegliendo ogni volta un tema diverso, diventasse annuale, proprio per legare le attività della SDA con la realtà dell’insegnamento dell’italiano nel Québec.

Stiamo considerando, inoltre, la possibilità di cominciare ad insegnare l’italiano. Però è una cosa complicata perché qui a Montréal ci sono vari enti che si fanno concorrenza tra loro. Per il momento soprassediamo ma non è escluso che in futuro non si possano avviare dei corsi.

Il nostro sodalizio – conclude il professor Salvatore – è ufficialmente riconosciuto dalla SDA di Roma e, legalmente, come organismo senza fini di lucro, sia dal governo federale che da quello provinciale. Gode, naturalmente, dell’appoggio del Consolato italiano che ci spinge ad essere sempre più attivi e riscontriamo un certo interesse anche da parte dei non italiani. Invitiamo tutti a scriverci e a seguirci attraverso la nostra pagina facebook».

 

 

 

 

 

 

 

 

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