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15:16pm5 Settembre 2017 | mise à jour le: 5 Settembre 2017 à 15:16pmReading time: 5 minutes

Le vele e gli archi della Piccola Italia

Incontro con l’architetto Pierlucio Pellissier

L’architetto Pier Lucio Pellissier con in mano il modellino creato dallo scultore A.Sandonato

Foto f_intravaia

 

«Era un venerdì pomeriggio del 1996 quando l’Associazione dei commercianti della Piccola Italia, in quel momento presieduta da Alfredo Napolitano, mi telefonò. Avevano intenzione di presentare, in tempi brevi, un progetto, all’allora sindaco di Montréal Pierre Bourque, per la valorizzazione della Piccola Italia».

«Ero un po’ restio – racconta l’architetto Pierlucio Pellissier – ma il mio amico Sergio Porcari di Oritalia, che faceva parte del consiglio d’amministrazione della PI, riuscì a convincermi. A quel punto mi chiesi: da dove iniziare?

In quel momento, nella Piccola Italia, c’erano ben 26 negozi sfitti e il sindaco aveva tutto l’interesse a rilanciare economicamente il quartiere perché in tal modo avrebbe percepito, con il pagamento delle tasse, maggiori introiti. Buttai giù un progetto. Iniziai con l’idea di definire, alla “romana”, cioè con dei cippi, con degli elementi ben visibili, i confini della Piccola Italia per delimitarne il perimetro. Poi, pensai all’allargamento dei marciapiedi del boulevard St-Laurent in modo da favorire il passeggio su questa strada.

Infine, cosa fare per rendere questa zona ancora più italiana? Guardando una stampa di Piranesi (famoso architetto del 1700) che raffigurava la via Appia Antica a Roma, con tutti i suoi monumenti, le tombe, ecc., pensai: facciamo una galleria a cielo aperto ma non con le statue dei “soliti” uomini illustri italiani tipo Giuseppe Verdi, Giulio Cesare, Cristoforo Colombo e compagnia bella, ma con qualcosa di spiritoso che attiri la gente. Ad esempio, davanti alla torrefazione Lino avremmo potuto mettere una bella statua di caffettiera dalla quale esce il fumo e il profumo di caffè; davanti alla Fruiterie Milano avremmo potuto collocare la statua di una scatola di pelati fatta, magari, dallo scultore Giò Pomodoro e così via! Quando presentai il progetto la faccia dei membri del c.a. della Piccola Italia era … nera di rabbia mentre il sindaco si mise a ridere e in definitiva approvò le mie proposte!».

 

Aurelio, i velieri e gli archi di trionfo

«Furono indetti dei concorsi – prosegue l’architetto – per definire il logo della Piccola Italia, e i simboli che avrebbero dovuto caratterizzarla. I simboli furono disegnati da Aurelio Sandonato, grande scultore e pittore italiano. Disegnò le cosiddette “vele”, le stesse che oggi segnano i confini della Piccola Italia. Per Aurelio rappresentano i “velieri”, le navi che hanno portato tanti immigrati in Canada.
Mi occupai della loro realizzazione pratica sormontando diversi problemi tecnici. Così, tra il 1997 e il 1998 ne furono installate 14 nei punti che allora delimitavano la Piccola Italia, che erano un po’ più larghi del quadrilatero attuale formato dal boulevard St-Laurent e le vie Jean-Talon,  Drolet e St-Zotique per includere, verso nord-est, anche la Casa d’Italia.  Sono delle colonne in acciaio a forma di vela che poggiano su una base in granito.

L’allargamento dei marciapiedi, che avrebbe dovuto essere realizzato con cubetti di porfido disegnati a forma di coda di pavone, così come il progetto delle statue “spiritose” che non trovava, come detto, l’unanimità, non andarono a buon fine per vari motivi mentre, visto il successo delle vele e il conseguente aumento della frequentazione della zona si decise di dotare la Piccola Italia di altri due grandi elementi “identitari”, ovvero due porte, una, quella d’entrata, all’angolo tra St-Laurent e St-Zotique e l’altra, quella di uscita, quasi all’angolo tra St-Laurent e Jean-Talon.

L’Associazione suggerì di fare due archi di trionfo. Io chiesi: ma di cosa dobbiamo “trionfare?” Dopo varie discussioni, e dopo il parere decisivo dei pompieri che in caso di intervento rapido dovevano poter passare senza impedimenti in altezza, si decise di fare due grandi porte.

Io e Sandonato ci mettemmo al lavoro per arrivare ad un compromesso tra l’arco di trionfo e la porta d’ingresso. Realizzammo due colonne in granito sormontate da un arco che, superando i diversi problemi tecnici, furono installate tra il 2000 e il 2002. Bloccammo la circolazione per due giorni», esclama sorridendo l’architetto Pellissier.  

 

Boulevard Saint-Laurent ieri e oggi

Dalla fine degli anni novanta ad oggi gli “abbellimenti” del boulevard Sain-Laurent sono stati oggetto, in alcuni casi,  di azioni deprecabili da parte di ignoti. Il primo a rammaricarsene è proprio il padre del progetto.

«Negli ultimi tempi – afferma infatti l’architetto Pellissier – ci sono stati diversi atti di vandalismo nella Piccola Italia. Ad esempio si sono portati via il simbolo della Piccola Italia che sormonta una delle vele, diversi bulloni delle vele sono stati divelti e in alcuni casi il granito è stato spaccato. Per non parlare dei graffiti sulle colonne. Inoltre, erano state installate, lungo St-Laurent, delle fioriere con piante aromatiche che sono sparite subito, così come le bandiere della Ferrari. Gli archi erano dotati di un sistema di illuminazione che … non funziona!
Ho scritto diverse lettere e rapporti alle varie amministrazioni comunali per chiedere almeno un minimo di restauro. Sia le une che gli altri sono rimasti “impigliati” nella…burocrazia! Ora sembra che il “Bureau de l’art publique” abbia deciso di occuparsene e probabilmente si farà qualcosa per il restauro».

 

Restauratore delle opere di Nincheri

Pier Lucio Pellissier è nato in Val d’Aosta nel 1949.

Ha studiato architettura a Torino e Firenze e si è specializzato a Roma presso l’Istituto del restauro dell’Unesco.
È arrivato per la prima volta a Montreal nel 1973-74, per la sua tesi di laurea dove poi vi si è stabilito nel 1977.
Ha insegnato architettura per oltre 30 anni al Cégep St-Laurent diventandone poi direttore del dipartimento.
Ha lavorato per diversi studi privati di architettura.
Ha lavorato, in particolare, come restauratore degli affreschi di Guido Nincheri nella chiesa di Sainte Amélie a Baie-Comeau (dove vi sono ben 1500 mq di affreschi) e nella chiesa Notre Dame de la Defense della Piccola Italia, intervento che ha richiesto tre anni e mezzo di lavoro.

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