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22:36pm12 Febbraio 2021 | mise à jour le: 12 Febbraio 2021 à 22:36pmReading time: 4 minutes

A carnevale ogni frittella vale, ecco i dolci più tipici

Grande tradizione tra Veneto e Friuli con specialità uniche anche salate

Ansa – Carnevale, con il 16 febbraio 2021 martedì grasso, è il periodo dell’anno in cui le vetrine delle pasticcerie di Trieste – la città che ha inventato i coriandoli – si riempiono di “crostoli” (un impasto dolce che viene fritto e ricorda le più note chiacchiere o frappe) e “frittole” (“polpettine” dolci con uvetta e pinoli, fritte e in alcuni casi farcite con crema o cioccolato).  Non mancano poi i krapfen, dolce di origine austriaca, ma che a Trieste sono più piccoli di dimensione.

Nell’entroterra della regione invece, lungo le Valli del Natisone, i protagonisti indiscussi della tavola rimangono gli strucchi – bocconcini fritti di pastafrolla, con ripieno di noci, nocciole, uvetta e pinoli -, inventati proprio per il Carnevale, in passato venivano anche serviti nelle occasioni più importanti al posto dei confetti.

Dai monti alla costa, è a tavola che il Friuli Venezia Giulia riscopre l’essenza del Carnevale.

Così come nel vicino Veneto, entrambi patrie di dolci tipici. Le fritole veneziane, in dialetto “fritoe venexiane” è un antico dolce tipico che si preparava già nel 1600 dai fritolai che tramandavano di padre in figlio la ricetta che variava da famiglia a famiglia e che si sono tramandate fino ai nostri giorni. Le fritole veneziane sono molto simili alle Frittelle di Carnevale che si usano in tante regioni, ma in Veneto è d’obbligo l’uvetta (e magari anche con pinoli o frutta secca). I bignolini ripieni ormai da anni sono un classico del carnevale italiano: con dentro crema pasticcera o nelle varianti al cioccolato o alla ricotta, tipiche quest’ultime del Lazio.

Le castagnole

Sempre veneziani sono i Galani , dolce croccante,  di origine nel periodo dell’Impero Romano, anche questo è fritto, preparato con farina, burro, zucchero e uova e si caratterizzano per la loro forma sempre diverse e irregolare. Poi le Castagnole, anch’esse rigorosamente fritte: piccole palline di pasta fritte vengono considerate il simbolo del Carnevale non solamente a Venezia.

Ma è il Friuli ad avere una varietà incredibile. A Sappada, dove il Carnevale è una grande tradizione, poi si possono gustare Mogn Kropfen (tortelli ripieni e fritti) e Orecchiette di Coniglio (senza ripieno).  I Mogn Kropfen sono deliziosi tortelli ripieni e fritti che vengono distribuiti dai Rollate – protagonista indiscusso delle maschere sappadine – durante le sfilate. Queste particolari frittelle nascondono un ripieno di semi di papavero e miele. Esiste anche una versione semplice di ravioli fritti senza ripieno che prende il nome di Hosenearlan, poichè la forma ricorda le orecchie (Earlan) di coniglio (Hosen).

A Sauris  per Carnevale la tradizione prevede la preparazione dei Vledlan (frittelle con le erbe), che nella frazione di Lateis assume la forma tronca di ‘vlé’ (che nella lingua germanica locale significa anche pulce). Per la preparazione dei vledlan si utilizzano farina, zucchero, uova arricchiti da grappa ed erbe aromatiche, come la menta selvatica e la salvia, seccate e sminuzzate, che conferiscono alla frittella un aroma delicato e inconfondibile.

Un tempo isolata tra i Monti Musi a sud e l’imponente massiccio del Canin a est e a nord, Resia ha una tradizione legata al Carnevale (Püst) molto importante, il cui elemento fondamentale è rappresentato dalla danza eseguita con i tipici strumenti musicali resiani, la cïtira (violino) e la bünkula (violoncello).

Le frappe

Durante il Püst resiano i protagonisti diventano due dolci molto particolari: la sope e il bujarnik, quest’ultimo annoverato tra i prodotti agroalimentari tipici del Friuli Venezia Giulia. La sope è una frittella che in passato, essendo un piatto sostanzioso, era preparata per le puerpere. Si prepara con fette di pane bianco a filone e una pastella con uova farina, liquore, zucchero e sale. Il bujarnik rappresenta una vera istituzione nella vallata ed è proposto in due versioni: quella per il giorno dei morti (una pagnotta avvolta in foglie di verza e cotta al forno a legna) e la versione carnevalesca, un impasto composto di farina di mais e frumento, uova, zucchero, panna, mele e/o pere, fichi secchi, uva sultanina, frutta secca, lievito, semi di finocchio selvatico, cannella o carrube che viene semplicemente sparso sulla piastra del forno di cui assume la forma.

Sull’altopiano carsico, a Opicina, le frittole con l’anima (Fancli z duso) sono le protagoniste a tavola. La ricetta è originaria di Contovello, una frazione di Trieste: un tempo i “kontovelci”, gente di Contovello, erano eccellenti pescatori e le donne avevano il compito di vendere il pescato. Così nacquero le frittole con anima, delle frittelle ripiene di acciughe sotto sale.

 

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