Intervista all’avv. Maria Battaglia e a Claudio Rocchi, rispettivamente presidente e direttore generale del CRAIC
Il Consiglio d’Amministrazione del CRAIC (Consiglio Regionale delle Persone Anziane Italo-Canadesi) si è dotato recentemente di un nuovo gruppo dirigente per garantire al meglio la continuità dell’organismo. I cambiamenti si sono resi più che mai necessari anche in seguito alla scomparsa della fondatrice del CRAIC, la Senatrice Marisa Ferretti-Barth, deceduta il 28 marzo.
Alla presidenza è stata nominata l’avvocata Maria Battaglia, titolare dello studio “Maria R. Battaglia Avocats”, con sede a Dorval, già vicepresidente e consulente legale del CRAIC, alla quale abbiamo chiesto come è nato il suo rapporto e il suo impegno nei confronti di tale organismo che, fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1974, si è battuto per difendere i diritti degli anziani d’origine italiana.
«Era il 1993 o 1994 ed ero agli inizi della mia carriera di avvocata. La Casa d’Italia – racconta Maria Battaglia – mi aveva invitata, insieme ad altre persone, a partecipare ad una conferenza per parlare del mio percorso e delle mie esperienze professionali. Sono stata tra le più giovani laureate in legge all’Università McGill. A quei tempi non era una cosa così evidente, soprattutto quando si è donna e, in più, proveniente da una famiglia di immigrati i genitori, infatti, sono originari della provincia di Trapani».
Contro i pregiudizi
«Ho spiegato che ho dovuto sempre lavorare più forte di tutto e di tutti e anche se c’erano dei pregiudizi nei miei confronti io sono sempre andata avanti per la mia strada e ho sempre lavorato duro per arrivare dove sono arrivata.
Ho finito la conferenza dicendo quello che dico ancora oggi: il lavoro è stato arduo ma rifarei tutto; i giovani non devono scoraggiarsi, se si lavora sodo si va lontano, anche se siamo donne e anche se a volte, in quanto d’origine etnica diversa, subiamo delle discriminazioni. A maggior ragione dobbiamo utilizzarle per andare avanti e fare sempre meglio. Quando ho finito di parlare – prosegue – una signora si è alzata in piedi ad applaudire. Seguendo il suo esempio, anche gli altri lo hanno fatto. Allora ho chiesto chi fosse quella persona e mi hanno detto che era la Senatrice Marisa Ferretti-Barth che poi mi hanno presentato.
Da quel momento è iniziato il nostro rapporto e la nostra collaborazione. Quando la Senatrice aveva bisogno di qualcosa, per esempio per verificare una legge, scrivere una lettera o preparare un discorso di carattere più legale per il Senato mi consultava. Dopodiché mi ha invitata ad entrare nel C.A. del CRAIC. La Senatrice era una donna che faceva quello che diceva. Quando voleva una cosa, per esempio, la residenza per anziani, non parlava soltanto, ma lavorava forte e in prima persona per realizzare la sua idea.
Anche quando per un periodo ho lasciato il C.A per i miei molteplici impegni in campo legale siamo sempre rimaste in contatto fino a quando, lo scorso anno, mi ha chiesto di incontrarla perché voleva parlare del futuro del CRAIC, della relève. Mi ha parlato di Claudio Rocchi, della sua idea di nominarlo direttore generale. Ci siamo incontrati, ho avuto un’ottima impressione, ancora oggi non c’è una sua idea che non condivida. E poi mi ha proposto di “rientrare” nella grande famiglia del CRAIC come vicepresidente, cosa che naturalmente ho accettato visti i nostri legami ma mai mi sarei aspettata, qualche mese dopo, di diventarne la presidente anche a causa della scomparsa della Senatrice».
Quali saranno i suoi compiti come presidente?
«Prima cosa, è importante non dimenticare mai tutto ciò che la Senatrice Barth ha fatto per gli anziani. Non abbiamo ancora deciso come, visti i problemi legati alla pandemia, ma non appena sarà possibile organizzeremo una cerimonia per ricordarla e per renderle omaggio, per non dimenticare la sua opera.
Poi vogliamo portare avanti il suo lavoro e i suoi progetti. Ne ho parlato lungamente con Claudio. Vogliamo estendere il CRAIC, la sua portata e i suoi servizi anche ad altre zone di Montréal. Per esempio portare il servizio di “Popote roulante” ma non solo, anche nel West Island, nell’ovest dell’isola di Montréal, a Laval, nella Riva Sud.
Vogliamo cercare di “connettere” il più possibile i nostri anziani anche grazie al coinvolgimento dei giovani, fornire loro le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, vogliamo modernizzare il CRAIC e renderlo più in “sintonia” con gli anni che viviamo. Certo, con la pandemia tutto diventa più difficile, anche riunirci tra di noi è complicato, ma abbiamo iniziato a discutere e a lavorare per il futuro del CRAIC. Ovunque nella nostra comunità esiste il problema della “relève”. Dobbiamo assicurarci -conclude l’avvocata – di trovare il modo per raggiungere i più giovani, per interessarli e per far capire loro l’importanza delle proprie origini in modo che non dimentichino mai le loro radici».
Continuità, innovazione, coinvolgimento
Claudio Rocchi, ex dirigente della Banque de Montréal, già vicedirettore del CRAIC dall’agosto dello scorso anno, è il nuovo direttore generale di questo storico organismo della nostra comunità al servizio dei “nostri” anziani.
«Un anno fa circa – racconta– la Senatrice Barth mi chiamò dicendomi che voleva parlarmi. Io non sapevo nemmeno di cosa avrebbe voluto discutere. Ci siamo incontrati e mi ha spiegato che stava cercando qualcuno per la “relève”, qualcuno che un giorno avrebbe preso il suo posto e per questo aveva pensato proprio a me. Rimasi molto sorpreso, non me lo aspettavo. Forse aveva “analizzato” la mia carriera e ha pensato che potessi essere la persona giusta per ricoprire questo incarico. Per capire meglio come funziona il CRAIC sono entrato a farvi parte come volontario; mi sono subito appassionato a tutto quello che fanno e nell’agosto scorso sono stato nominato vicedirettore. Il “piano” era che l’avrei affiancata, lei sarebbe andata in pensione continuando però ad avere sempre un contatto con noi ed invece, la sua scomparsa ha precipitato le cose».
Quali sono i suoi compiti in qualità di direttore e quali i progetti in cantiere?
«La prima cosa – afferma Claudio Rocchi – è che voglio onorare la visione della Senatrice. Il lavoro che lei ha fatto è un lavoro straordinario e per me è un grande onore occupare questo posto. Voglio portare avanti tutti i servizi che lei ha creato e, naturalmente, i Club de l’age d’or. Innanzitutto voglio sottolineare la grande intuizione della Senatrice quando, nel febbraio del 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia e con essa il lockdown generale, decise, senza aspettare le direttive del Governo, di chiudere tutti i Club de l’age d’or che attualmente sono 52 per un totale di 11.000 membri. Avevamo visto cosa succedeva in Italia e la nostra prontezza ci ha permesso a conti fatti di evitare dei contagi e di salvare delle vite.
È evidente che il Covid ha cambiato il nostro stile di vita. Se prima gli incontri, le feste, i tornei di bocce, i corsi, si potevano fare in presenza per ora tutto questo non è possibile. Torneremo a farlo però; per il momento quello che si può fare è cercare di avvicinare gli anziani alle nuove tecnologie per rompere il loro isolamento. Stiamo creando una pagina Facebook e un sito web in modo che gli anziani o tutte le persone che vorranno potranno comunicare tra di loro, scambiarsi opinioni, informazioni, contatti, vedersi in video, parlare con i loro parenti lontani, con i nipoti che magari risiedono altrove, vedere quali servizi sono a loro disposizione o così via. Naturalmente non tutti sono familiari con le nuove tecnologie, dovremo quindi fornire i mezzi necessari ed insegnare loro ad usarli».
Giovani volontari
«Per questo – continua il direttore – credo che sia importante avvicinare i giovani italo-canadesi. Con la pandemia molti giovani hanno riscoperto in qualche modo i loro nonni, la loro fragilità, la loro vulnerabilità e ci hanno contattato per chiederci di poter fare qualcosa, per offrirsi volontari. Gli anziani, sopratutto quelli che abitano nelle residenze per persone anziane, non hanno passato dei buoni momenti. I nostri giovani desiderano aiutarli, vogliamo sfruttare questo slancio e formare un gruppo di giovani volontari italo-canadesi. La pandemia li ha come “risvegliati” e poiché i giovani sono molto familiari con le nuove tecnologie perché non chiedere loro di insegnare ai meno giovani come si usano?
Un altro punto che vorrei sviluppare, e qui lancio un appello a tutti, è quello di lavorare con gli altri organismi della comunità italiana. L’unione fa la forza, condividere l’expertise di ognuno non può che migliorare le nostre relazioni e portare beneficio a tutti i nostri membri».
Un curriculum di tutto rispetto
Claudio Rocchi è nato a Roma nel 1956 ed è emigrato a Montréal l’anno successivo. «A 19 anni – racconta – sono entrato a lavorare alla BMO come facchino, ero uno studente. Poi sono stato promosso cassiere, ho ricoperto altri incarichi e a 26 anni sono diventato direttore di una succursale, all’epoca ero tra i più giovani direttori di banca di tutto il Canada. Ho diretto diverse succursali e a 34 anni sono stato promosso direttore regionale del Sud ovest di Montréal, poi anche del Centro città, di altre zone, avevo di media 200 impiegati. Ho fatto questo lavoro per 39 anni poi ho lasciato la banca e per un paio d’anni ho lavorato per Centraide, un organismo che raccoglie fondi per altri organismi che aiutano le persone e le famiglie ad uscire dalla povertà e dall’esclusione. Mi sono specializzato nella raccolta fondi, e mi sono sempre impegnato anche nel mondo dello sport e in quello sociale e comunitario».
Come si può capire Rocchi possiede una vasta esperienza non solo del mondo delle finanze ma anche di quello comunitario e la scelta della Senatrice Barth non è stata certo casuale. «Certo – afferma – dirigere una banca e dirigere il CRAIC sono due cose diverse però dietro a tutto questo c’è sempre la persona ed io mi sono “innamorato” del CRAIC e dei suoi obiettivi. Quello che ha fatto la Senatrice è stato fantastico, io voglio andare oltre, soprattutto voglio avvicinare i giovani agli anziani.
Certamente voglio mantenere tutti i servizi che lei ha posto in essere, se poi un giorno potrò aggiungerne altri tanto meglio. Basti pensare al “Buongiorno CRAIC”, a tutte le telefonate che facciamo ogni giorno ai “nostri anziani” per sapere se stanno bene, se hanno bisogno di qualcosa. Spesso il nostro intervento, soprattutto in questo periodo di pandemia, ha evitato problemi maggiori.
Quella della Senatrice Marisa Ferretti Barth è una bella eredità da raccogliere, farò tutto il possibile – conclude Rocchi – per portare avanti i suoi obiettivi».