La famiglia Chimienti e la storia del gruppo di supermercati Lagoria
Il 5 maggio del 1991, era una domenica, la famiglia Chimienti inaugurò il primo Intermarché Lagoria, quello che si trova al 9025 di boul. Maurice-Duplessis, a Rivière-de-Prairies. 30 anni dopo la famiglia Lagoria è cresciuta ed è diventata un “Gruppo” che oggi comprende, oltre a quello di R.d.P, altri 4 supermercati nella zona di Saint-Léonard.
Insieme a Nino Chimienti, originario di Sannicandro di Bari, abbiamo ripercorso la storia di questa catena di supermercati specializzata nei prodotti italiani ma non solo.
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«Sono arrivato a Montréal – racconta il presidente del Groupe Lagoria – a dicembre del 1956, avevo due anni. Mio padre faceva il lattaio ma poi comprò un piccolo negozio di alimentari, il “Marché Barese” nel quartiere di Saint-Michel. Da ragazzino, dopo la scuola andavo ad aiutarlo. Da lì è nato il mio interesse per il mondo dell’alimentazione.
Poi però trovai lavoro nel settore dell’abbigliamento, mi occupavo della distribuzione di una linea di abiti firmati Pierre-Cardin. Nel 1978 – continua – mio padre decise di vendere il suo negozio. Quello però fu anche il periodo in cui l’industria dell’abbigliamento entrò in crisi. Io nel frattempo mi ero sposato. Allora decidemmo insieme a mio padre di comprare un altro negozio di generi alimentari, il “Marché Amiens” a Montréal-Nord. Verso la metà degli anni ’80 lo abbiamo venduto ma io sono rimasto nel settore dell’alimentazione occupandomi delle vendite finché nel 1991 si è presentata l’occasione di comprare il primo degli Intermarché, quello di R.d.P. che faceva parte di Provigo. Da lì è nato il nome di Intermarché Lagoria».
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Perché si chiama Lagoria?
«Il nome che avevo scelto – spiega – era “L’Agorà”, che in greco significa “Piazza del mercato”, luogo d’incontro, ma poiché questo nome era già registrato allora ho dovuto modificarlo un po’ trasformandolo in Lagoria!
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Nel tempo abbiamo acquistato altri supermercati ma quello di Jean-Talon lo abbiamo chiuso perché era un po’ troppo piccolo e c’era troppa competizione. Oggi i nostri supermercati sono 5. Quello su Bélanger è stato aperto nel 2000 mentre gli altri tre, quelli su Langelier, Viau e Jarry-est sono stati rilevati dal Gruppo De Risi e li abbiamo aperti nel 2016».
In questi 30 anni avete vissuto periodi difficili oppure le cose sono andate sempre bene?
«Per noi si è verificata una crescita costante. Certo, dallo scorso anno, con la pandemia, tutto è diventato più complicato sia nel campo dell’organizzazione che della distribuzione, ma le vendite sono comunque aumentate e allora non possiamo lamentarci troppo».
Quanti impiegati avete?
«Tra impiegati a tempo pieno e parziale siamo oltre 350 persone. Io ho due figli, Marco, che fa l’architetto, ed Anthony che invece lavora con noi. È il mio “braccio destro”, il mio assistente per tutti i negozi. Anche la mia ex moglie fa parte del Gruppo, è la nostra “auditor”, si occupa dei contratti e dei conti».
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Siete specializzati nei prodotti italiani; come fate per sceglierli?
«In effetti ci sono dei prodotti che facciamo arrivare in esclusiva per noi. Anno dopo anno vediamo l’andamento delle vendite e se certi prodotti aumentano cerchiamo di procurarci ulteriori marche di questo o quel prodotto. Ogni due o tre anni vado in Italia per partecipare alle grandi fiere dell’alimentazione, sia per tenere i contatti che per conoscere le novità sul mercato».
È facile o difficile importare i prodotti italiani?
«Fino a quando è arrivato il Covid-19 che ha rovinato mezzo mondo, era più facile. Ora ci sono più problemi per quanto riguarda le varietà e le quantità dei prodotti perché i container non sono più così disponibili come una volta. C’è stato un periodo un po’ più difficile ma ora siamo tornati quasi alla normalità».
E la vostra clientela?
«Per il 75% è italiana; per il resto è composta dalle varie etnie, arabi, asiatici, haitiani e altre, che si sono installate a R.d.P. e a Saint-Léonard. Una volta St-Léonard era al 90% italiana, ora non più e noi ci siamo dovuti adeguare alle esigenze delle altre comunità. Cerchiamo di rifornirci di prodotti che loro apprezzano, facciamo del nostro meglio per averli. Ma una cosa è certa, quando la clientela cambia noi ci dobbiamo adeguare».
Oggi si lavora in maniera diversa rispetto a 30 anni fa?
«Sì, ci sono stati molti cambiamenti perché sono cambiati anche il modo di mangiare e di vivere. Fino a 30 anni fa la spesa si faceva verso la fine della settimana, oggi si fa tutti i giorni e a qualunque ora. Una volta i supermercati la domenica erano chiusi. Ma poi con la pressione dei grandi catene che se ne “fregavano” della domenica abbiamo dovuto adeguarci se volevamo rimanere competitivi. Oggi la domenica è una giornata come un’altra».
Com’è il vostro rapporto con la comunità italiana?
«Facciamo tutto quello che possiamo per accontentarla. Loro ci sostengono e noi la supportiamo così come sosteniamo anche le altre comunità che ci dimostrano la loro fiducia scegliendo i nostri prodotti. Cerchiamo di “ridare” alla nostra clientela. Ogni anno, ad esempio, facciamo una raccolta fondi per l’Ospedale Santa Cabrini che frutta tra i 7 e i 10.000 dollari. Per questo cogliamo l’occasione per ringraziare tutta la nostra clientela: facciamo e faremo sempre del nostro meglio per accontentarla e per essere accanto alla nostra grande comunità».
Anthony Chimienti: «Il lavoro si impara sul posto»
Antony Chimienti, insieme al padre e alla madre è al timone del Groupe Lagoria e si occupa, in particolare, degli acquisti di frutta e legumi per i 5 negozi.
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In realtà si occupa di un po’ di tutto: gli acquisti, le vendite, gli ordini, il marketing. «Sono sempre in giro per i negozi, sono sempre occupato – spiega – e il telefono non smette mai di squillare. Ho iniziato a lavorare nel negozio a 15 anni, prima a tempo parziale poi, a 21 anni, nel 2001, a tempo pieno. Ho fatto degli studi, anche di marketing, ma penso e ritengo che questo genere di lavoro si impari di più e meglio stando sul campo piuttosto che sui banchi di scuola, per questo – spiega – ho pensato di interrompere gli studi e di dedicarmi completamente al negozio».
Come si trova a lavorare con i genitori?
«Non ci sono problemi. Ognuno ha il suo compito, siamo tutti molto occupati. Certo, a volte abbiamo delle idee diverse, come succede in tutte le famiglie, ma cerchiamo di risolvere le differenze con una bella discussione. Alla fine vincono le idee che hanno più senso. I problemi li risolviamo tra di noi e finora – scherza Anthony – non ci ci siamo mai presi a pugni!»
Quali sono i principali problemi del suo lavoro?
«Soprattutto il personale. È sempre difficile trovare dei buoni impiegati, specialmente quelli qualificati. Oggi i giovani trovano mille scuse e hanno un po’ meno voglia di lavorare!»
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Cosa può dire in occasione dei 30 anni di Lagoria?
«Voglio ringraziare soprattutto i nostri clienti perché senza di loro non saremmo qui a festeggiare il 30mo compleanno. Speriamo di continuare a meritare la loro fiducia!»