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18:59pm7 Giugno 2021 | mise à jour le: 7 Giugno 2021 à 18:59pmReading time: 5 minutes

Elezioni Comites: il Cgie chiede il rinvio

Elezioni Comites: il Cgie chiede il rinvio
Photo: AiseLe elezioni per il rinnovo die Comites potrebbero essere rinviate

ROMA\ aise\ – A tre settimane dalla prima videoconferenza con il Sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova, il Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) torna a riunirsi online per discutere delle elezioni dei Comites insieme ai 18 parlamentari eletti all’estero, ai presidenti delle Commissione Esteri di Camera e Senato, Fassino e Petrocelli, dei rappresentanti dei partiti e dei presidenti di alcuni comitati nel mondo, alla presenza del Direttore generale per gli italiani all’estero Luigi Vignali e del capo ufficio I della Dgit, Giovanni De Vita.

In questa occasione, il Cgie è tornato a chiedere un rinvio del voto previsto il 3 dicembre e la riforma delle leggi istitutive di Comites e Cgie.

Ad aprire i lavori il segretario generale Michele Schiavone che ha ancora una volta sottolineato l’urgenza di “fare chiarezza sul processo organizzativo e sulle modalità di voto, alla luce delle incertezze prodotte dal covid che limita sia la mobilità che i servizi consolari” in sedi in cui, ha ricordato, “da 15 mesi si lavora a distanza e con turni settimanali”, modalità per altro “protratta fino alla fine del 2021”. Poco personale significa tanti “arretrati da recuperare”, cui si aggiungerebbero anche le operazioni di voto.

“C’è forte incertezza sulla preparazione dell’amministrazione che sarebbe circoscritta a 3 mesi dall’indizione del voto”, ha detto Schiavone, riferendosi al periodo seguente al decreto di indizione che – se si votasse il 3 dicembre – sarebbe emanato a settembre; invece, ha aggiunto, “c’è bisogno di più tempo per informare, ridurre i disagi per la raccolta delle firme a sostegno delle liste o la composizione dei comitati elettorali e, da ultimo, svolgere una sana campagna elettorale”. Senza contare “l’esiguità dei fondi” stanziati dalla Legge di bilancio, cioè 9 milioni di euro – di cui 1 destinato alla sperimentazione del voto telematico – “insufficienti per permettere a tutti di partecipare al voto”.

A Della Vedova, ha ricordato Schiavone, “abbiamo chiesto un’assunzione di responsabilità governativa per svolgere elezioni in sicurezza, garantendo la partecipazione di tutti gli aventi diritto al voto”. Il sottosegretario, che ha rimandato tale competenza al Parlamento, “ha risposto che i tempi sono estremamente esigui” per qualsiasi riforma, pur assicurando il suo “impegno a far presente la questione al governo”, ma comunque auspicando una “iniziativa parlamentare degli eletti all’estero per trovare una soluzione congrua”.

Schiavone ha quindi richiamato i cinque punti salienti della risoluzione approvata dal Cgie tre settimane fa: “approvazione delle riforme delle leggi istitutive e convocazione delle elezioni nel rispetto dell’universalità della partecipazione; difficoltà dello svolgimento delle elezioni nei continenti e Paesi in cui il covid è ancora presente e compromette la mobilità; posticipazione del voto ad una eventuale data nella primavera 2022; lancio immediato di una massiccia campagna di comunicazione gestita secondo le leggi vigenti (privacy e utilizzo dei fondi pubblici); adeguamento del personale della rete diplomatico-consolare per gestire le operazioni; allineamento della norme a quelle che riguardano i consigli regionali italiani”.

 Fassino e Petrocelli d’accordo

D’accordo con il rinvio del voto i due presidenti delle Commissioni esteri di Camera e Senato.

Per Piero Fassino il rinvio è “ragionevole” perché “il covid non è sconfitto”. Proprio oggi, ha ricordato, “il generale Figliuolo ha detto che l’80% degli italiani sarà vaccinato a settembre e credo che ci riusciremo, ma così non è nel resto del mondo, in primis in America Latina e in Brasile in particolare”.

“È chiaro – ha proseguito Fassino – che il quadro pandemico non è omogeneo: se si deve votare in tutto il mondo, ci devono essere condizioni di sicurezza ovunque, se no il voto sarebbe alterato nella sua capacità di rappresentanza”. Quanto ai consolati, “i vincoli per la rete rimarranno finchè la pandemia continuerà a colpire in modo acuto”, dunque, ha confermato, “condivido la richiesta del rinvio del voto. Non posso decidere come presidente di Commissione, ma posso sottoporre all’ufficio di presidenza il problema e formulare, d’accordo con i parlamentari, una risoluzione il cui testo potrebbe essere concordato col i colleghi del Senato, in cui si chiede al Governo di tenere conto di questi ostacoli e posticipare il voto”. Un posticipo, ha tenuto a precisare Fassino, che sì, “creerebbe anche spazio maggiore per modificare le leggi”, ma “non è un automatismo. A mio parere, il rinvio va legato alla pandemia. Se poi ci sarà anche spazio per provvedimenti legislativi, meglio”. In ogni caso, ha concluso, “il voto non dovrebbe essere rinviato oltre la primavera 2022”.

D’accordo sul rinvio anche Vito Petrocelli, disponibile alla stesura di una risoluzione condivisa come proposto da Fassino. “Opportuno”, per il senatore, anche “sensibilizzare le Commissioni Affari Costituzionali, perché la materia elettorale è di loro competenza e sarebbe opportuno che questo messaggio arrivi anche da loro”. d’altra parte, ha ricordato, le proposte di legge di riforma “saranno assegnate a loro”; al massimo ci potrebbe essere una “assegnazione congiunta, ma sapete bene che più sono le commissioni che lavorano su un testo, più il percorso diventa complicato”.

Dunque “sì al posticipo alla primavera 2022”, no a talune riforme chieste dal Cgie, come l’eliminazione dell’inversione dell’opzione – se vuoi votare lo devi dire – che vede Petrocelli favorevolissimo.

 

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