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13:35pm6 Luglio 2021 | mise à jour le: 6 Luglio 2021 à 13:35pmReading time: 6 minutes

Un nuovo partito e una politica al servizio dei cittadini

Un nuovo partito e una politica al servizio dei cittadini
Photo: Foto Fabrizio IntravaiaGiuliana Fumagalli è sindaca di Villeray-Saint-Michel-Parc-Extension dal 2017

Incontro con Giuliana Fumagalli, sindaca di Villeray-Saint-Michel-Parc-Extension

Metti una passeggiata per Villeray in un pomeriggio d’estate e una sosta su una panchina di una “ruelle verte” per la chiacchierata-intervista. Metti un espresso al Caffè Vito. L’occasione è ghiotta per parlare del più e del meno, delle sue origini, ma soprattutto di politica, con la sindaca di Villeray-St-Michel-Parc-Extension Giuliana Fumagalli che ha deciso di ricandidarsi alle prossime elezioni municipali di novembre.

«Appartengo ormai alla terza generazione di italiani stabilitisi a Montréal, città dove sono nata. La famiglia di mia madre – esordisce Giuliana Fumagalli – è d’origine friulana mentre quella di mio padre veneta e marchigiana. Ho fatto i miei studi un po’ in inglese e un po’ in francese: scuola pubblica, suore Marcelline, Collège Brébeuf, poi l’Université de Montréal dove mi sono laureata in Scienza politiche e Antropologia, con particolare riguardo all’America del Sud. Parlo italiano, francese, inglese e spagnolo. Ho viaggiato molto quando ero un po’ più giovane: Costa Rica, Nicaragua, Africa dell’Ovest, Senegal, Burkina Faso, viaggi di studio con l’università e per interesse personale. Poi ho lavorato per un periodo presso la Camera di commercio italiana in Canada ed in seguito alle poste. Ed è qui che ho avuto la “chiamata”, ovvero ho scoperto la mia vocazione sociale e politica, diventando delegata sindacale. Ma non mi bastava. Così – continua – visto che abitavo a Parc-Extension e non esisteva un comitato di cittadini, decisi di fondarne uno. Per me è importante impegnarmi dove vivo e lavoro. Tutto ciò viene dalla mia educazione presso le Suore Marcelline, suore italiane, molto presenti nella mia vita, che mi hanno insegnato ciò che poi è diventato un mio principio di base: essere presenti, disponibili per gli altri, per il tuo prossimo nel modo in cui puoi.

Giuliana Fumagalli davanti al Caffè Vito

L’ingresso in politica

Da lì, il passo verso la politica è stato breve. Quattro anni fa, pensando al mio futuro, alcuni amici mi dissero: ma perché non ti presenti alle municipali? La mia risposta è stata: perché no? Ovviamente volevo presentarmi per vincere, per incidere, per cambiare le cose e ho pensato che Projet Montréal fosse il partito giusto per questo. Però non avevo la carta di membro, né conoscenze particolari. Li chiamai e mi dissero di mandare una lettera. Così feci e alla fine mi hanno candidata e a novembre del 2017 ho vinto le elezioni.

Il mio rapporto con Projet Montréal è stato molto conflittuale tanto è vero che nel 2018 sono stata espulsa dal partito e da quel momento siedo nel consiglio come indipendente. Non voglio entrare nel merito specifico di questa faccenda – sostiene la Fumagalli – anche perché le accuse di “harcèlement au travail” che mi sono state mosse sono rimaste “sospese in aria”, non sono mai diventate vere accuse formali. Alla fine essere indipendente per me è stato ed è un fatto positivo perché il problema che ho è proprio questo; quando fai parte di un partito devi aderire alla sua linea. A volte va bene, altre volte no, soprattutto quando ci sono degli interessi a livello locale che non coincidono con tale linea. Ed è lì che nascono i problemi. I giochi politici non mi piacciono anche perché si gioca con la vita della gente. Sono una donna di parola, mi piace dire la verità».

 

Che tipo di arrondissement è il suo?

«È il secondo più popolato di Montréal, con 144.000 abitanti, dopo quello di Côte-des-Neiges-Notre-Dame-de-Grâce, con delle realtà e delle esigenze – spiega la sindaca – molto differenti. A Parc-Extension c’è una popolazione di più recente immigrazione mentre a Villeray siamo già alle terze, quarte generazioni. È una popolazione più “fragile”, i cui bisogni, primi fra tutti, alloggio, lavoro e mobilità, sono più immediati. Basti pensare che il 74% della popolazione è formata da immigrati che provengono da tutto il mondo: Asia, India, Pakistan, Bangladesh; a St-Michel ci sono molti haitiani. Per tali zone ho un budget di funzionamento che non riflette la realtà del territorio. A Villeray, invece, il discorso si sposta più sui commercianti, sulle terrazze, sugli spazi, sui parcheggi, sulla circolazione, sulle piste ciclabili. Non dico di non utilizzare la macchina ma almeno di non prenderla se non strettamente necessaria e favorire il trasporto pubblico oppure le biciclette o la camminata. Ma per tutti è sempre fondamentale essere all’ascolto della popolazione».

 

Violenza, razzismo, com’è la situazione?

«In tutta sincerità – risponde Giuliana Fumagalli – a St-Michel la situazione è un po’ più difficile. Ma se prendiamo in considerazione la globalità dell’arrondissement, con gente che viene da tutto il mondo, tutto sommato siamo tranquilli se pensiamo a quello che succede nelle grandi metropoli mondiali. Non vedo troppo problemi, c’è un certo “modus vivendi”. Come spiegavo, molti sono immigrati, vivono gli stessi problemi, le stesse insicurezze, c’è un sentimento di aiuto reciproco, di solidarietà. Certo, di problemi ce ne sono ma se analizziamo le cose da un punto di vista macro, piuttosto che micro, vedo molta socializzazione piuttosto che molta violenza. La cosa importante, ripeto, è quella di essere presenti sul territorio per discutere dei problemi e capire le varie realtà».

 

“Quartiers Montréal”

Proprio per tutti questi motivi e per essere il più vicino possibile ai problemi della gente ho deciso – aggiunge – di ripresentarmi alle prossime elezioni municipali del 7 novembre. Ma per questo ho creato un nuovo partito “Quartiers Montréal”  (https://quartiersmontreal.ca/).

Se volessi potrei presentare o presentarmi candidata per il posto di sindaco di Montréal, in competizione con Valérie Plante (Projet Montréal) o Denis Coderre (Ensemble Montréal), ma ho preso la decisione di non farlo. Ciò che voglio è concentrarmi sui bisogni degli arrondissement, del mio, in primo luogo, per il quale mi ricandido a sindaca insieme a quattro candidati per i posti di consigliere.

Ho creato una piattaforma politica con una visione locale adattabile ad ogni singolo arrondissement. I cittadini sanno di cosa hanno bisogno, dobbiamo tornare a questo “sapere”, dobbiamo capirlo, interpretarlo, farcene carico ma allo stesso tempo dobbiamo invitare la gente a parlare, a prendersi il loro spazio, ad implicarsi di più perché è solo così, insieme, che si risolvono i problemi».

La chiacchierata-intervista con la sindaca di V.-S.M.-P.E.  non può non concludersi con un accenno alla comunità italiana. Sul suo territorio vi sono due “pilastri” della nostra comunità: la Casa d’Italia e il CRAIC.

«Prima di essere eletta – spiega – non avevo particolari rapporti con la comunità. Ora, compatibilmente con i miei impegni di sindaca, ne seguo le attività. Naturalmente seguo con molta attenzione la Casa d’Italia e il CRAIC, in particolare gli anziani che durante la pandemia hanno sofferto moltissimo per il loro isolamento ed ai quali abbiamo cercato di portare un po’ di conforto. Quando vedo che un anziano può attraversare una strada in tutta sicurezza, che ha una panchina lungo il suo percorso dalla casa alla banca per tirare il fiato, che ha uno spazio verde per camminare e prendere aria, allora sono contenta. Sono tutti piccoli gesti concreti che non fanno le prime pagine dei giornali ma fanno del bene. Sono questi piccoli gesti che alla fine fanno la differenza!»

 

 

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