Vivere in condizioni sociali ed economiche povere, per esempio avendo un basso profilo professionale, può privare una persona di 2,1 anni di vita, in media.
ANSA
NoveColonne ATG/Roma
– Questa è la conclusione di uno studio
pubblicato sulla rivista The Lancet da Lifepath, un progetto finanziato dalla
Commissione europea con lo scopo di individuare i meccanismi biologici che
stanno alla base delle differenze sociali nella salute e coordinato da
ricercatori italiani. Uno status socioeconomico basso può essere letale quanto
fumare, avere il diabete o condurre una vita sedentaria. Il tabacco è associato
alla perdita di 4,8 anni di vita, che diventano 3,9 per il diabete, 2,4 per
l’inattività fisica e meno di uno per l’elevato consumo di alcol.
“Lo status
socioeconomico è importante perché include l’esposizione a diverse circostanze
e comportamenti potenzialmente dannosi, che non si limitano ai classici fattori
di rischio come fumo o obesità, sui quali si concentrano le politiche
sanitarie” sottolinea Paolo Vineis, professore all’Imperial College London e
coordinatore di Lifepath. “L’obiettivo principale del nostro progetto è quello
di capire attraverso quali processi biologici le disuguaglianze sociali si
traducono in disuguaglianze per la salute. Così facendo potremo fornire
accurate prove scientifiche a istituzioni sanitare e decisori politici, che a
loro volta potranno migliorare l’efficacia delle loro strategie di intervento
sulla salute pubblica”.
“Ci siamo
sorpresi quando abbiamo scoperto che vivere in condizioni sociali ed economiche
povere può costare caro quanto altri potenti fattori di rischio come il fumo,
l’obesità e l’ipertensione” afferma Silvia Stringhini, ricercatrice
all’University Hospital di Losanna, in Svizzera, e coordinatrice dello studio.
“Queste circostanze possono essere modificate con interventi politici e sociali
mirati, per questo dovrebbero essere incluse fra i fattori di rischio su cui si
concentrano le strategie globali di salute pubblica”.
Quello condotto
da Lifepath è il primo studio che confronta l’aspettativa di vita fra persone
appartenenti a diverse categorie socioeconomiche e correla queste differenze
con quelle dovute a sei ben noti fattori di rischio per la salute, come il fumo
o il diabete. Fattori considerati fra gli obiettivi principali della strategia
di riduzione della mortalità globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Che però non include lo status socioeconomico.
I ricercatori del
progetto Lifepath hanno raccolto e analizzato dati da 48 coorti indipendenti di
Gran Bretagna, Italia, Portogallo, Stati Uniti, Australia, Svizzera e Francia,
per un totale di più di 1,7 milioni di partecipanti. Lo status socioeconomico
di queste persone è stato valutato sulla base dell’ultimo impiego lavorativo al
momento dell’ingresso nello studio e i partecipanti sono stati seguiti per una
media di tredici anni.