I registi Fabrizio Laurenti e Gabriella Romano a Montréal per presentare i loro film
Nell’ambito della VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, che si conclude domenica 28 novembre 2021, l’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Montréal, presenta la proiezione del film documentario Cene Galeotte, di Fabrizio Laurenti e Claudio Cutrì (in italiano con sottotitoli in francese), in programma giovedi 25 novembre, alle ore 17:00 presso il “Cinéma du Musée” (1379-A Sherbrooke O, Montréal; ingresso gratuito, biglietti: https://www.cinemadumusee.com/fr/institut-culturel-italien)
Per l’occasione sarà presente il regista Fabrizio Laurenti che racconta la genesi di questo film molto particolare: «Cene Galeotte – afferma – nasce da un soggetto per un film di finzione che volevo ambientare in un carcere. Quando ho chiesto alla direttrice del carcere di Volterra, Dott.ssa Giampiccolo, se potevo accedere al carcere per documentarmi lei mi ha spiegato che non era possibile. L’alternativa era di proporle di girare un documentario sul progetto Cene Galeotte, un percorso innovativo all’interno del carcere stesso inteso a favorire il reinserimento dei detenuti una volta terminata la pena o nei casi di semilibertà. In pratica una volta al mese, uno chef stellato sempre diverso, entrava nel carcere per preparare insieme ai detenuti addetti alle cucine, una cena gourmet per 150 ospiti esterni paganti. Il ricavato delle cene veniva di volta in volta destinato ad un progetto solidale scelto dai detenuti stessi. Purtroppo, con la pandemia, il programma si è bruscamente interrotto e al momento non sembra possa riprendere a breve. Un vero peccato, per i detenuti, che sicuramente beneficiavano di questa iniziativa ideata dal giornalista e chef Leonardo Romanelli, ed anche per noi e per gli “esterni” al carcere, che potevano vivere un’esperienza gastronomica di altissimo livello ma anche un’esperienza umana straordinaria, mangiando gomito a gomito con le guardie carcerarie e con i detenuti. Nell’arco di circa quattro anni – aggiunge il regista – ho avuto la possibilità di filmare dentro il carcere la realizzazione di cinque cene diverse. Insieme a Claudio Cutrì ne ho ricavato quindi un film che resta una testimonianza di un esperimento veramente molto innovativo».
Baci rubati
Il film-documentario Baci rubati di Fabrizio Laurenti e Gabriella Romano, prodotto e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, viene presentato, invece, nell’ambito della 34a edizione del Festival del film LGBTQ+ di Montréal Image+Nation (https://www.image-nation.org/stolen-kisses-baci-rubati/), venerdi 26 novembre, alle ore 18:30, presso l’Istituto Italiano di Cultura (1200 av. du Dr. Penfield, Montréal, ingresso libero, in italiano con sottotitoli in inglese, RSVP – obbligo di mascherina e passaporto vaccinale), alla presenza dei due registi.
Essere gay o lesbiche nell’Italia fascista dagli anni ’30 agli anni ’40 non era facile. Il film documentario, meticoloso ed elegante, dà vita a quest’era più complessa di quanto possiamo immaginare. Attraverso testimonianze, immagini d’archivio, diari e foto personali, il documentario ridà visibilità a tutte quelle persone che vissero quel periodo nella clandestinità.
La regista Gabriella Romano si occupa da tempo di storia dell’omosessualità italiana e, in particolare, di quella del periodo fascista. Sull’argomento ha già pubblicato dei libri e realizzato alcuni documentari: «Baci rubati – spiega – si inserisce in questo mio percorso di ricerca, avviato più di venti anni fa. È importante far luce sulla repressione degli omosessuali e delle lesbiche durante il fascismo perché è un argomento di cui in passato si è taciuto. Altrettanto importante è mettere in luce come gli omosessuali e le lesbiche italiani abbiano resistito alla repressione, riuscendo a ritagliarsi uno spazio di libertà, nonostante la censura, gli arresti, lo stigma sociale, il confino imposti dalla dittatura».
Reinserzione sociale dei detenuti e diritti delle comunità LGBTQ+, sono “missioni possibili?”
«Tutto è possibile –risponde Fabrizio Laurenti – quando si ha un’apertura mentale e un’empatia naturale verso il genere umano. Sono due ambiti molto diversi quelli raccontati dai due film, il carcere e il mondo omosessuale del Ventennio.
Sono però, a ben vedere, accomunati dalla voglia di testimoniare con un film la vitalità e la forza propulsiva della “joie de vivre”, che sia dei carcerati di Volterra o degli omosessuali sotto il fascismo. Raccontano con modi e linguaggi diversi quell’inalienabile diritto alla “ricerca della felicità” di tutti noi che penso sia la base per stabilire una società migliore e più giusta».
«La campagna per i diritti della comunita LGBTQ+ italiana – risponde a sua volta Gabriella Romano – è in cammino da molti decenni. I successi ottenuti sono tantissimi, la visibilità è molto aumentata, ma sicuramente ci sono molte altre battaglie che ci attendono. La cosa importante da sottolineare è che i soggetti LGBTQ+ sono sempre più coscienti dei diritti che spettano loro e reclamano una cittadinanza paritaria. Non c’è soltanto una politica e un Paese più attento alle richieste dell’attivismo, c’è una presa di coscienza da parte della comunità LGBTQ+ che su certe richieste non si debba e non si possa più tergiversare e che tutti, LGBTQ+ e non, debbano attivarsi per prendere in considerazione le richieste dei diritti di una parte della popolazione che ha pieno titolo di richiederli. La parità di diritti è percepita come un aspetto delle campagne per i diritti umani e vede buona parte della popolazione italiana schierata a favore di queste richieste».