Quella di Italo e Alex (Alessandro) Barone, titolari del ristorante e sale per banchetti “Complexe Le Baron” (6020 Jean Talon est, St-Léonard, tel. 514-254-3509) è una storia di successo che potremmo definire… all’italiana! Un “business”, quello della ristorazione, in cui gli italiani sono maestri, che si tramanda di padre in figlio, da una generazione all’altra, grazie ad un comune filo conduttore: quello della passione per il proprio mestiere. Ecco la loro storia e la storia della “relève”.
Alex, 28 anni, è nato a Montreal. Ha iniziato a lavorare con il padre all’età di 14 anni ed ora sono più di 12 anni che lo affianca al Complexe Le Baron. Ha un Masters in Management all’Università Concordia e in precedenza ha studiato le Scienze sociali al College Venier.
«Non ho mai fatto studi nel campo specifico della ristorazione – racconta – ma ho imparato tutto sul terreno, da mio padre, osservando e facendo tesoro dei consigli dei più esperti. Quando andavo a scuola lavoravo solo il sabato, poi poco a poco, ho scelto di impegnarmi sempre di più in questo settore perché … mi piace molto».
Qual è il tuo “ruolo” nel “Complexe?”
«Faccio un po’ di tutto: dalla ricerca del personale agli ordini, il lavoro d’ufficio, la preparazione delle sale per i banchetti, la decorazione, i contratti, il training per gli impiegati, la cassa, apro e chiudo il ristorante o le sale. Il business di famiglia è un po’ così, bisogna saper fare di tutto anche perché non siamo in tanti, siamo in 5, e dobbiamo darci una mano l’uno con l’altro».
Il “Complexe Le Baron” dunque, non è solo un ristorante…
«No, abbiamo il ristorante, aperto generalmente dal martedì al venerdi a pranzo (la sera è aperto solo per i gruppi, per le feste private) in formula buffet, e la domenica per il brunch; poi abbiamo 4 sale di differenti grandezze, che possono accogliere dalle 30 fino alle 500 persone, per le feste relative a matrimoni, battesimi, showers, anniversari, compleanni, avvenimenti ecc.».
Alex, come “nasce” un menù?
«In genere, è il cuoco che lo fa nascere, in base alla sua esperienza e la sua sensibilità, ma spesso nasce dal nostro scambio di idee anche perché, stando a contatto con i clienti, servendo a tavola, ricevo suggerimenti, impulsi, desideri, consigli che poi cerchiamo di proporre ai clienti».
Qual è la cosa più facile e più difficile del tuo lavoro?
«La cosa più bella è il contatto con il cliente. Lavorare in un ristorante non è come lavorare tutto il giorno davanti ad un computer; sei costantemente a contatto con la gente, ti fai nuovi amici, parli, comunichi anche se poi c’è sempre qualcuno a cui non va bene qualcosa, ci sono delle critiche e la cosa più difficile è mantenere il sorriso e restare calmi. L’altro elemento difficile è trovare il personale, i camerieri. Il nostro è un business con periodi di alti e bassi; in inverno, in gennaio, febbraio, c’è meno lavoro; in primavera si riprende. In questi momenti hai bisogno di molti più camerieri, soprattutto quando vi sono banchetti per 400-500 persone, e a volte è difficile trovare personale che venga a lavorare solo per qualche giorno».
Cosa c’è di “italiano” nel tuo lavoro?
«La maggior parte della nostra clientela è italiana ed è anche una clientela fedele che ritorna periodicamente per celebrare i momenti importanti della vita, quindi cerchiamo di andare incontro ai loro gusti proponendo diversi piatti della nostra cucina ma non ci limitiamo solo a questo. Bisogna tenere presente un particolare. In questo settore la concorrenza è forte. È sempre una battaglia per mantenere il cliente. Alla fine facciamo tutti la stessa cosa. E allora mi chiedo: cosa possiamo fare di meglio degli altri? La sola cosa “differente” che possiamo fare è assicurarci che tutto sia fatto bene, dal cibo al servizio e quando il cliente esce dal nostro ristorante, deve uscire soddisfatto e contento su tutta la linea. Solo così, si riesce a “fidelizzare” il cliente».
Da Alex al padre Italo, che nel marzo del 1979 aprì il ristorante nel “Complexe Le Baron”, edificio costruito da suo padre Mario, uno dei “pionieri” della costruzione a St-Léonard. Italo è nato a Montreal da una famiglia d’origine molisana. «Mia madre – racconta – è di Indiprete e papà di Cantalupo, paesi della provincia di Isernia.
Come è nata l’idea di aprire un ristorante?
«Finita l’università in marketing e scienze politiche si è presentata la possibilità di occuparmi di queste sale da ricevimento, perché il Complesso, era stato appena ultimato e mi sono lanciato anche se, a dir la verità volevo fare altro. Mio padre, che è arrivato qui nel 1953, mi portava con lui sui cantieri; io imparavo tutti i segreti del mondo della costruzione (così come Alex ha imparato i segreti della ristorazione stando accanto a me) e da grande avrei voluto fare questo lavoro ma è arrivata la ristorazione e ora ci sono dentro da 34 anni. Da mio padre ho imparato tante cosa ma una in particolare è degna di essere ricordata: quando fai quello che ti piace non lavori mai. Mio padre ha 82 anni e continua ancora a lavorare ma lo fa tranquillamente, senza problemi, e non gli costa fatica perché ama molto quello che fa. E questo è il segreto della riuscita: amare quello che si fa. Il mondo della ristorazione è un mondo difficile: c’è molto ricambio, molti ristoranti non durano a lungo, c’è molto investimento e non solo finanziario ma anche personale, spesso sacrifichi un po’ della vita di famiglia perché sei sempre qui ma l’adrenalina e la passione per quello che fai fanno la differenza».
Dunque, la “storia” si ripete: da Mario ad Italo, ad Alex, che il fine settimana è aiutato anche dal fratello Massimo il quale, negli altri giorni, lavora in banca. La “relève” è in buone mani.
Intervista di f_intravaia