Possibile una visita del Pontefice in Canada. Le dichiarazioni del Pm Justin Trudeau
Dalla metà del XIX secolo, fino quasi alle soglie dell’anno 2000, oltre 150mila bambini dei popoli indigeni del Canada furono separati a forza dalle loro famiglie e trasferiti nelle scuole gestite dalla Chiesa cattolica, nate per assimilare i nativi.
Ai bambini veniva vietato di parlare la loro lingua. Spesso subirono maltrattamenti, violenze e, in numerosi casi, anche abusi sessuali. Molti di loro non tornarono mai a casa.
Dopo aver ascoltato per buona parte della settimana scorsa i tragici racconti e le testimonianze delle tre delegazioni dei popoli indigeni – Inuit, Meticci e Prime Nazioni – giunte appositamente in Vaticano dal Canada, Papa Francesco, nella giornata di venerdì 1° aprile, si è unito ai Vescovi Canadesi per chiedere «perdono a Dio e scusa per la deplorevole condotta da parte dei membri della Chiesa Cattolica», condotta bollata come un vero e proprio “genocidio culturale”.
«Ascoltando i vostri discorsi – ha detto il Pontefice rivolgendosi alle delegazioni – è emersa una bella immagine. Vi siete paragonati ai rami di un albero. Come loro, siete cresciuti in varie direzioni, avete attraversato diverse stagioni e siete stati anche sbattuti da forti venti. Ma vi siete ancorati con forza alle radici, che avete mantenuto salde. E così continuate a portare frutto, perché i rami si stendono in alto solo se le radici sono profonde.
Ma il vostro albero che porta frutto – ha continuato il Papa – ha subito una tragedia, quella dello sradicamento. La catena che ha tramandato conoscenze e stili di vita, in unione con il territorio, è stata spezzata dalla colonizzazione, che senza rispetto ha strappato molti di voi dall’ambiente vitale e ha provato ad uniformarvi a un’altra mentalità».
Sofferenze, discriminazioni, privazioni
«Così la vostra identità e la vostra cultura – ha continuato – sono state ferite, molte famiglie separate, tanti ragazzi sono diventati vittime di questa azione omologatrice, sostenuta dall’idea che il progresso avvenga per colonizzazione ideologica, secondo programmi studiati a tavolino anziché rispettando la vita dei popoli. È qualcosa che, purtroppo, avviene anche oggi, a vari livelli: le colonizzazioni ideologiche.
Attraverso le vostre voci – ha aggiunto Francesco – ho potuto toccare con mano e portare dentro di me, con grande tristezza nel cuore, i racconti di sofferenze, privazioni, trattamenti discriminatori e varie forme di abuso subiti da diversi di voi, in particolare nelle scuole residenziali. Quello che è avvenuto nelle scuole residenziali, dove venivano trasferiti con la forza i figli dei nativi per ricevere trattamenti talvolta inumani e sempre per essere privati della loro identità culturale è agghiacciante. È agghiacciante vedere come si è cercato di istillare un senso di inferiorità in quei ragazzi, spesso provocando traumi irrisolti divenuti traumi intergenerazionali».
Per tutti questi motivi Papa Francesco ha espresso «indignazione, vegogna e dolore per il ruolo che diversi cattolici hanno svolto in tutto quello che vi ha ferito».
Una visita in Canada a luglio
Papa Francesco ha concluso il suo discorso in Vaticano aprendo alla possibilità di una visita in Canada, molto probabilmente a fine luglio per la festa di Sant’Anna (26 luglio), la nonna di Gesù, a cui sono particolarmente devoti i nativi cattolici: «Sarò felice – ha detto il Pontefice – di beneficiare ancora dell’incontro con voi, visitando i vostri territori natii, dove vivono le vostre famiglie. Non verrò in inverno, da voi! Vi do allora l’arrivederci in Canada, dove potrò meglio esprimervi la mia vicinanza».
Le reazioni
Le scuse di Papa Francesco sono state ben accolte dalle delegazioni dei Nativi Canadesi che hanno visto in questo gesto, pur con dei distinguo, un primo sostanzioso passo verso la strada della riconciliazione: «Dietro l’indifferenza generale che è durata per secoli, le menzogne e le ingiustizie, Papa Francesco – ha commentato un rappresentante della delegazione Inuit – ha deciso di andare al cuore delle cose e dire delle parole che gli Autoctoni sognavano di ascoltare da tanto tempo».
«È stata una grande giornata.Vediamo ora il frutto della determinazione di tante persone che si sono battute per anni. Il messaggio – ha commentato Phil Fontaine, delle Prime Nazioni – è che non bisogna mai scoraggiarsi!»
Infine, il capo della delegazione delle Prime Nazioni, Gerald Antoine, ha visto le scuse come «delle tracce fresche d’alce nella neve allorché bisogna nutrire la famiglia. Vedo le possibilità che si offrono ma c’è ancora del lavoro da fare».
Trudeau: «Ora aspettiamo il Papa in Canada»
«Riconosco le scuse di Sua Santità Papa Francesco ai popoli indigeni per il ruolo della Chiesa cattolica romana nella gestione del sistema scolastico residenziale in Canada».
«Oggi – ha affermato in una nota scritta il Primo ministro canadese Justin Trudeau a proposito dell’avvenuto incontro in Vaticano tra le delegazioni autoctone e il Pontefice – al centro ci sono i sopravvissuti, le loro famiglie e coloro che non sono mai tornati a casa. Queste scuse non sarebbero avvenute senza i sopravvissuti che hanno raccontato le loro verità direttamente a una delle istituzioni responsabili, e hanno raccontato e rivissuto i loro ricordi dolorosi.
Per decenni – ha proseguito il PM – Prime nazioni, Inuit e Métis hanno chiesto al Papa di riconoscere gli abusi spirituali, culturali, emotivi, fisici e sessuali che i loro figli hanno subito mentre frequentavano queste scuole residenziali. Per decenni hanno aspettato scuse. La storia del Canada sarà per sempre macchiata dalla tragica realtà del sistema scolastico residenziale, che ha separato con la forza almeno 150.000 bambini indigeni dalle loro famiglie e comunità, spesso a grandi distanze, dove era loro proibito praticare la loro cultura e tradizioni, e parlare la loro le lingue. Per i sopravvissuti, le loro famiglie e le comunità, la dolorosa eredità del sistema scolastico residenziale vive con loro ogni giorno.
Attendo con impazienza – ha aggiunto Trudeau – che Sua Santità Papa Francesco si scusi in Canada su richiesta dei popoli delle Prime nazioni, Inuit e Métis. Oggi, riflettiamo tutti sul ruolo che possiamo svolgere nel percorrere il percorso condiviso di riconciliazione e tracciare un nuovo e migliore percorso verso il futuro – per i popoli indigeni e per tutti in Canada».
Verità e riconciliazione
Nel 2008 il Governo del Canada mise in piedi la Commissione “Truth e Reconciliation/Vérité et réconciliation” con il compito di documentare la storia e l’impatto del sistema dei pensionati (scuole residenziali), gestiti dai cattolici sugli Autoctoni del Canada, sulle loro famiglie, sui loro bambini. La Cammissione, sciolta nel 2015, accertò che molti bambini non tornarono mai a casa. Lo stesso anno il Governo canadese chiese scusa per questo oscuro passato. La Commissione parlò di “genocidio culturale”.
Il progetto “Missing Children”, bambini spariti, ha documentato in seguito la morte di oltre 4100 bambini. Nel 2021 è stata scoperta una nuova fossa comune, presso la Kamloops Indian Residential School, aperta dal 1890 e gestita dal 1892 dalle suore Oblate di Maria Immacolata, chiusa poi nel 1978. Il Pm Trudeau ha detto in quell’occasione che era un “doloroso pro memoria di un capitolo vergognoso della storia del nostro paese”. In quella circostanza aveva rinnovato l’invito al Papa affinché si recasse in Canada per affrontare la questione. Invito che ora sembra diventare una realtà.