A colloquio con Antonia Lo Giudice, “life-coach”, motivatrice e autrice di libri
Capita nel corso della nostra esistenza di vivere dei momenti di difficoltà, di confusione, in cui ci si sente bloccati, incapaci di guardare avanti, di vivere fino in fondo i propri desideri, i propri sogni, le proprie passioni.
A volte basta una “spinta” al momento giusto per sbloccarsi e cominciare a spiegare le ali verso quel traguardo che sembrava irraggiungibile. E questa “spinta” può arrivare, oltre che da sé stessi, proprio da persone come Antonia Lo Giudice che, dopo aver superato numerose difficoltà, ha trovato la sua piena dimensione nella professione di “life-coach”, “allenatrice dell’anima”. Una persona, dunque, capace di guidare un essere umano verso un percorso di vita più soddisfacente, verso la piena realizzazione di sé stessi. Come?
«Dopo aver fatto degli studi in campo sociale – spiega Antonia nata a Montréal da genitori d’origine siciliana – ho dovuto lasciare per aiutare la famiglia in difficoltà. Ho iniziato a lavorare per una grande azienda e mi sono trovata a gestire il personale, ad occuparmi del loro sviluppo e della crescita all’interno dell’azienda. Mi sono accorta che adoravo questo genere di situazioni e che ero capace di motivare le persone in modo che potessere esprimere tutto il loro potenziale. Molte di loro sono salite di grado e nel tempo hanno assunto ruoli dirigenziali importanti.
Ho fatto questo lavoro per 12 anni, poi mi sono accorta che l’azienda badava più alle cifre e meno all’aspetto motivazionale degli impiegati. Così, forte della mia esperienza, ho deciso di lasciare e di creare una mia propria impresa online di “life-coaching”. Poiché anche mio marito aveva creato una sua impresa online ci siamo detti: visto che possiamo gestirle ovunque nel mondo perché non viaggiare allo stesso tempo?»
Il Sud America
«I viaggi – prosegue Antonia – sono sempre stati una nostra passione. Così siamo partiti per l’America del Sud: Argentina, Colombia, Nicaragua, ecc., imparato lo spagnolo, preso dei corsi specifici e iniziato a dare atelier e conferenze nelle università. Non volevo essere una psicologa. Mi interessa scoprire, ed eventualmente aiutare a rimuovere, quei blocchi mentali, culturali, familiari, che limitano una persona a vivere pienamente la propria vita, che limitano a perseguire i propri sogni costringendoli a metterli da parte.
Faccio un esempio: se cresco con il pensiero che devo andare a scuola, devo diventare avvocato, formare una famiglia, avere figli, fare questo e fare quello, non c’è più spazio per decidere, autonomamente, cosa fare della mia vita. La società, la famiglia, l’entourage mi impongono una strada da seguire che forse non è quella che voglio veramente percorrere. In altre parole mi hanno messo in “stand by”, in attesa. Il mio sogno è sempre stato quello di scrivere un libro ma tutti me lo sconsigliavano, mi dicevano “non hai un futuro con questo tipo di cose, non vale la pena”, allora questo modo di pensare mi ha bloccato, mi ha creato un senso di frustrazione difficile da rimuovere.
Il “life-coach” aiuta ad ascoltare il proprio corpo, a capire quali sono i desideri più profondi e a farli emergere, a prendere il sopravvento sulla “routine”. Aiuta a trovare risposte che sono nascoste dentro di noi, aiuta a liberare le energie, ad eliminare quei blocchi mentali che limitano il proprio senso di compiutezza e ad andare verso quello che ti senti di fare, non verso quello che “devi” fare. Certo – aggiunge – non è facile ricominciare, cambiare, uscire dalla propria zona di conforto; costa fatica, significa rimuovere ostacoli e paure, passare attraverso situzioni sgradevoli o difficili. Quando faccio qualcosa che mi piace non vuol dire che sia necessariamente facile arrivare a farla, il percorso può essere difficile e doloroso ma sormontare gli ostacoli aiuta a raggiungere il nostro obiettivo».
I libri
«La gente – afferma la motivatrice – vuole tutto e subito, ma questo non è possibile. Ho scritto un libro, “The Lollipop Triumph – A memoir of surviving my picture-perfect family” e ho impiegato due anni a farlo. Questi due anni sono stati facili? Per niente! Spesso rimanevo bloccata davanti al computer. Il libro parla della mia infanzia, dei problemi che ho avuto, in particolare con mio padre. Se ho impiegato 2 anni per scriverlo, ci sono voluti 20 anni per “maturarlo”.
Nel corso della mia esperienza di “life-coaching” mi sono accorta che una delle ragioni per le quali la gente vive con un dolore profondo dentro di cui non sanno cosa fare e che spesso limita le loro azioni, è che non hanno mai accettato, o non si sono mai confrontati con quello che hanno vissuto. Io ho vissuto dei momenti difficili con i miei genitori ma ho scritto il libro non perché volevo autocommiserarmi ma per aiutare il prossimo e far capire che non è da solo, ci sono altri che hanno vissuto le stesse esperienze negative e che sono riusciti a venirne fuori.
Mi sono resa conto che le persone che hanno vissuto momenti difficili con i loro genitori non sono necessariamente “cattive” perché anche loro, a loro volta, hanno vissuto dei momenti complicati e non sono riusciti a superarli portandosi dentro il loro dolore.
All’epoca ero arrabbiata con mio padre. Quando, in ospedale, ho saputo i motivi del suo dolore, il più bel regalo che potessi farmi e che potessi fargli era ed è stato il perdono. Voleva una seconda opportunità, voleva rinconciliarsi con me, purtroppo non c’è stata la possibilità perché poi è deceduto. Ma il perdono toglie la collera, le frustrazioni, fa entrare aria fresca. Il giorno in cui l’ho perdonato il blocco è stato rimosso e la mia vita è cambiata completamente».
Antonia Lo Giudice ha scritto anche un altro libro dal titolo “Stop hiding and discover yourself!”, una guida per imparare a scoprire e superare i propri blocchi mentali.
Che consiglio possiamo dare alla gente per vivere meglio la propria esistenza?
«Come prima cosa – conclude Antonia – rendersi conto dell’abbondanza, di tutto quello che abbiamo nella vita e che spesso non apprezziamo perché vogliamo sempre di più.
La seconda è di eliminare il superfluo, le “piccolezze”, le cose che non hanno un vero significato nella nostra vita.
Infine, ad una donna colombiana di 90 anni in ottima salute, che non prende una medicina, ho chiesto: “Qual è il tuo segreto?” La risposta è stata: “Farsi gli affari propri”. In che senso? Quello che le persone pensano di te, quello che la gente fa, cosa succede nel futuro, non è il tuo “business”. Il tuo “business” è … adesso!»
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