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19:06pm11 Luglio 2022 | mise à jour le: 11 Luglio 2022 à 19:08pmReading time: 6 minutes

Costruire l’Italia del futuro ed esportarla

Costruire l’Italia del futuro ed esportarla
Photo: Foto cortesia ArexpoIgor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo, davanti alla sede di adMare BioInnovations a Montréal, centro di innovazione specializzato in Scienza della vita

Intervista ad Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo (Milano) in visita nel Québec

Nell’area che ha ospitato Expo Milano 2015, la grande esposizione universale svoltasi dal 1º maggio al 31 ottobre 2015 dal titolo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, sorgerà entro il 2030 un grande distretto dedicato alla ricerca scientifica e all’innovazione. Il progetto prende il nome di MIND (Milano Innovation District) e costituisce un importante programma di trasformazione e rigenerazione urbana.

In visita a Montréal e nel Québec per una serie di incontri, il Corriere Italiano ha avuto il piacere di discutere di questo importante tema della rigenerazione delle aree urbane con Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo, la società che gestisce tale grande progetto innovativo all’avanguardia per l’Italia e per l’Europa, e che sta suscitando l’interesse anche della “Belle Province”.

«La Arexpo – spiega Igor De Biasio – è una società pubblica. I nostri soci maggiori sono il Ministero dell’Economia, la Regione Lombardia e la Città di Milano, ed ha come missione quella di rigenerare l’area che a Milano fu di Expo 2015. In quell’area stiamo costruendo un distretto dell’innovazione e lo stiamo collegando ad altre zone di innovazioni nel mondo con cui abbiamo stretto degli accordi. L’ottica è quella di poterci scambiare le “best practices” e costruire un percorso per poter offrire ai nostri talenti, agli studenti ed alle start-up delle occasioni di investimento comune. Alcuni mesi fa – continua – abbiamo sottoscritto un accordo con il Ministero dell’Innovazione del Québec proprio per poterci scambiare tali “best practices” e per poter costruire dei ponti per eventuali scambi fra talenti, studenti, imprese e “venture-capitalist”.

In questo contesto, nella settimana del 20 giugno abbiamo avuto una fitta serie di incontri istituzionali con i direttori generali dei vari ministeri del Québec, con i responsabili delle zone di innovazione di Sherbrooke, di Bromont e del Technopôle Angus a Montréal, del MILA, l’Istituto dell’Intelligenza Artificiale del Québec e di altri istituti di ricerca del Québec, proprio per costruire quel famoso ponte e far si che Italia e Québec, grazie ad Arexpo ed al Governo del Québec, possano costruire insieme un percorso di innovazione».

 

Cosa state realizzando a Milano?

«Si tratta – risponde – di un’area più o meno di un milione di metri quadrati e che ospiterà al suo interno sia soggetti pubblici che privati. Il nostro distretto si chiama “MIND”, acronimo di “Milano Innovation District”, un’area che oggi è più o meno terminata al 20%; il progetto finirà nel 2030 e per quella data ospiterà 70.000 persone tutti i giorni. È un progetto da 4 miliardi di euro, di cui un miliardo e mezzo di investimenti pubblici e due e mezzo di investimenti privati. Noi la chiamiamo la “Silicon Valley”, europea. È il progetto più importante che c’è oggi in Italia in termini di rigenerazioni urbane ed aree di innovazione che si basa sulla scienza della vita e sulla tecnologia.

Abbiamo portato nel distretto l’Università Statale di Milano, che si sta spostando dalla sua sede storica nel centro di Milano e sta costruendo un nuovo campus; abbiamo il Centro di ricerca “Human Technopole”, finanziato in larga parte dal Governo italiano con 140 milioni di euro all’anno. Abbiamo già 300 ricercatori che lavorano su DNA, genomica, malattie rare, medicina di precisione ed altro ancora e avremo, come altro elemento pubblico, l’ospedale Galeazzi, il più moderno e il più innovativo d’Italia che sarà inaugurato ad inizio settembre. Queste tre “àncore” – come le definiamo noi – sono dei soggetti pubblici con cui tutte le imprese private che oggi stanno arrivando nella nostra area di innovazione collaborano, creando un ecosistema in un unico luogo ma molto ampio, con una valenza internazionale. È come se stessimo costruendo un’unica grande città da 70.000 abitanti, la maggior parte dei quali non vivrà lì ma ci verrà per lavorare, visto che l’area è ben collegata a tutte le principali reti di trasporto. Perlopiù saranno dei giovani, degli studenti, dei ricercatori, dei tecnici, del personale medico e infine il personale delle varie aziende internazionali che si stanno installando».

 

Perché proprio il Québec?

«Perché – afferma – è una delle province che a livello mondiale ci sembrava tra le più interessanti per poter creare una situazione reciproca di sviluppo. Poi a Montréal abbiamo scoperto una comunità italiana molto grande e molto attiva, abbiamo visitato la Petite Italie e la Camera di commercio italiana in Canada; tutto questo costituisce un ulteriore valido motivo per stringere delle alleanze. Abbiamo già istituito un comitato bilaterale e iniziato a discutere di eventuali progetti comuni da portare avanti. Devo poi sottolineare il fatto – aggiunge – che qui in Québec abbiamo trovato molto interesse per i nostri progetti perché abbiamo molti punti in comune.

La visita alla Camera di commercio italiana in Canada. Da sin.: Daniela Virone, direttrice CCIC; Igor De Biasio, a.d. di Arexpo; Carmine d’Argenio, presidente CCIC; Silvia Costantini, Console Generale d’Italia a Montréal e Alberto Mina, dir. relaz. Internaz. Arexpo

Le aree di innovazione che il Québec ha istituito o vuole istituire sono uguali alle nostre: la Scienza della vita, la tecnologia, la mobilità, l’intelligenza artificiale e la microelettronica. Tutto ciò permette di portare avanti dei progetti comuni perché oggi l’innovazione non si fa da soli, più ci si mette insieme, più si arriva ad una soluzione innovativa importante. È un modo per creare una piattaforma comune su cui poi ognuno si può inserire e dare il proprio contributo.

Ma al di là di tutto questo – aggiunge Igor De Biasio – l’elemento per noi importante è far conoscere, attraverso questi accordi internazionali, un pezzo d’Italia che a volte si conosce meno. Un’Italia che è all’avanguardia, anche dal punto di vista teconologico. Ci piace portare questa parte d’Italia all’avanguardia nel mondo per fare innovazione comune ma anche per usarla come “soft-diplomacy”, per costruire dei legami che rafforzino il valore del brand italiano nel mondo. Siamo, dunque, orgogliosi di avere un progetto di questa caratura, un’eccellenza riconosciuta dalla stessa Europa, ed è per noi un motivo d’orgoglio portarlo in giro per il mondo».

 

 

 

 

 

 

 

 

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