Tutta la magia delle bolle di sapone

16:41 16 Agosto 2022

Michele Cafaggi e le sue bolle di sapone

Lo spettacolo “Fish & bubbles” di Michele Cafaggi all’ItalfestMTL

 

“A cavallo” delle sue eteree e volteggianti bolle di sapone, con le quali gira il mondo da diversi anni, Michele Cafaggi è approdato anche nel Québec dove lo scorso fine settimana si è esibito nel quadro del “Festival des traditions du monde” di Sherbrooke e dove, venerdi 19 (ore 16  e 19) e sabato 20 (ore 15 e 19), si esibirà, nel Quartiere degli spettacoli, a Place des Arts, nell’ambito della 29° edizione dell’ItalfestMTL.

Michele, per la prima volta in Canada, grazie al sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, presenterà lo spettacolo di teatro-circo “Fish & bubbles” «che racconta – spiega l’artista – la storia di un pescatore che arriva in una piazza e viene perseguitato da una nuvoletta dispettosa che lo annaffia. Invece di prendere pesci, dalla sua canna da pesca escono solo bolle di sapone, come se fosse un pescatore di emozioni! Sono un clown, ho studiato l’arte di far ridere senza parlare, di far ridere attraverso le mie azioni fisiche usando diversi espedienti come la giocoleria, la magia, l’arte del mimo e la tecnica delle bolle di sapone giganti.

Nei miei spettacoli –afferma – mischio tutte queste esperienze per dare vita ad un intrattenimento comico senza parole. Niente di profondo ma una gran voglia di comunicare leggerezza e allegria, di stare in contatto con il pubblico, di emozionarsi insieme a lui».

 

Come si fa a fare delle bolle di sapone giganti? Hai sviluppato una tecnica particolare?

«C’è una grande lavoro di ricerca innanzitutto sulla “ricetta segreta” ovvero sul liquido che utilizzo, il sapone, frutto di intrugli pseudo-chimici, glicerine e addensanti. Ma non solo. Quello che mi piace molto è lo studio dell’oggetto che fa le bolle. Posso farle con le mie mani, con il mio corpo ma sono sempre alla ricerca di un oggetto, fantastico o magari quotidiano, che possa creare stupore come un ombrello con un buco, una scarpa, uno strumento musicale. Ad esempio in uno dei miei spettacoli, faccio le bolle di sapone con un violino e un clarinetto. La mia ricerca è volta a trovare la meraviglia nell’ordinario. È come dire al pubblico: guarda che davanti a te c’è un oggetto ordinario il quale, con un po’ di fantasia e qualche piccolo ritocco, può diventare un sogno, qualcosa di liberatorio».

 

Qual è la reazione del pubblico di fronte alle tue bolle di sapone?

«Stupore, risate, meraviglia; di eccitazione nei bambini che a volte è difficile contenere. Cerco sempre di stimolare e di tenere viva l’attenzione del pubblico. Fino a tre anni fa lo coinvolgevo di più, poi a causa della pandemia ho dovuto rivedere il mio modo di fare ma ora le cose stanno ritornando alla normalità per cui ci sono degli spettacoli in cui metto una persona in una bolla di sapone oppure faccio dei piccoli giochi con dei volontari. Sono gli elementi che mi permettono di tenere il contatto con il pubblico il più vivo possibile in modo che ci sia uno scambio di energia, una partecipazione più attiva. A volte improvviso sull’onda della reazione del pubblico, soprattutto all’inizio di un nuovo spettacolo. Le prime uscite sono sempre abbastanza sperimentali, si provano delle cose poi quando funzionano vengono sedimentate. Però anche in uno spettacolo rodato da anni c’è sempre spazio all’improvvisazione perché ogni volta è una nuova avventura, posso trovare un pubblico che reagisce in modo diverso rispetto al giorno precedente, posso essere disturbato da qualcosa, dal vento, dalla pioggia, soprattutto negli spettacoli all’aperto, cerco di stare all’erta e di prepararmi ad ogni evenienza. Tutto ciò rende lo spettacolo mai uguale a sé stesso. A volte può essere frustrante, altre può essere un’incognita e una sfida piacevole da raccogliere insieme al pubblico».

 

Ho sentito parlare di “Dottor Sogno”. Chi è?

«Lavoro per una Fondazione che si chiama “Theodora”. Da più di 30 anni sono un dottore-clown, vado una volta a settimana all’interno di un reparto oncologico-pediatrico. Cerco di portare un po’ di gioia e di leggerezza così come quando mi esibisco davanti al pubblico ma devo anche assorbire tutto quello che trovo e riportarmelo a casa. È un’esperienza emotivamente molto intensa e molto bella e sono felice di far parte di questo gruppo che lavora in ospedale».

 

Affascinato dal teatro di strada

Michele Cafaggi è nato a Genova ma è cresciuto a Milano dove la famiglia si era trasferita per lavoro. «Da piccolo – racconta – andavamo in vacanza in vari paesi d’Europa con la roulotte, vedevo esibirsi gli artisti di strada, clown, giocolieri, mangiafuoco e ne rimasi affascinato. È una cosa che mi è rimasta nel cuore. E appena ho potuto, a 17-18 anni, ho iniziato a dedicarmi a questo tipo di attività. Ho studiato Legge e parallelamente ho frequentato una scuola di circo a Parigi, ho studiato con dei clown, ho studiato improvvisazione teatrale per cercare di capire le regole alla base di questo lavoro difficile e bellissimo al tempo stesso. Quest’anno sono 30 anni che pratico questo lavoro, mi auguri di poterlo fare per almeno altri 30».

 

 

 

 

 

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