Caroline Lachance parla della scomparsa del figlio David. Il problema delle intimidazioni a scuola
Foto cortesia
LA TESTIMONIANZA – Era il 9 febbraio del 2009. David Fortin aveva 14 anni. «Quella mattina mio figlio – racconta la mamma Caroline Lachance – mi chiese di accompagnarlo a scuola ma non potevo. Lui mi disse: “Va bene, non fa niente!”».
La famiglia Fortin vive ad Alma, nella zona del Lac-Saint-Jean. La scuola è a cinque minuti d’autobus e a una ventina di minuti a piedi: «Ho sentito la porta chiudersi, l’ho visto uscire di casa e avviarsi verso la fermata, all’angolo della strada, a pochi passi. Da quel momento – continua – non l’ho più rivisto!».
Cosa è successo?
«Dopo 9 anni – risponde la mamma – non lo sappiamo ancora. Quell’autobus non lo ha mai preso. È salito su una macchina? È andato a scuola a piedi? Non sappiamo. Tutto ciò che si sa è che David sarebbe stato visto in un paio di posti a circa due ore da Alma».
Aveva notato qualcosa di strano nel suo comportamento?
«David era un ragazzo tranquillo. Da un po’ di tempo, però, non mi parlava più di quello che viveva a scuola, cioè il problema delle intimidazioni, perché sapeva che ciò poteva ferirmi in qualche modo e non voleva inquietarmi ulteriormente. So che il giorno precedente la sua scomparsa qualcuno gli aveva “promesso” un pugno».
Ma la scuola era a conoscenza del problema dell’intimidazione?
«No! La scuola non ha fatto niente per risolverlo. I ragazzi che lo intimidivano hanno incontrato le autorità; i loro genitori non erano al corrente che i propri figli intimidivano altri bambini, sono rimasti sorpresi; altri hanno giocato a fare “lo struzzo”, negando che il proprio figlio potesse essere un bullo, uno che fa delle intimidazioni».
La polizia ha fatto tutto il possibile per ritrovarlo?
«Sì, hanno fatto molti sforzi, e non solo qui ad Alma. La notizia della scomparsa di David è stata molto mediatizzata. Questa storia ha fatto in modo che molti giovani trovassero il coraggio di denunciare il fenomeno dell’intimidazione. Ora se ne parla sempre di più e nelle scuole sono stati creati dei piani di intervento».
Che ruolo ha avuto Réseau Enfants-Retour?
«Mia cognata ne aveva sentito parlare. Siamo entrati in contatto e da allora abbiamo sviluppato dei legami molto stretti. RER è come una famiglia. Ci hanno aiutato e appoggiato in tutti i modi; hanno subito preparato i poster informativi, ci hanno consigliato su come agire con la polizia e con la stampa e dopo 9 anni continuano a darci i “mezzi” per coltivare la speranza. Inoltre, ho sviluppato un legame particolare con la direttrice Pina Arcamone. La chiamo: “Ma petite maman”. Per me è veramente come una seconda madre. Sono privilegiata a conoscerla!»
Cosa si può fare per contrastare l’intimidazione?
«Intervenire rapidamente. Sedersi con la direzione della scuola per individuare delle soluzioni. Se fanno finta di niente andare a parlare direttamente con le Commissioni scolastiche. E se anche in questo caso non succede nulla rivolgersi alla stampa, nessuno ama una “pubblicità” negativa! In ultima analisi rivolgersi alla polizia.
Qual è il vostro stato d’animo dopo 9 anni?
«Non abbiamo mai perso la speranza di poter ritrovare David, è ciò che ci permette di andare avanti. Ci siamo dovuti “rifare” una vita, abbiamo dovuto imparare a vivere con questo problema, ci siamo saldati ancora di più e poiché abbiamo un’altra figlia, che oggi ha 22 anni, dobbiamo continuare a guardare avanti. Approfittiamo di questa occasione per dire a David che lo amiamo sempre e che lo aspettiamo ancora, e se qualcuno avesse delle informazioni a riguardo può sempre contattare Réseau Enfants-Retour o il servizio di polizia. Anche dopo 9 anni non è mai troppo tardi per trovare la strada della verità».
Le cifre di un dramma
· In 33 anni di esistenza RER ha aiutato la polizia a ritrovare 1332 bambini scomparsi.
· RER ha insegnato a più di 100mila giovani quali comportamenti adottare per non diventare vittime di aggressioni e abusi.
· Nel 2017 RER ha aperto 144 nuovi dossier; di questi 125 si sono risolti felicemente.
· Attualmente vi sono ancora più di 100 dossier aperti relativi a casi che si protraggono negli anni.
· Nel 2016, attraverso il Canada, sono stati registrati più di 41.000 casi di bambini spariti, 6308 nel Québec.
· Il 90% dei bambini sono stati ritrovati sani e salvi nei giorni seguenti la loro sparizione.
· Nell’1% dei casi la sparizione è dovuta all’azione di “predatori sessuali” che, purtroppo, spesso, si risolve tragicamente.
Réseau Enfants-Retour, 950, av. Beaumont, bureau 103 Montréal; tel.: 514-843-4333.
Sito web: www.reseauenfantsretour.ong; info@reseauenfantsretour.ong. Tutti servizi sono gratuiti.