Incontro con Pina Aracamone, direttrice di "Réseau Enfants-Retour"
Foto f_intravaia
Direttrice generale di “Reseau Enfants-Retour” dal 2000, Pina Arcamone ne ha visti tanti di casi di bambini scomparsi. La maggior parte delle volte, fortunatamente, essi vengono ritrovati o tornano a casa dopo un tentativo di fuga.Qualche volta, purtroppo, non ritrovano più l’abbraccio dei propri genitori.
«Il mio, il nostro – afferma Pina – non è un lavoro dal lunedì al venerdi, dalle 9 alle 17, è una “missione”. Quando un bambino scompare non esistono altre priorità!»
L’organismo Réseau Enfants-Retour (RER) è nato nel 1985. «Fu creato – spiega– in seguito al rapimento, avvenuto in pieno giorno a Montréal, di Maurice Viens, un bambino di 4 anni. Era il 1° novembre del 1984, il giorno dopo Halloween! Un uomo aveva messo sul sedile della sua auto delle caramelle per attirare i più piccoli. Maurice, nella sua innocenza, vide i “bonbons” e salì in macchina. Il suo corpo fu ritrovato 5 giorni dopo».
RER è nato proprio per aiutare i genitori a ritrovare i figli scomparsi. «Li appoggiamo e li sosteniamo – afferma – in tutti i modi possibili. Prepariamo gli avvisi di ricerca (i poster), chiediamo aiuto alla comunità, diffondiamo la notizia della scomparsa su tutti i media, cerchiamo di raccogliere più informazioni possibili che possano essere utili alla polizia con cui collaboriamo strettamente.
L’aspetto che più mi piace del mio lavoro e della nostra organizzazione – continua Pina – è quello della prevenzione e dell’educazione. Abbiamo dei programmi informativi per le scuole e per i genitori: spieghiamo o diamo consigli utili, sia agli uni che agli altri, su come comportarsi per evitare problemi che poi possono avere conseguenze anche tragiche. Ci occupiamo dei bambini fino ai 18 anni ma in alcuni casi la ricerca prosegue anche nel tempo, non possiamo e non vogliamo rifiutare il grido di dolore di una mamma!».
Mio figlio/a non è tornato a casa. Che faccio? Come funziona il vostro aiuto?
«La prima cosa da fare è chiamare la polizia e fare una denuncia scritta. Il nome del bambino deve essere inserito nella banca dati del “CPIC”(Canadian Police Information Centre/Centre d’information de la police canadienne). Poi, se la polizia o la famiglia stessa ci chiamano allora interveniamo mettendo a disposizione i nostri servizi. Per prima cosa, cerchiamo di rassicurare i genitori per dire loro che non sono soli. Sono sconvolti, vivono un incubo e non vedono la situazione in modo chiaro. Chiediamo tutte le informazioni possibili sul figlio/a e una foto per fare il poster. Non facciamo il lavoro della polizia, lo affianchiamo. Iniziamo a lavorare con la nostra rete di partner: il servizio di taxi, i camionisti, gli agenti di sicurezza dei centri commerciali, i fast-food, i cinema, ecc., chiediamo loro se hanno visto qualcosa, abbiamo bisogno di “occhi”».
Perché i bambini scappano di casa?
«I motivi possono essere tanti. Chiediamo ai genitori: è la prima volta che lo fanno? Avete litigato? È successo qualcosa a scuola? Si è lasciato con il ragazzo/a?
Proviamo a capire chi sono questi giovani e, indirettamente, chi sono i loro genitori. Scappano perché cercano più libertà? Perché hanno problemi di alcolismo o di droga? Ritengono che i genitori siano troppo severi? Sono vittime di intimidazione? Di abusi sessuali o di violenza psicologica all’interno stesso della famiglia? Esistono poi i casi di “rapimento di famiglia”; sono il 15% del totale, avvengono quando un genitore è in rotta di collisione con l’altro, abbandona la casa e si porta via il figlio/a.
Più ne sappiamo e più possiamo aiutare a ritrovare i bambini. Se necessario chiediamo aiuto ai media per dare la possibilità ai genitori di inviare un messaggio di speranza e ai giovani di riceverlo, per non farli sentire abbandonati!»
Cosa si deve fare, o non fare, per evitare le fughe, le scomparse, i rapimenti?
«Soprattutto parlare, comunicare, discutere con i propri figli. Mettere da parte tv, cellulari e altro e trovare un momento nella giornata per farlo. È estremamente importante per capire se c’è qualcosa che non va. È il primo passo per risolvere problemi che potrebbero diventare gravi. Bisogna stabilire questo dialogo fin da quando sono piccoli perché poi, soprattutto quando sono adolescenti, diventa più difficile farlo. Gli adolescenti sono alla ricerca di una maggiore autonomia, si distaccano dai genitori, cercano la loro identità. Dobbiamo sapere quali siti frequentano, quali applicazioni utilizzano, chi incontrano, dobbiamo parlare loro dei pericoli che esistono e se abbiamo delle difficoltà a comunicare con loro ci sono delle organizzazioni che possono aiutare a farlo. Il genitore perfetto non esiste e i bambini non vengono al mondo con il manuale delle istruzioni! Non dobbiamo vergognarci di chiedere aiuto prima che sia troppo tardi!».
Cosa devono fare i Bambini?
· Devono chiedere il permesso ai genitori prima di andare a casa di un amico; i genitori devono sapere dove si trovano e con chi.
· Devono essere accompagnati o preferibilmente muoversi in gruppo, in tal modo c’è più sicurezza: qualcuno che vuole fare del male cerca un bambino che è da solo.
· Devono sapere dove poter chiedere aiuto, devono avere delle persone di fiducia in caso i genitori non siano disponibili: un vicino di casa, un nome, un numero di telefono, un indirizzo a cui rivolgersi in caso di necessità.
· Bisogna insegnare loro che hanno tutto il diritto di dire “NO” a qualcuno che li tocca in maniera strana, anche all’interno della propria cerchia di conoscenze (nel 90% dei casi subiscono abusi da qualcuno molto vicino a loro).
· I “segreti” fanno male, sono un peso a volte insopportabile da tenere, meglio confidarsi con i propri genitori!
Réseau Enfants-Retour, 950, av. Beaumont, bureau 103 Montréal; tel.: 514-843-4333.
Sito web: www.reseauenfantsretour.ong; info@reseauenfantsretour.ong. Tutti servizi sono gratuiti.