Incontro con i gioiellieri Annegret Morf ed Antonio Serafino
Foto f_intravaia
«Oggi, grazie all’utilizzo del laser e delle nuove tecnologie – spiega Antonio Serafino – si sono aperte nuove opportunità nel campo della gioielleria. I gioielli, con le relative pietre preziose, si possono tagliare, scomporre e risaldare senza dover necessariamente rifare tutto da capo».
«In tal modo i costi si abbassano e con delle piccole trasformazioni si può creare qualcosa di più moderno. Le mode cambiano e bisogna adeguarsi. In un certo senso anche i gioielli “invecchiano” e allora si cerca di dargli una nuova veste, più aderente al gusto di oggi. Personalmente –prosegue – credo molto nell’uso delle nuove tecnologie applicate alla lavorazione dei gioielli. È chiaro che bisogna avere anche un’esperienza al banco, una conoscenza delle fasi tradizionali della lavorazione dei gioielli, altrimenti diventa un problema lavorarli adeguatamente. Lo notiamo con le nuove generazioni. Con i nuovi programmi di disegno 3D (tridimensionale) è molto facile creare, ad esempio, un bell’anello. Dalla stampante esce il modello più o meno in plastica ma poi quel modello deve essere trasformato in metallo e se non hai l’esperienza del banco iniziano i problemi: la saldatura, la modellatura, la forma, l’incastonamento delle pietre non si improvvisano, sono cose che bisogna imparare».
Da Firenze allo Studio Serafino
E di “cose” riguardanti l’oreficeria Antonio ed Annegret ne hanno imparate molte. Il loro “percorso”, che li ha portati fino a Montréal, si è incrociato a Firenze una trentina di anni fa. Annegrett, nata a Basilea, in Svizzera, da madre montrealese, era andata nella città toscana per studiare il restauro di opere d’arte. Antonio, d’origine napoletana, faceva tavolini e lampadari in ferro battuto. Poi lei si è messa a fare la liutaia, costruiva violini, e lui a studiare per diventare orafo.
«Abbiamo aperto un negozio che è andato molto bene fino a quando, eravamo nel 1997, ricevette la “visita” dei ladri! In una notte mi hanno portato via tutto», esclama Antonio. «Abbiamo ricominciato ma le cose non funzionavano più come prima e fu in quel momento – aggiunge Annegrett – che mia madre ci propose di trasferirci a Montréal dove risiedevano già mio fratello e mia sorella, entrambi nati qui».
Foto cortesia
«Abbiamo chiuso il negozio – prosegue l’orafo – saldato la merce, messo tutte le nostre attrezzature in un container e siamo sbarcati a Montréal nel gennaio del 1999. Avevo inviato, precedentemente, dei CV e alcune ditte mi hanno chiamato. Ho iniziato a lavorare, mi hanno fatto tutti i documenti necessari per la residenza e mi sono messo a studiare le lingue. Ho lavorato per varie aziende orafe tra cui Birks. Il fatto di essermi portato tutti gli strumenti di lavoro dall’Italia mi ha permesso, tra l’altro, di cominciare a crearmi una mia clientela».
«Nel 2005 – interviene Annegret – abbiamo deciso di mettere tutte le nostre energie insieme. Ho lasciato il mio atelier di liuteria, ho preso dei corsi e ho iniziato anch’io a fare dei gioielli, in casa, anche perché a me piace moltissimo creare e lavorare manualmente. Vendevamo le nostre produzioni in occasione di Saloni e Fiere. Poi, però, abbiamo cambiato strategia e siamo venuti in questo edificio della via Cathcart, nel centro di Montréal, che riunisce numerosi atelier di gioielleria, per aprire il nostro spazio dove poter creare, riparare, modificare gioielli per conto nostro e per conto terzi». Oltre a creare gioielli Antonio insegna, corsi di base e corsi di specializzazione per altri gioiellieri, all’École de joaillerie de Montréal dove anche Annegret ha tenuto dei corsi sull’integrazione delle perle nei gioielli.
Diversificare e sviluppare
«Lo dico sempre ai miei allievi», prosegue Antonio. «Nel nostro mestiere è importante diversificare, lavorare per i “grandi” come Birks ma anche per i più “piccoli” o per il cliente singolo che vuole fare una sopresa ad un proprio caro o vuole modificare un goiello di famiglia. Noi siamo aperti a tutte le soluzioni, spesso ci sediamo con il cliente per tracciare un percorso insieme. La mia soddisfazione più grande – aggiunge Antonio a cui piace particolarmente lavorare l’oro – è vedere un cliente indossare, contento, una nostra creazione. I goielli che tendiamo a fare di più sono gli anelli; partiamo da lì per sviluppare una collezione: orecchini, collane, bracciali; mi piace molto creare un insieme di oggetti che si assomigliano ma che hanno una funzione diversa. In fin dei conto la nostra è una professione … magica! Lavoriamo con la bellezza. Vado a casa la sera e non vedo l’ora di tornare per finire il gioiello che ho iniziato il giorno prima o per sviluppare un’altra idea. È un mestiere che non cambierei con nessun’altro lavoro al mondo!».
Info: www.serafinoworld.com