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16:03pm10 Aprile 2019 | mise à jour le: 10 Aprile 2019 à 16:03pmReading time: 6 minutes

Con L’Aquila nel cuore

Con L’Aquila nel cuore
Photo: Foto F. IntravaiaClaudio Palmisano

Sono passati dieci anni da quella terribile notte in cui (erano le ore 03,32 del 6 aprile 2009), un violento terremoto distrusse una buona parte della città de L’Aquila, e della sua provincia, provocando oltre 300 morti, più di 1800 feriti e ben 10 miliardi di euro di danni stimati.

Ingegnere, pianista, compositore e commediografo, Claudio Palmisano, 54 anni, foggiano di nascita ma aquilano d’adozione, oggi residente a Montréal, ha vissuto in prima persona, con la sua famiglia, quei drammatici momenti che ha voluto raccontare, insieme al suo singolare percorso di vita, nel corso di una conferenza tenutasi il 4 aprile scorso all’Istituto Italiano di Cultura di Montréal.
Dopo aver studiato al Conservatorio di musica di Foggia, Palmisano si è iscritto alla facolta d’Ingegneria dell’Università de L’Aquila, portando a termine i suoi studi non prima di un’esperienza di qualche anno nell’Esercito in qualità di ufficiale.
Entrato di ruolo come insegnante, Claudio Palmisano, dopo alcune supplenze in Abruzzo, è andato ad insegnare Fisica in Lombardia dove è rimasto per 10 anni, portando avanti parallelamente la sua attività professionale di ingegnere esperto in problemi idrogeologici, energetico-ambientali e in energie rinnovabili.

«Nel 2005 – racconta Palmisano – dopo aver vissuto a Novara e lavorato tra Milano, la sua Provincia e la sua Regione decidemmo, insieme a mia moglie, di ritrasferirci a L’Aquila. Mia moglie è nata a Toronto, da una famiglia d’origine italiana, ma ha vissuto a Montréal ed io l’ho conosciuta proprio a L’Aquila durante gli studi universitari, perché era venuta insieme ad altri ragazzi italo-canadesi, grazie ad un’iniziativa organizzata dai Padri Salesiani, per conoscere la terra dei loro antenati.
La nostra fu una scelta di vita. Ritenevamo che L’Aquila fosse un posto più idoneo per lavorare e per far crescere le nostre due figlie, ma non avevamo fatto i conti con il terremoto anzi, con i terremoti. Era dal dicembre del 2008 che le scosse si succedevano. Una settimana prima ce n’era stata una molto forte, iniziavamo a vivere con la paura».

Tre scosse

«In quella famosa notte – continua l’ingegnere – ci furono tre scosse forti. La prima verso le 11 di sera, la seconda verso l’una e poi quella distruttrice delle 03,32. Dopo la seconda scossa la gente si era riversata nelle strade per la paura ma pensando che dopo un’ora circa le situazione fosse più calma, molti tornarono nelle loro case e purtroppo non ne uscirono più.

Io e mia moglie, dopo la seconda scossa, decidemmo di prendere le bambine e di passare la notte in macchina, in un parcheggio di un supermercato, non lontano da casa. Mai decisione si rivelò più sensata. Alle 03,32 la macchina ha tremato. Le bambine dormivano e non si sono rese conto di niente. Noi abbiamo visto palazzi crollare, case esplodere, gente che saltava dalle finestre, è stato uno schock terribile. In pochi attimi ho perso tanti amici e ho visto intorno a me solo desolazione. La nostra casa, costruita grazie ad una serie di accorgimenti tecnici, non ha subito particolari danni ma tutto intorno non si poteva nemmeno passare, le macerie erano ovunque.
Fummo sfollati dalla Protezione civile ad Ortona perché tutta l’area era stata decretata “zona rossa”. Prendemmo una decisione. Il 9 maggio mia moglie e le bambine, 8 e 4 anni, partirono per Montréal in attesa di tempi migliori. Per noi non era certo una località sconosciuta visto che mia moglie è canadese di nascita e vi è cresciuta. Tra l’altro le nostre figlie avevano anche ottenuto il passaporto canadese. Io decisi di rimanere ancora un po’ per capire se, passata la tempesta, sarebbe stato il caso di ricominciare oppure no. Dopo 20 giorni mia moglie mi chiamò e mi disse: “Ho trovato lavoro come insegnante”. A quel punto le risposi: “Dammi il tempo di smontare 40 anni di vita e vi raggiungo!”

L’immagine simbolo del terremoto del 2009: “i resti” del Palazzo della Prefettura e del Teatro Sant’Agostino

Il 25 luglio sono tornato a L’Aquila ed ho dormito in tenda. La mattina andavo a casa. I pompieri mi avevano autorizzato ad entrare per impacchettare tutto e mettere le nostre cose in un container. La decisione era presa. A dir la verità già da un po’ di tempo avevo questa idea di venire qui a Montréal ma non tanto per me, perché in fondo non mi mancava niente, quanto per il desiderio di offrire delle opportunità in più alle mie figlie, per cercare di consegnare loro un futuro, forse, migliore. A volte bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo e così abbiamo fatto! Il 14 agosto ho preso l’aereo e sono atterrato a Montréal».
Piano, piano, è iniziata una nuova fase della nostra vita. Nel 2010 ho aperto la “Energyclass construction Inc.” che opera sempre nel settore dell’energia e degli edifici ed ho ripreso in mano anche la mia passione per la musica e per il teatro”.

Ma oggi com’è la situazione?

Claudio Palmisano torna in Italia e a l’Aquila ogni anno. «Per il 60% – spiega – la ricostruzione è partita. È stata fatta, in particolare, intorno alla città; alcune chiese, come la basilica di Collemaggio, sono state restaurate ma il Centro storico è ancora “zona rossa”. La gente non è tornata, c’è solo qualche bottega e molto decentramento. Sono nati dei nuovi centri d’acquisto che hanno disgregato il territorio. Prima il Centro storico con il suo corso e i suoi negozi era il punto di ritrovo per tutti, oggi non è più così; per rimettere tutto in sesto ci vorrebbero molti più investimenti e meno lotte politiche».

Il teatro de “La Piccola Brigata” a Montréal

Nella città delle “99 cannelle”, così è conosciuta anche L’Aquila per via della sua famosa fontana, proliferano da sempre compagnie teatrali dedite a mettere in scena opere dialettali e in lingua italiana. Fra queste, una delle più antiche e rinomate è la Compagnia Teatrale “La Piccola Brigata”, nata a L’Aquila quasi 70 anni fa che, tra l’altro, ha perso la sua storica sede proprio a causa del terremoto. «Con questa compagnia diretta da Franco Narducci – afferma Claudio Palmisano – ci ho lavorato per tanti anni. Ho iniziato per comporne le musiche e ho finito per recitarvi».
In occasione della XIX edizione della Settimana della Lingua Italiana (21-27 ottobre 2019), dedicata al tema “L’italiano sul palcoscenico”, l’Istituto Italiano di Cultura ospiterà proprio “La Piccola Brigata”, che presenterà un’opera teatrale, scritta da Narducci, in dialetto aquilano, sul tema del terremoto. «Credo che la “Settimana” e i 10 anni – spiega Palmisano – siano l’occasione giusta per portarla in scena anche a Montréal. Per l’occasione ho composto anche una canzone. Voglio invitare tutti gli aquilani, gli abruzzesi e la comunità italiana a partecipare a questo evento e a dare una mano per finanziarlo.
La commedia – conclude il signor Palmisano – non ha ancora un titolo. Abbiamo pensato a “L’Aquila bella me” che significa una po’ “L’Aquila la mia bella”, oppure a “Potesse che stavolta ce la fa”, perché non è la prima volta che l’Aquila viene colpita da un terremoto e la città ce la deve fare a rimettersi in piedi!»

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