In primo piano
14:25pm17 Aprile 2019 | mise à jour le: 17 Aprile 2019 à 14:25pmReading time: 4 minutes

Ponza … «Terra mia!»

Ponza … «Terra mia!»
Photo: Foto F. IntravaiaInes Vitiello nel suo ristorante “Terra Mia”

«Siamo venuti qui per fare un’esperienza lavorativa diversa, non pensavamo di restare; invece le cose sono andate in un certo modo e … siamo rimasti!»
Da 5 anni a Montréal, Ines Vitiello, gestisce insieme al marito Bruno De Angelis, il ristorante Terra Mia, al 587 della via Jarry-est.

Ines, quasi 31 anni, è nata e cresciuta a Ponza, una piccola isola che amministrativamente appartiene alla provincia di Latina e geograficamente è posta ad una trentina di chilometri dal Monte Circeo. L’isola, lunga non più di 9 km, conta poco più di 3000 residenti che l’estate si moltiplicano in maniera esponenziale.
«A Montréal mi trovo bene – afferma Ines – ma ho sempre molta nostalgia dal posto da cui vengo, della mia famiglia, dell’Italia in generale ma soprattutto del mare che ogni isolano si porta dentro».
Dopo aver completato le scuole dell’obbligo sull’isola, Ines si è trasferita prima a Formia per frequentare il liceo classico e poi a Latina, per l’università, dove si è laureata in Tecniche di radiologia. «Ho fatto vari concorsi – afferma – ma non è andata come speravo e non ho mai esercitato questa professione, nemmeno qui a Montréal tanto più che la mia laurea non è riconosciuta».

«Ho conosciuto mio marito nel 2012 a Ponza. Lui veniva ogni estate per lavorare nei ristoranti. Tutti i giovani ponzesi in estate lavorano nelle strutture turistiche, negli stabilimenti balneari, nei ristoranti, ed è così che ci siamo incontrati. Suo cugino era già partito per Montréal, ce ne ha parlato talmente bene che all’inizio del 2014 abbiamo deciso di tentare l’avventura».

Un bilancio di questi 5 anni?

«Aspetti positivi e negativi allo stesso tempo. Ho imparato 2 lingue; ho lavorato come educatrice nelle “garderie” dopo aver seguito dei corsi; abbiamo aperto un ristorante e facciamo anche dei corsi di cucina. Ma non sono completamente soddisfatta perché trovo Montréal un posto molto “freddo”, non solo dal punto di vista climatico ma soprattutto da quello sociale, dei rapporti personali. A volte, in una città così grande mi sento un po’ spaesata».
Ines abitava dall’altra parte dell’isola di Ponza, nella frazione di Le Forna, sulla baia di Cala Feola, vicino al mare. Ci torna ogni anno.

«In realtà – spiega – quello con Ponza è un rapporto di “amore-odio”. Se da un lato ti senti saldamente legata al mare, i miei genitori avevano un’attività di noleggio barche ed io sono praticamente cresciuta sul mare, dall’altra, però, essendo una comunità piccola tutti erano a conoscenza di tutto e questo a volte è un po’ limitante. Ed anche il mare, che amo tanto, può essere limitante, quando c’è brutto tempo è Lui che decide, che non ti fa partire, che ti blocca, che ti isola. C’è sempre un sentimento di ambiguità. Ho parlato con altri isolani, anche di isole più grandi che Ponza, e mi hanno confermato le stesse sensazioni. Inoltre, l’estate, con il turismo, si va a mille mentre l’inverno c’è poco da fare».

San Silverio

«Questo dualismo estate-inverno – racconta Ines – si rispecchia curiosamente anche attraverso la festa di San Silverio, il Santo patrono dell’isola di Ponza. Il giorno della festa è il 20 di giugno. Ma quello è un periodo in cui in genere i pescatori sono partiti per la stagione della pesca. Molti di loro, dunque, sono in mare. Allora a Le Forna facciamo un’altra festa verso la fine di febbraio, il San Silverio dei pescatori, così anche i pescatori possono parteciparvi.
Ma Ponza – aggiunge Ines – oltre al mare, oltre al pesce, è anche un’isola di terra. Quasi tutte le famiglie, forse attualmente un po’ meno, allevano animali: conigli, galline, maiali, capre, per farne delle proviste personali. I miei nonni erano pescatori, le mie nonne, quando i mariti erano in mare, si occupavano della famiglia, dei terreni, del raccolto, degli animali, lavoravano dalla mattina alla sera, seguivano il ritmo delle stagioni e della natura. Oggi, forse, le cose sono un po’ cambiate ma la “terra mia” – conclude Ines – è sempre la “terra mia!”»

More Like This