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22:04pm19 Giugno 2019 | mise à jour le: 19 Giugno 2019 à 22:04pmReading time: 5 minutes

Dalla parte dell’eleganza

Dalla parte dell’eleganza
Photo: Foto cortesia ClassyTony dal 1992 e Sabrina, dal 2014, sono Governatori della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese

Incontro con Sabina e Tony Marchetti per i 100 anni di “Classy”

Diventato nel tempo sinonimo di eleganza, “Classy”, negozio che affitta completi da uomo per cerimonie e occasioni importanti, ha festeggiato a fine maggio, 100 anni!

Oggi, alla guida degli “specialisti del tuxedo” troviamo padre e figlia, Tony e Sabrina Marchetti, che con passione e tenacia continuano a portare avanti questo business familiare in modo altamente professionale. «Classy – racconta Tony, 75 anni, originario di Gravina di Puglia (Bari) ed emigrato in Canada nel 1967 – fu fondata da un certo Marcus Hecht, un sarto ebreo che iniziò la sua carriera comprando una sartoria su avenue Park.

Un giorno un cliente, dopo aver indossato una sua creazione disse a Marcus: “Questo abito non lo metterò più, perché non lo riprendi e lo affitti ad un’altra persona? È ancora nuovo!”

In lui scattò subito l’idea! Preparò una serie di taglie e iniziò ad affittare i vestiti eleganti da uomo. Andò avanti per diversi anni con un discreto successo, aggiungendo di volta in volta nuovi modelli. Con l’arrivo dei figli e, in particolare, di Jacques, persona saggia e intelligente che aveva la capacità di vedere nel futuro, il commercio si ingrandì. “Classy” aprì altri negozi sia a Montréal che in altre città del Canada.

Io cominciai a lavorare per loro all’inizio degli anni ‘70, proprio nel momento in cui la compagnia aveva preso il volo, avevo 26-27 anni. In Italia – prosegue Tony – avevo ottenuto un diploma di perito agrario e venni in Canada con la prospettiva di poter lavorare nel settore dell’agricoltura. Ma le cose andarono diversamente. Mi recai prima a Vancouver, poi a Toronto, dove imparai le lingue e iniziai a lavorare in un laboratorio chimico. Visto che mia moglie era di Montréal ci trasferimmo in questa città. Mi misi a cercare lavoro e risposi all’annuncio di “Classy” che cercava dei venditori. Piano piano ho imparato a fare tutto, compreso il “fiuto” degli ebrei per il commercio.

Purtroppo il signor Jacques morì e, visto che non aveva figli, l’azienda passò al fratello che, per gestirla, aveva bisogno d’aiuto. Iniziò a darmi sempre più responsabilità fino a lasciarmi il controllo totale della compagnia. Tutto andò a gonfie vele fino a quando non subentrò il figlio che vedeva le cose in maniera diversa. Avevamo due mentalità e due modi di fare diversi e visto che il “padrone” era lui praticamente mi mise alla porta!

Era il 1983; dissi a mia moglie: ora o mai più. Ho 39 anni, conosco il mestiere e so che posso fare meglio di loro. Così mi dedicai anima e corpo a crare la mia compagnia, “Avanti formal wear”, per fare concorrenza a Classy, sicuro, data la mia esperienza, che prima o poi avrebbero fatto un passo falso.

Ad un certo punto “Classy” non riuscì a reggere la domanda, non riuscivano ad organizzarsi perché non avevano più qualcuno che fosse all’altezza della situazione. I clienti piano piano iniziarono a venire da me e dopo qualche anno fui in grado di preparare un catalogo da presentare nei vari “Salon de la marié”.

Nel frattempo Classy subì altre trasformazioni, cambiò proprietario a più riprese e fece fallimento per ben tre volte, fino a quando, una decina di anni fa circa, avendo sempre continuato a seguirli perché li sentivo comunque una parte di me, feci la mia offerta e riuscii a comprarla ribattezzandola, proprio per unire le due compagnie, “Classy by Avanti”.

In realtà se non avessi fatto questo passo penso che avrei chiuso l’attività. Però, ed è qui la novità, mia figlia Sabrina mi ha “offerto” di venire a lavorare con me e di prendere la relève. Ho pensato: ora, finalmente, mi posso “gustare” questa azienda come si deve!»

«Mai avrei pensato un giorno di venire a lavorare con papà! Volevo fare la parrucchiera – afferma Sabrina – e aprire un mio salone. Mi piaceva l’idea di avere un’attività tutta mia ma non pensavo a quella di mio padre anche se, a dir la verità, io e le mie sorelle, fin da quando eravamo piccole, l’estate andavamo a dare una mano al negozio.

Ma tutto è successo in modo naturale. Io avevo lavorato in diversi posti, avevo fatto una discreta esperienza, però cercavo di farne sempre di più e soprattutto di trovare un lavoro sicuro. Sono andata a vedere più da vicino cosa faceva veramente mio padre e lui piano piano mi ha lasciato fare, non mi ha mai imposto niente. Quando ero piccola ripeteva sempre una frase che in quel momento non capivo. Mi diceva: ”Tu sarai il bastone della mia vecchiaia!” Ora capisco tutto il senso di quella frase!».

Oggi “Classy” ha una quindicina di impiegati e un negozio pieno fino all’inverosimile di vestiti, camicie, cravatte, scarpe, gilet e altro ancora. Con una spesa tra i 150 e i 250 dollari, l’eleganza è assicurata!

«Abbiamo clienti di tutte le classi sociali. Ma la nostra forza – aggiunge Tony – è il servizio. Passiamo tanto tempo a consigliare i clienti, ad ascoltarli, a fargli provare ciò che è meglio per loro. Se poi c’è qualcosa che non va abbiamo i nostri sarti che con un ritocco qua e là modellano il vestito sul corpo del cliente».

«Quando i vestiti tornano in negozio – continua Sabrina – li laviamo, li ricondizioniamo e sembrano come nuovi. Del resto non possiamo affittare abiti e accessori che non siano in ottimo stato, altrimenti i clienti non li indosserebbero. Oggi più che mai siamo in “mode ecologique”, non buttiamo niente e l’abito, con qualche ritocco e qualche aggiustamento, è pronto per un’altra persona. Tutto sembra come nuovo perché la qualità dei vestiti è molto alta e quindi dura nel tempo».

«In ogni caso – conclude Tony – per fare questo lavoro ci vuole molta passione. E Sabrina ne ha tanta; penso che Classy sia in buone mani ed è per questo che continuerà ad avere successo».

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