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13:56pm25 Novembre 2019 | mise à jour le: 25 Novembre 2019 à 13:56pmReading time: 4 minutes

25 novembre: Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne

Ansa – Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non è una data scelta a caso. E’ il ricordo di un brutale assassinio, avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana, ai tempi del dittatore Trujillo. Tre sorelle, di cognome Mirabal, considerate rivoluzionarie, furono torturate, massacrate, strangolate. Buttando i loro corpi in un burrone venne simulato un incidente. Non sempre, non ovunque, le cose sono cambiate da quel giorno: basti pensare alle bambine dell’India che quasi ogni giorno vengono stuprate e uccise, ma anche a casa nostra, dove la violenza contro le donne è spesso nascosta in ambito domestico.

La Giornata è stata istituita dall’Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999. La matrice della violenza contro le donne può essere rintracciata ancor oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne. E la stessa Dichiarazione adottata dall’Assemblea Generale Onu parla di violenza contro le donne come di “uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.

 

Oltre 6 milioni le donne vittime di violenza in Italia

I numeri sono drammatici nel mondo e anche in Italia ma dietro i numeri ci sono le persone e le storie personali, tutte diverse tutte terribili. Ma anche a volersi soffermare solo sui dati, se per una volta – magari il 25 novembre – vogliamo leggerli senza fretta, senza la superficialità cui spesso siamo costretti sono terrificanti.

A livello mondiale ogni anno un miliardo e duecento milioni di donne subiscono violenza e cinquantamila vengono uccise da componenti della propria famiglia, 6 donne su 10. Spesso i maltrattamenti sulle donne si consumano davanti ai figli: si stima che a livello globale circa 3 bambini su 4 (pari a circa il 75%) siano stati vittime nell’anno precedente di almeno una forma di violenza. Si tratta di 1,3 miliardi di bambini, e il 90% di questi maltrattamenti resta sconosciuto.

In Italia poi le donne che hanno subito violenza almeno una volta nella vita rappresentano in numero la somma della popolazione di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo messe insieme, di cui la maggior parte consumate tra le mura domestiche e che, in molti casi, sono state vissute in presenza di bambini e bambine. Oltre 6 milioni le donne vittime di violenza in Italia, e in 8 casi su 10 (contro i 6 su 10 a livello globale) queste donne muoiono per mano di un partner, ex partner o familiare.

Come evidenziano i dati, la violenza sulle donne e la violenza sui bambini/e sono unite da 6 livelli di interconnessione: condividono numerosi fattori di rischio, originano dalle stesse norme sociali e culturali, hanno conseguenze comuni, cumulate e combinate, si verificano in maniera concomitante, si trasmettono di generazione in generazione e spesso si sovrappongono nell’adolescenza.

Per questo richiedono l’adozione di una visione comune che sappia riconoscere i punti di connessione e condivisione tra i due fenomeni, e che tenga conto di questa complessità.

Marco Chiesara, Presidente WeWorld Onlus in una recente presentazione dello studio alla Camera dei Deputati, osserva: “Nel mondo sono 1.2 miliardi le donne e 1.3 miliardi i bambini vittime di violenza: è ormai chiara l’interconnessione tra i due fenomeni e di conseguenza la necessità di affrontare il problema in maniera trasversale, con un approccio integrato che si rivolga ai giovani, alle famiglie e alla scuola.

Per combattere la violenza contro le donne e i bambini bisogna interrompere la trasmissione intergenerazionale della violenza. Un bambino che è vittima di violenza o maltrattamento diretto da parte dei genitori o assiste alla violenza del padre verso la madre ha una probabilità più elevata da grande di essere un perpetuatore di violenza. E una bambina vittima di violenza da piccola ha una probabilità più elevata di essere vittima di violenza da adulta. Si tratta di un vero e proprio ciclo della violenza all’interno delle famiglie che può essere interrotto solo attraverso opportune politiche di cura e di prevenzione.

La forma di violenza più diffusa contro le donne e i bambini e le bambine è la violenza domestica, nella quale più soggetti sono coinvolti (donne, bambini/e, adolescenti, uomini maltrattanti). Nello specifico, serve un approccio integrato, che tenga conto della famiglia nel suo complesso e guardi al nucleo familiare come destinatario di interventi di prevenzione e contrasto. Soprattutto quando la violenza è ancora sommersa e si manifesta sotto forma di violenza psicologica, economica o maltrattamento, è necessario lavorare sull’intero nucleo familiare, perché le conseguenze della violenza si riversano anche sui bambini/e (ad es. in termini di benessere fisico e/o psicologico, di trasmissione intergenerazionale) e le cause hanno radici in norme sociali e culturali interiorizzate in famiglia.

 

 

 

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