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15:14pm29 Settembre 2015 | mise à jour le: 29 Settembre 2015 à 15:14pmReading time: 7 minutes

Ma è proprio tutta colpa della cicogna?

Fino al 15 ottobre è in cartellone la commedia (in inglese) “Dont’ Blame it on the stork” (“Non dare la colpa alla cicogna”), scritta e interpretata da Tony Calabretta, per la regia di Antonio DiVerdis, con la partecipazione, tra gli altri, di Dino Tavarone, e che narra le vicissitudini di una famiglia italo-montrealese alle prese con una situazione a dir poco ….esplosiva! Il Corriere Italiano ha incontrato l’autore dello spettacolo.

 

Tony Calabretta, 54 anni, è nato a Montreal da genitori d’origine calabrese (Isca Marina, in provincia di Catanzaro), arrivati in Canada nel 1958; le sue due sorelle maggiori, invece, sono nate in Italia. Ha fatto i suoi studi in inglese e fin da ragazzo ha sempre avuto la passione per il mondo del cinema e del teatro.

«Sono una trentina d’anni – racconta – che faccio questo mestiere. Ho recitato in tanti film americani e canadesi, ho preso parte a diverse serie televisive come, solo per citarne alcune, “Omertà” o “Ciao Bella”, ed ho fatto anche molto teatro, al “Centaur”, con Vittorio Rossi, al “Segal Centre” e altrove. Questa della “cicogna” è la seconda opera teatrale che scrivo. La prima è stata “Damn Those Wedding Bells!”, rappresentata 20 anni fa al “Centaur” che ha avuto un grandissimo successo. L’abbiamo riproposta nel 2002 al “Segal” con altrettanto successo e nel 2005 è stata tradotta, in francese, ottenendo sempre un buon successo, da Michel Tremblay».

 

Tony, cosa preferisci fare: il teatro, il cinema, lo scrittore?

 

«Tutte e tre le cose che poi sono legate l’una all’altra. Mi piace molto scrivere. Lo faccio “in solitudine”, la sera, a casa. Quando tutti vanno a dormire io mi metto seduto al tavolo della cucina, con il cane a fianco, una tazza di tè e scrivo tranquillo; a quell’ora nessuno ti disturba. Vedo la storia svilupparsi sotto i miei occhi ed è una cosa eccitante. Mi piace un po’ meno quando gli altri cominciano a leggere e a commentare dicendoti che devi cambiare qualcosa qua o là. Improvvisamente diventano tutti scrittori!

Quando faccio l’attore, invece, mi piace molto la reazione istantanea del publico, è una cosa che fa molto piacere; più la commedia piace al pubblico e più l’attore si carica, però fare il teatro è anche un po’ stressante perché non è come il cinema dove se sbagli puoi rifare la scena, in teatro se si fa bene o si fa male devi continuare, far finta di niente e andare avanti. Il cinema o la televisione ti offrono proprio questa possibilità di fare o rifare le scene con sfumature diverse e poi scegliere quelle che ritieni più opportune».

 

Quali sono i tuoi argomenti preferiti quando scrivi per il teatro?

 

«Senz’altro in quello che scrivo ci sono molti riferimenti alla famiglia italiana. Ovvio, è un argomento che conosco bene, in particolare quello della famiglia italiana di Montreal che è diversa rispetto a quella di Toronto o New York. Ma sia che scrivo di una famiglia italiana o di altro l’elemento che mi piace di più è dare conflittualità ai personaggi perché più c’è conflitto e più la storia si sviluppa, diventa interessante, con più mordente».

 

Quali sono i pregi o i difetti delle famiglie italo-montrealesi?

 

«So – siamo – tutti matti!», ride Tony. «Lo dico scherzando perché comunque è una “pazzia” piacevole. La famiglia è sempre al centro delle cose. Ad esempio, la domenica ci si riunisce tutti insieme a tavola, poi si parla, si scherza, si discute animatamente anche sulle fesserie ed ognuno mantiene i suoi argomenti. Visto da fuori sembra che stiamo litigando, invece no, è la nostra maniera di fare, siamo gente molto passionale e per me, essendo un artista, la passione è la cosa più bella che puoi avere. Gli italiani hanno le emozioni dentro e portano le loro emozioni ad un vero livello di passione e questa passione è una delle cose che voglio far emergere nelle mie commedie».

 

Quali sono i tuoi autori o attori preferiti?

 

«Tra i commediografi ce ne sono tanti ma voglio citare gli americani William Mastrosimone e David Mamet, e il “nostro” Vittorio Rossi. Come attori mi piace molto la generazione degli  Al Pacino, De Niro, Nicholson, tutti attori che quando recitano ci mettono passione!».

 

Quanto tempo c’è voluto per scrivere e preparare “Don’t blame …?”

 

«Un decina d’anni. Ho cominciato a scrivere e poi l’ho messa da parte. Un anno fa un amico mi chiese se l’avevo finita. Io dissi di no e lui mi rispose: “Perché non la finisci? Da quello che mi ha raccontato sembra una cosa molto interessante”. Così ho fatto, l’ho portata ad Antonio DiVerdis, il regista, e lui mi ha detto: “Dobbiamo assolutamente metterla in scena!” Così abbiamo mosso i primi passi. Poi siamo andati al Centro Leonardo da Vinci e abbiamo incontrato il direttore artistico Pat Buttino che si è dimostrato apertissimo all’idea di ospitare una commedia nel Centro. Ed è la prima volta che uno spettacolo teatrale resta in cartellone per più di venti giorni e non per un fine settimana come è sempre successo finora. È bellissimo recitare qui, questo teatro è davvero bello!».

 

Parliamo, allora, della cicogna! Cosa c’entra e … di chi è la colpa?

 

«C’entra c’entra!», esclama sorridendo Tony. «La commedia parla di una donna italo-montrealese di circa 40 anni che si è sposata da poco ed è incinta! È d’origine italiana. Il marito è anglofono e la vuole lasciare perché, per lui, tutto è successo troppo in fretta! Inoltre i due vanno a vivere nell’appartamento proprio sopra ai genitori di lei. La commedia diventa una tragedia tutta da ridere! Le risate vengono da tutti quelli che cercano di aiutare la ragazza: l’amico d’infanzia, il fratello, i genitori … la “famiglia! Per lui diventa sempre più difficile capire la mentalità italiana. Ma non voglio aggiungere altro perché dovete scoprire come andrà a finire venendo al teatro così saprete anche che fine farà la cicogna! Posso solo aggiungere che con “Don’t blame…” voglio mettere in evidenza i rapporti umani. Ci sono molte scene toccanti, commoventi, che fanno pensare e riflettere sulla vita e su come vanno certe cose. Mio padre diceva sempre: “non ci sono funerali senza risate e non ci sono matrimoni senza pianti!”».

 

Nel cast della commedia c’è anche Dino Tavarone!

«Dino è bravissimo e simpaticissimo. Lavorare con lui è… spettacolare. Non si dà arie, è un attore molto generoso e una persona molto gentile, ci fa sempre morire dalle risate. Ha sempre una battuta pronta!».

 

Tony, cosa ti piacerebbe fare da grande?

 

«Continuare su questa strada. Ho tanti altri progetti. Ho scritto la sceneggiatura per trasformare la mia prima commedia teatrale in un film che vogliamo realizzare il prossimo anno sempre con Antonio DiVerdis come regista.  Poi, insieme, abbiamo scritto diversi episodi di una serie televisiva che, se tutto va bene, realizzeremo a novembre e dicembre».

Insomma, una cosa è certa: Tony, nei prossimi mesi e nei prossimi anni non si annoierà di certo. Il teatro, il cinema, la scrittura sono la sua passione e quando c’è passione.. niente è irrealizzabile!   

 

“Dont’ blame it on the stork” è in cartellone, fino all’11 ottobre, al Teatro Mirella e Lino Saputo del Centro Leonardo da Vinci (8370, boul. Lacordaire, Saint-Léonard, parcheggio gratuito) con i seguenti orari: dal martedì al sabato, ore 20; “matinées” il mercoledì, sabato e domenica alle 14. Biglietti: da 34,50 $ a 52,50 $. Sconti per anziani, studenti e gruppi. Biglietteria: 514 955-8370 o www.centreleonardodavinci.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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