La Pasqua 2020 e l’incubo del Covid-19

19:19 10 Aprile 2020

Piazza San Pietro semideserta sorvegliata dalla polizia

Di Mariagabriella Ghizzoni – gabriellaghizzoni@yahoo.ca

Arriva la Pasqua in un silenzio assordante. Per la maggior parte di noi si è fermato o rallentato il tempo di lavorare, di muoversi, di gioire con i familiari e gli amici.

Chi invece è sul campo di battaglia è allo stremo delle sue forze. Chi osserva impotente e chi invece lotta strenuamente per la vita; non si intravede ancora un reale spiraglio di luce ma domina in tutti la speranza di farcela.

Rimaniamo stravolti da un numero in crescita impressionante di contagiati e di morti, tra previsioni discordanti di esperti o presunti tali e modelli matematici incerti costruiti su dati che rappresentano solo la punta di un iceberg. Soltanto un mese fa sarebbe stato difficile immaginare questa condizione surreale e all’improvviso ci siamo trovati in un vuoto di impotenza, di incredulità per quanto sta succedendo e senza certezze per il futuro.

Sono stati stravolti tutti i canoni ed i meccanismi del nostro modo di vivere, pilastri di una società basata sul benessere, sulla globalizzazione, sul vivere in ambienti comuni e partecipare ad eventi in stretto contatto con la gente. L’imperativo ora è di chiusura di confini dall’esterno sempre più verso l’interno sino al privato. In questo modo si sono create situazioni paradossali di confino e di isolamento fisico e umano. In Italia, soprattutto dove la situazione è più tragica, ai tanti anziani sul letto di morte è vietata la consolazione finale di avere vicino il volto caro di un familiare e di morire in pace.

A noi dall’esterno la visione di un mondo apocalittico con un numero incredibile di bare destinate ai forni crematori senza un ultimo commiato da parte dei familiari.

Un momento di riflessione

Questa calamità ci ha reso consapevoli della fragilità umana a causa di un nemico invisibile che ha spazzato via quello che pensavamo essere sicuro e che ha messo in discussione i nostri modelli di vita.

Ci sono ferite difficilmente sanabili per chi ha perso familiari ed amici, messo in pericolo la sua vita e quella dei suoi cari, ma ci sono anche problemi meno gravi ma impellenti per molti che dall’oggi al domani hanno perso la sicurezza economica del lavoro. Tanti dubbi sorgono per come sarà la vita una volta passato questo tsunami, vero è che in questa sfida mondiale si dovranno dispensare enormi risorse, si dovranno mettere in discussione comportamenti che erano usuali e prendere misure più attente per la sicurezza delle persone.

La globalizzazione è la soluzione ai mali del mondo od è divenuta la causa delle nostre disgrazie di oggi?

Quest’anno la Pasqua, che in altre occasioni veniva festeggiata all’aperto e celebrata nelle chiese insieme ad altri fedeli, ci vedrà ognuno da solo nel proprio piccolo nucleo familiare, piccolo mi raccomando, perché siamo obbligati a stare a casa. Deve farci riflettere sui bisogni e sui valori reali della vita, deve aiutarci a risollevarci dal dolore e ritrovare la forza, la serenità spirituale ma anche l’energia per far fronte ai problemi economici, per continuare a credere nei valori della vita ed essere pronti ad aiutare il prossimo meno fortunato di noi.

Facciamo un profondo atto di fede nel futuro e di speranza in un ritorno alla vita.

Buona Pasqua a tutti i lettori del Corriere.

 

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