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17:39pm15 Agosto 2017 | mise à jour le: 15 Agosto 2017 à 17:39pmReading time: 3 minutes

L’italiano perde terreno a Montréal

I cambiamenti generazionali fanno sì che sempre meno persone lo utilizzino nella metropoli.

Franco Arcuri e Bruno Iacobo discutono con un amico … in italiano!

Foto TC Media — Audrey Gauthier

Anche se l’italiano è la terza lingua più parlata a Montréal, sta perdendo terreno. I cambiamenti generazionali fanno sì che sempre meno persone lo utilizzino nella metropoli.

 

Secondo i dati di “Statistiques Canada”, il numero di persone, che utilizzano l’italiano come lingua madre a  Montréal, è diminuito dell’11%, dal 2011 al 2016. La situazione è più preoccupante nell’utilizzo dell’italiano come lingua parlata in casa perché la diminuzione è dell’ordine del 35%, dal 2006 al 2016.

Una situazione che non sorprende l’insegnante d’italiano Fabrizio Marullo.

«Oggi noi abbiamo in media 1500 allievi l’anno nei corsi del sabato. Una ventina di anni fa erano molti di più», deplora il Vice-presidente dell’Association des professeurs d’italien du Québec(APIQ).

 

Nuove generazioni

 

La diminuzione dell’uso di questa lingua è dovuta alle nuove generazioni nate dagli immigrati che oggi non parlano più la lingua d’origine, ma prediligono le lingue del paese che li ha accolti.

«È normale che gli immigrati di quarta o quinta generazione parlino sempre meno l’italiano. Si tratta di persone ormai integrate che hanno dimenticato la lingua dei loro nonni», fa notare Matteo Soranzo, professore associato al dipartimento di lingue, di letteratura e di cultura dell’Università McGill.

La difficoltà di comunicare in italiano con i propri piccoli, Franco e Bruno la conoscono. Questi due immigrati venuti dall’Italia da diverse decine d’anni, parlano con loro in inglese o francese piuttosto che in italiano.

«Se la seconda generazione non ha potuto imparare l’italiano, la terza e la quarta non lo parlerà. I miei bambini parlano il 60% d’italiano. Da qui a 50 anni, quando la nostra generazione non ci sarà più, i nostri figli saranno tutti integrati e parleranno solo francese o inglese», sostiene Bruno Iacobo, residente di Saint-Léonard.

I miei figli piccoli mescolano le tre lingue. Io li forzo a parlare italiano, ma rapidamente loro ricadono in un’altra lingua. Possiamo arrivare a farci comprendere in italiano, ma non si riesce ad avere una discussione perché loro non hanno un vocabolario sufficiente», sottolinea Franco Arcuri, residente  d’Anjou.

«Non è più necessario imparare l’italiano per parlare con il nonno perchè anche lui parla inglese o fancese. Lo si impara per fagli piacere. Malauguratamente quando un bambino impara un’altra lingua è provato che ciò aumenta la sua visione del mondo», prosegue Fabrizio Marullo.

 

Ottimisti

 

Malgrado la bassa utilizzazione  dell’italiano in famiglia, i due insegnanti restano positivi e non pensano che questa lingua sia destinata a sparire completamente dal panorama montrealese.

Loro citano il “Programme d’enseignement des langues d’origine” (PELO) che  è offerto in molte scuole delle Commissioni scolastiche di Montreal che organizzano dei corsi d’italiano nel cursus scolastico se almeno quindici allievi dimostrano il loro interesse per l’italiano.

«La sfida è di presentare la lingua italiana in un nuovo modo. Si possono attirare le nuove generazioni non per ragioni legate agli antenati, ma alla cultura…», afferma Matteo Soranzo.

«Ci possono essere sempre meno italo-canadesi che parlano italiano, ma sempre più quebecchesi che lo imparano, soprattutto per lavoro o per la passione verso la cultura italiana», aggiunge Fabrizio Marullo.

 

Traduzione di Gian G.Pollifrone

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