Il Ballo dei Governatori il 12 maggio alla sala di passi perduti della Gare Windsor
Non più in autunno ma in primavera. Non più all’Hotel Sheraton di Laval ma nel centro di Montreal. Non solo le persone di una certa età ma tanti giovani. La 32ma edizione del Ballo dei Governatori “rischia” di passare alla storia per vari motivi. Ad una settimana dall’avvenimento facciamo il punto della situazione con Emilio Imbriglio, presidente della società Raymond Chabot Grant Thornton, e presidente del Ballo, ed Anna Giampà, direttrice generale della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese (FCCI), l’organismo che organizza l’evento.
Vi eravate posti come obiettivo ufficiale quello di vendere 600 biglietti, ci siete riusciti?
«Non solo ci siamo riusciti – afferma Emilio Imbriglio – ma lo abbiamo anche superato andando al di là delle più rosee previsioni. Siamo ad 800 ed è il numero massimo di persone che la Sala dei passi perduti può contenere. Saremmo andati anche oltre, in realtà volevo arrivare a 1000, e sono convinto che ci sarei riuscito vista la grande risposta che abbiamo avuto, ma fisicamente in questa struttura non c’è più posto».
«Emilio – interviene Anna Giampà – ha fatto un lavoro straordinario. Siamo molto fieri di questo risultato».
Come mai il Ballo, che tradizionalmente si svolgeva verso la fine di ottobre, è stato spostato a maggio?
«Quando il presidente della FCCI Joey Saputo mi ha chiamato per chiedermi se volevo essere presidente di questo evento – afferma Emilio – gli ho spiegato che l’autunno, la pioggia, il buio, non vanno d’accordo con la mia filosofia, che preferivo un posto nuovo e qualcosa di primaverile, con più luce, con dei colori vivi, qualcosa di più “fresco”, volevo ringiovanire il Ballo e “portarlo”, con tutti i suoi significati, verso i più giovani per allargare gli orizzonti della nostra comunità.
Così, il 12 maggio, ci ritroveremo con un gruppo di 400 persone la cui età media è intorno ai 60 anni, e un’altro gruppo di 400 con un’età media intorno ai 28-30 anni e forse anche meno. E questo “ponte”, questa vicinanza tra le due generazioni sarà la cosa più bella della serata. Ogni cosa relativa al Ballo è stata pensata in questa ottica, con un bell’equilibrio per rispettare l’una e l’altra delle generazioni, quella che ha scelto questa città e questo Paese per viverci e color che sono nati qui e che avranno il compito di continuare a “coltivare” le nostre tradizioni, la nostra cultura e la nostra lingua».
Perché è stata scelta la Gare Windsor?
«Perché è un luogo storico. Tradizionalmente la gente arrivava per nave al Molo 21 di Halifax, poi prendeva il treno e arrivava in questa stazione nel centro di Montreal. È un posto grande, dall’architettura straordinaria che in tal modo si veste di un pizzico di nostalgia. Certo ci voleva dell’audacia ad immaginare di riempirlo tutto… ma ce l’abbiamo fatta e ne siamo estremamente soddisfatti anzi, di più, perché la risposta al nostro appello è stata straordinaria e piena di emozione».
Cosa vi aspettate da questa fascia di persone più giovani che parteciperanno al Ballo, un loro maggiore coinvolgimento nella nostra comunità?
«Nella mia carriera – risponde Emilio – ho passato molto tempo nelle università, 18 anni ad insegnare e più di 30 come professionista a cercare di far evolvere i giovani nel lavoro. Mi sono detto: portiamo questi giovani al Ballo, mettiamoli in contatto diretto tra di loro e con le generazioni precedenti, troviamo altri modi di fare, i modi che piacciono a loro, non a noi, in tal modo si sentiranno coinvolti e più disposti a portare avanti la nostra identità e le nostre tradizioni. Il nostro – aggiunge Anna – vuole essere un messaggio di unità, di inclusione».
Quando la comunità è unita non ci sono limiti a quello che si può realizzare. Abbiamo avuto la conferma – conclude Emilio – che al Ballo parteciparanno molti governatori con le loro famiglie, più che nelle precedenti edizioni. Voglio fare l’esempio della famiglia Tozzi. Michele ha fondato nel 1950, a 18 anni, la ditta “Laurentian Electrique”. Al Ballo verrà insieme ai suoi due figli, elettricisti nella ditta, e ai suoi tre nipoti, anch’essi elettricisti nella stessa società, con le rispettive famiglie. Tre generazioni intorno ad uno stesso tavolo. Un bell’esempio di partecipazione e di trasmissione dei valori della nostra comunità!»