Alla fine degli anni 1930 Giuseppe Agostini (1890-1971), che all’epoca era arrangiatore e direttore d’orchestra alla CBC, reclutò circa 55 musicisti d’origine italiana dalle diverse bande comunitarie di Montreal, d’età e capacità varie, per formare il “Corpo Musicale dell’Ordine Figli d’Italia in Canada”. La maggior parte dei musicisti più giovani erano, al momento, degli studenti che studiavano con il Maestro Agostini, Joseph Paduani ed Emanuele Cosentino. Nella sua breve esistenza, il complesso fu ospitato presso la Casa d’Italia, in collaborazione con l’Ordine Figli d’Italia, dove praticarono e si esibirono in vari concerti. Il 1940 segnò la sua brusca fine, quando la Casa d’Italia fu sequestrata dalla RCMP a causa delle circostanze dovute alla seconda guerra mondiale e l’internamento degli italiani.
73 anni dopo, nel 2013, Ronald Di Lauro, docente di musica presso l’Université de Montréal, McGill University, e l’UQAM a Montreal ripristina la memoria di questa banda con la riformazione del gruppo musicale professionale formato da 38 elementi, per onorare non solo il suo significato storico e culturale, ma anche suo nonno, Nicola Di Lauro, che suonò la grancassa nella banda. Nicola arrivò in Canada nel 1913 e fu uno dei membri fondatori dell’Ordine Figli d’Italia e della Casa d’Italia.
Il Corpo musicale, dunque, si ricostituisce e si esibirà in un concerto venerdì 3 maggio, alle ore 20 (costo del biglietto 25$, tel. 514-271-2281), presso la Casa d’Italia, dopo una pausa di 73 anni, diretto dal Maestro Di Lauro e dall’assistente Antonio Bernabei.
Per l’occasione il Corriere Italiano ha parlato con il maestro Ron Di Lauro e con il presidente dell’OFI Joe Fratino.
Maestro, come è nata l’idea di rimettere in piedi la banda e perché?
«È nata soprattutto per ragioni sentimentali. L’anno scorso quando si è svolta alla Casa d’Italia la mostra sulla storia della banda dell’OFI ho fornito delle foto di quel periodo di poco prima della Seconda guerra mondiale, e mi sono venuti a galla numerosi ricordi della mia gioventù e di mio nonno Nicola che suonava nella banda e che è stato anche uno dei segretari dell’OFI. Poi quando mi hanno invitato ad esibirmi per la serata dei 75 anni della Casa d’Italia, ho cominciato a pensare che forse si poteva fare qualcosa per far rinascere questa bella tradizione e così ne ho parlato con la presidente della Casa d’Italia Angela Minicucci e con il presidente dell’OFI Joe Frattino. È stato come una specie di “risveglio spirituale” che ha trovato in loro un’eco favorevole e siamo andati avanti nel progetto che debutterà proprio il 3 maggio con questo concerto intitolato “Da Albinoni a Mancini”. Un concerto che vuole essere un omaggio alla tradizione musicale italiana: Albinoni, appunto, poi Verdi, Rossini, le canzoni popolari italiane e napoletane, per concludere con la musica di Henri Mancini, compositore italo-americano, autore della celebre tema musicale per il film “The Pink Panter”, che quando era giovane suonava il flauto nella fanfara dell’OFI del luogo dove viveva vicino a Filadelfia. La cosa anche importante da sottolineare è che suoneremo sullo stesso palcoscenico in cui, a partire da 1937, anno in cui si formò, fino al 1940, anno in cui iniziò la guerra, si esibiva e faceva le sue ripetizioni il Corpo musicale dell’OFI».
Dopo questo concerto ne farete altri?
«Stiamo pianificando il prossimo per metà novembre con dei solisti invitati».
Maestro, come ha fatto per rimettere in piedi il gruppo musicale?
«Sono musicista da almeno 35 anni; conosco molta gente in questo ambiente e sono insegnante di musica nelle università. Dunque tramite i miei contatti, e tramite il prezioso aiuto del mio assistente Antonio Bernabei, sono riuscito a raccogliere un gruppo di 38 musicisti, non necessariamente d’origine italiana, tutti professionisti, che hanno aderito con grande entusiasmo all’iniziativa».
«È importante ricordare – aggiunge il presidente dell’OFI Joe Fratino, che sta lavorando forte per riportare la banda ad esibirsi di nuovo dopo 73 anni – anche il lato storico di questo avvenimento. Nel 1940, la Casa d’Italia, fulcro della nostra comunità, sede dell’OFI e della banda, fu chiusa dalle autorità canadesi e molti italiani furono internati. Ora vogliamo riprendere e continuare questa bella tradizione, per trasmettere il nostro patrimonio ai nostri giovani, per non dimenticare il nostro passato, la nostra storia di emigranti italiani. La rinascita della banda ridarà anche slancio all’Ordine Figli d’Italia e al suo ruolo svolto nel passato e al ruolo che potrà svolgere nel futuro».