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16:00pm26 Marzo 2013 | mise à jour le: 26 Marzo 2013 à 16:00pmReading time: 4 minutes

La sua missione? Alleviare il dolore

Per i suoi pazienti dell’Ospedale generale di Montreal del Centro universitaro di salute McGill (CUSM), il Dr. Francesco Carli è ben più che un eccellente anestesiologo, è anche un uomo carismatico e premuroso che contribuisce ad alleviare il dolore. Ciò che senza dubbio non sanno è che la sua brillante carriera è cominciata in Italia, per proseguire in Francia, in Inghilterra e anche in Rwanda, dove ha ricoperto un ruolo chiave nella creazione di una missione umanitaria ed educativa.

 

I suoi inizi promettenti

 

Il Dr Carli ha fatto i suoi studi di medicina a Torino. Per due anni, invece di fare il servizio militare obbligatorio, è andato in Africa dell’Ovest, in Liberia, per fare il servizio civile a titolo di medico nei “Corpi della Pace”.

«Ho imparato molto grazie a questa esperienza formidabile, che mi ha permesso realmente di esercitare la medicina», si ricorda. «Ho fatto delle operazioni chirurgiche, prodigato delle cure ostetriche, curato dei pazienti affetti dal colera e dei bambini sofferenti di malnutrizione. Ho operato in qualità di medico e di insegnante. Era una vera missione umanitaria». Tornato in Italia, il Dr Carli si è specializzato in anestesia. Ha effettuato in seguito uno stage di perfezionamento di un anno a Parigi che poi ha arricchito con una formazione simile a Londra. Infine ha effettuato un altro stage di perfezionamento clinico e in ricerca all’Università McGill dal 1982 al 1983.

 

Il suo arrivo al CUSM

 

Infine, ritorna a Londra. Nel 1994, gli offrono il posto di professore e presidente del dipartimento di anestesiologia Wesley Bourne dell’Università McGill, che occupa con successo per 10 anni. Per quanto riguarda il suo lavoro in seno al Centro universitario di salute McGill, il Dr Carli dichiara che si tratta di «una venerabile e notevole istituzione» e che ha rifiutato dei posti prestigiosi ad Harvard e Oxford per restarci.

Nel 2004, alla fine del suo mandato di presidente, è stato nominato direttore medico del servizio di controllo del dolore acuto e dei servizi di consultazione all’Ospedale generale di Montreal, dove ha diviso il suo tempo tra le sue funzioni mediche di anestesiologista e di specialista del dolore, e la sua ricerca incentrata sul miglioramento della riabilitazione dei pazienti dopo un intervento chirurgico.

Il Dr Carli è il rappresentante canadese della società della riabilitazione migliorata dopo una chirurgia ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) e ugualmente il presidente della Fondazione internazionae di educazione della Società canadese di anestesiologia (CASIEF). La sua esperienza in Liberia gli è valsa una chiamata da parte della CASIEF nel 2005, e da allora, contribuisce a facilitare l’accesso alle cure anestetiche sicure per tutti i paesi a basso reddito nel continente africano.

 

Un medico doppiamente impegnato

 

Nel 2012 ha ricevuto la medaglia d’oro da parte della Società canadese degli anestesiologisti “in riconoscimento del suo notevole contributo a dei progetti di internazionalizzazione a carattere umanitario ed educativo e all’esercizio dell’anestesiologia in Canada”. Ha ricevuto anche il Premio del direttore generale del CUSM per il suo contributo eccezionale, le sue eccellenti competenze in leadership e insegnamento e per la passione che l’anima e l’impegno verso il suo mestiere.

«La mia missione è di alleviare il dolore dei miei pazienti», spiega il Dr Francesco Carli. «Ciò favorisce grandemente la guarigione». Oltre ad offrire soluzioni mediche per alleviare il dolore, egli è del parere che aiutando i pazienti a prendersi cura di loro stessi, ciò permetterà di migliorare nettamente le cure e di renderle più efficaci.

Parla correntemente italiano, francese, inglese, spagnolo e grazie a ciò, riesce a creare un legame più intimo con i suoi pazienti, cosa che per lui è cruciale. «Quando si è malati, si è vulnerabili. E se non si riesce a comprendere quello che il dottore ci dice, ci si sente ancora più vulnerabili. Allora, se un paziente si trova in questa situazione e io conosco la sua lingua materna, diventa naturale per me di servirmene se ciò puo aiutarlo. Il risultato è immediato: vedo la gioia che si disegna automaticamente nei loro occhi nel momento in cui capiscono che possiamo comunicare. Il mio lavoro non è solo una questione di conoscenze scientifiche. La cosa più importante è l’aspetto umano».  

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