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17:15pm15 Novembre 2011 | mise à jour le: 15 Novembre 2011 à 17:15pmReading time: 5 minutes

I “valori” alla base della nostra immigrazione

Sabato 5 novembre, alla presenza di più di 600 persone, tra cui numerose personalità del mondo della politica e della nostra comunità, si è tenuto, alla Plaza Volare dell’Hotel Crowne Plaza di Montreal, il Gala del 75mo anniversario della Casa d’Italia.

Un Gala che ha assunto un significato tutto particolare, non solo per la festa dei 75 anni e non solo perché in questo 2011 si celebra il 150mo dell’Unità d’Italia, ma soprattutto perché ha coinciso con la riapertura ufficiale della Casa, ingrandita e restaurata, pronta per accogliere tutto ciò ha riguardato e riguarda la storia della nostra immigrazione. Non a caso, il Gala si è aperto con un omaggio alle 20 regioni italiane, a tutti gli immigrati, a quelli di oggi e a quelli che nel passato hanno solcato l’Oceano in cerca di una vita migliore. A rappresentarli, simbolicamente, è stato un invitato davvero speciale, il signor Michele Lanese, 104 anni, nato nel 1907 in Italia e giunto a Montreal dopo varie peripezie nel 1917, 13mo di una famiglia di 13 figli: «In quel tempo – ha detto, suscitando più di qualche brivido d’emozione, – non c’erano né telefono, né televisione, né radio, però eravamo contenti lo stesso perché le famiglie erano sempre insieme».

   E proprio i sacrifici e gli sforzi dei nostri pionieri alla ricerca di una vita migliore, i loro valori: l’amicizia, il senso della famiglia, l’aiuto reciproco e incondizionato, la generosità, sono stati al centro dei discorsi dei due copresidenti della Casa d’Italia Ciro Cucciniello ed Angela Minicucci (la prima copresidente donna nella storia della Casa).

   Quest’ultima ha voluto evocare la toccante storia di Pierina, una donna di 90 anni, a Montreal da 58 anni, originaria di Pofi (Frosinone), che nel suo piccolo appartamento di 3 stanze nel quartiere Saint-Henri, ospitò, insieme al marito Antonio, per un periodo di ben 18 anni, tutti i membri della sua famiglia che arrivavano dall’Italia in periodi succesivi, condividendo tutto, privandosi anche del cibo, senza chidere niente in cambio, con il solo obiettivo di riunire tutta la famiglia. «Pierina e Antonio – ha detto –  avevano un sogno: oggi, quel sogno si è realizzato, la loro famiglia conta qui più di 200 persone».

   Quando, nel 1936, la Casa d’Italia fu inaugurata, a Montreal c’erano circa 7000 famiglie d’origine italiana. Per costruirla gli italiani riuscirono a raccogliere 36.000$. Quelli che non potevano permettersi di fare un dono si iscrivevano in una lista di manodopera specializzata e offrivano il loro tempo per lavorare nel cantiere. Per loro le porte della Casa erano sempre aperte.

«Gli immigrati che arrivavano con l’animo pieno di speranza per una vita migliore  – ha detto la Minicucci – solcavano i marcipiedi di Montreal leggendo nelle finestre delle case dei cartelli con su scritto: “Appartamento da affittare: no italiani”. Alla Casa d’Italia dicevano: “Non vi preoccupate, ci occupiamo di voi”. C’erano delle persone come Pierina che aprivano le loro porte. Altri immigrati, in cerca di lavoro trovavano dei cartelli nelle vetrine dei negozi con su scritto: “Help  wanted, cerco aiuto, No wops” (soprannome spregiativo dato agli italiani).  Alla Casa d’Italia dicevano: “Non vi preoccupate,  ci occupiamo di voi”. Tutti servizi che la Casa offriva a questi immigranti erano praticamente gratuiti. La generosità è il fondamento di base della comunità italiana; è dare più di quello che si può e prendere meno di quello di cui si ha bisogno. È l’esempio di gente come Pierina e questa generosità fa parte integrante dell’immigrato italiano».

   Ma quei sacrifici non sono stati vani. Angela Minicucci, nata da madre abruzzese e da padre molisano, che ha ricordato come avesse ancora impresso nella sua memoria lo sguardo triste della nonna, lo sguardo della sofferenza dell’immigrato di fronte ad un mondo nuovo che non era il suo, ha voluto concludere il discorso dedicando un messaggio a tutti color che hanno vissuto l’esperienza dell’immigrazione: «Sappiate che i vostri sacrifici, le vostre sofferenze hanno creato una generazione di primi figli canadesi molto ricca di valori. Con tutto ciò che avete vissuto non ci lasciate le vostre lacrime, non ci lasciate i vostri sudori, non ci lasciate le vostre ferite né i dolori, invece sappiate che ci lasciate l’esempio del coraggio, ci lasciate l’esempio del dovere, dell’amore, della famiglia, l’esempio della fede in sé e soprattutto l’esempio della speranza. Sappiate che ci lasciate i più bei valori dell’essere umano; con questi valori voi avete creato questa comunità, la nostra comunità italiana a Montreal. Noi alla Casa d’Italia raccontiamo la vostra storia, di come fu creata questa nostra comunità. È per questo che celebriamo tutte le regioni d’Italia, tutti gli italiani che fanno parte della nostra storia, tutti voi immigranti e le generazioni che vi seguono. Fieri delle nostre tradizioni onoriamo il nostro passato e conserviamo la nostra italianità alla Casa d’Italia».

   Un ringraziamento, infine, a tutti i generosi sponsor e, in particolare, a Vincenzo e Marco Morena, titolari della magnifica Plaza Volare, e ad Angelo Neri, direttore riunioni e congressi di Plaza Volare, per l’organizzazione e la squisitezza del banchetto.

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