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15:36pm7 Ottobre 2014 | mise à jour le: 7 Ottobre 2014 à 15:36pmReading time: 5 minutes

60 anni di solidarietà!

Quella del 21 settembre è stata una giornata che resterà ben scolpita nella memoria di quanti hanno partecipato alle celebrazioni per il 60mo anniversario della Sezione di Montreal dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA).

Circa duecento persone, tra cui diverse delegazioni provenienti dalle altre sezioni canadesi (Windsor, Toronto, Hamilton, Ottawa) e dall’Italia si sono date appuntamento alla chiesa Madonna di Pompei per la sfilata, per cantare l’inno, per la benedizione e la consegna del gagliardetto al Capogruppo del nuovo Gruppo di Montreal, e per assistere alla messa durante la quale è stata letta la preghiera degli alpini. Al termine è stata deposta ai piedi del monumento adiacente alla chiesa una corona d’alloro in memoria dei caduti di tutte le guerre.

La cerimonia si è svolta alla presenza del Console generale d’Italia a Montreal Enrico Padula e del vicepresidente nazionale dell’ANA Ferruccio Minelli, venuto appositamente da Milano.

Poi, tutti al “rancio”, al Buffet Le Rizz, dove tra l’allegria, un buon pasto e tanti ricordi, si sono rinnovati i sensi dell’amicizia, della fraternità e della solidarietà tra le due sponde dell’Atlantico, elementi che da sempre contraddistinguono il modo d’essere degli alpini.

Alla festa del 60mo, infatti, era presente anche una delegazione di 12 persone proveniente dalla Sezione di Collio (Brescia), capeggiata dal signor Michele Coletti, che ha “patrocinato” la sezione di Montreal e con la quale, nel 2000, è stato siglato un gemellaggio.

«Finché c’è un alpino c’è un gruppo o una sezione», ha detto al Corriere Italiano Fernando Bisinella, “storico” presidente (dal 2003) e “colonna” della Sezione ANA di Montreal, per spiegare lo spirito d’associazionismo e  solidarietà che anima gli alpini ovunque si trovano, in Italia o nel mondo.

«Il fondatore della nostra Sezione fu, nel 1954, un certo Rino Zanardelli, un bresciano della zona di Collio, nella Val Trompia, e poiché quando si forma un nuovo gruppo di alpini questo deve essere, per statuto, patrocinato da un gruppo già esistente, ecco il motivo per il quale noi abbiamo un rapporto particolare con Collio e Brescia».

Fernando Bisinella è nato a Bassano del Grappa (in provincia di Vicenza) ed è arrivato a Montreal nel 1967. «Io e mia moglie – racconta – siamo partiti (naturalmente dopo aver fatto il servizio militare negli Alpini, prima a Boves, in Piemonte, poi proprio a Bassano ma con frequenti periodi passati in Alto Adige) un po’ all’avventura. Lavoravamo entrambi in Italia ma abbiamo preso un anno sabbatico. Ci siamo detti: partiamo con due valigie; se va bene, rimaniamo, altrimenti torniamo indietro. 47 anni dopo siamo ancora qua. Ho lavorato per due compagnie: la prima, di idraulica; poi, nel 1981, ho cambiato completamente settore e mi sono occupato della regolazione automatica dei termostati».

«Poco dopo il mio arrivo – continua Bisinella – da buon ex alpino, ho cominciato ad occuparmi della Sezione di Montreal che, negli anni ’70, è arrivata ad avere oltre 300 soci. All’epoca quella di Montreal era la sola Sezione ANA del Canada. Poi sono nati anche gli altri gruppi di Toronto, Windsor, Vancouver e, in seguito, si sono aggiunti altri gruppi autonomi. Attualmente in Canada ci sono 17 gruppi. Oltre a quelli già citati vi sono: Ottawa, Hamilton, Edmonton, Calgary, Sudbury, Winnipeg, Welland, Laval, Waterloo, Mississauga, Guelph, Thunder Bay, Kitchener, North York e … New York, la sola Sezione degli Stati Uniti che è stata integrata con quelle canadesi perché in Usa non ci sono altri gruppi. Il gruppo di Montreal conta 120 soci, 40 dei quali ha oltre 80 anni. È ovvio che, arrivati a quest’età non è facile tenere viva la “fiamma”… ».

Quali sono state le realizzazioni principali della Sezione ANA di Montreal?

«La cosa di cui sono più soddisfatto è che siamo riusciti a darle una “vita”; abbiamo strutturato diverse attività e ci siamo inseriti anche a livello sociale per farci conoscere dalla comunità. Un’associazione di ex militari non è la stessa cosa di un’associazione di paese. Piano piano siamo riusciti a darle un’immagine, un’identità più precisa. Ad esempio, negli anni 90′, abbiamo donato al Centro di accoglienza Dante una macchina per i massaggi all’ultrasuono. In seguito abbiamo speso 10.000 $ per “sistemare”, in un Centro, una sala d’accoglienza destinata ai genitori dei bambini in fase terminale.

Quando in Italia si sono verificate delle calamità naturali siamo sempre stati pronti ad intervenire e non solo finanziariamente, cosi’ come quando qualcuno, nella nostra comunità, si è trovato in una situzione di bisogno.

Gli alpini sono sempre stati i primi ad intervenire sui luoghi dei disastri con i loro mezzi, il loro “savoir-faire”, la loro “carica umana”, la loro solidarietà».

Come vede il futuro dell’Associazione?

Grigio.. – sospira il presidente Bisinella – anche perché da quando non esiste più la leva militare obbligatoria non c’è più ricambio. Per questo stanno pensando di modificare lo Statuto, per dare un po’ più d’autonomia, per allargare la partecipazione anche agli amici degli alpini, fermo restando il principio che presidente, vicepresidente e tesoriere di una Sezione ANA debbano necessariamente aver prestato servizio negli alpini. Alpini si nasce … e si muore!»

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