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19:10pm20 Novembre 2019 | mise à jour le: 20 Novembre 2019 à 19:10pmReading time: 4 minutes

Sulla strada del risanamento del debito

Sulla strada del risanamento del debito
Photo: Foto Tania PereiraDa sinistra: Gino Berretta, presidente della Casa d’Italia; Paolo Mori; Nick Di Tempora, ospite d’onore del Gala; Joseph Broccolini, presidente ad interim della FCCI

L’83° Gala della Casa d’Italia: raccolti 160.000$

Sabato 9 novembre si è svolta, presso la sala ricevimenti Plaza Volare, l’83° edizione del Gala della Casa d’Italia al quale hanno partecipato oltre 450 persone.

Ospite d’onore il cav. Nick Di Tempora, fondatore ed ex presidente della MAPEI Corporation diventata poi MAPEI Americas, filiale dell’azienda italiana produttrice di materiali chimici per l’edilizia. Di Tempora ha sempre avuto un forte legame con questo storico edificio della nostra comunità inaugurato nel 1936. Numerose le personalità presenti all’avvenimento: la Console Generale d’Italia a Montréal Silvia Costantini; il deputato federale di Alfred-Pellan Angelo Iacono; la Sindaca dell’Arrondissement Villeray-Saint-Michel-Parc Extension Giuliana Fumagalli; la presidente del Comites Giovanna Giordano, il presidente ad interim della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese Joseph Broccolini; il presidente della CIBPA Domenic Diaco; il presidente dell’OFI Joe Fratino, il presidente della Fondazione Santa-Cabrini Elio Arcobelli; il presidente della Corporazione Casa d’Italia Gaby Mancini; il presidente della Casa d’Italia Gino Berretta e i membri del Consiglio d’amministrazione: Perry Mazzanti, Sabino Grassi, Vincenzo Belmonte, Antonio Discepola, Agata De Santis, Joe Fratino, Pietro Lucca, Salvatore Guerrera, Giuseppe Salvo, Enrica Uva e Tony Zara.

Il Gala, animato da Silvana Di Flavio e Nick Di Vincenzo, ha permesso di raccogliere, secondo quanto annunciato dal presidente Gino Berretta, la somma di 160.000$ frutto di un generoso dono di 45.000$ da parte del presidente ad interim della FCCI Joseph Broccolini, eguagliato da quello dell’ospite d’onore Nick Di Tempora, a cui si è aggiunto un contributo di 10.000$ offerto dal signor Paolo Mori più il ricavato della serata. Un altro passo in avanti verso il risanamento del debito di 3 milioni di dollari contratto con le banche in seguito ai lavori di ristrutturazione e ingrandimento dell’edificio ultimati nel 2011. Per risolvere tale problema e per scongiurare il pericolo di una confisca dell’immobile, nel maggio del 2018 è stata lanciata una grande campagna di raccolta fondi che finora, includendo i 160.000 $ sopra citati, ha permesso di raccogliere quasi due milioni di dollari. «Il traguardo – ha sottolineato Gino Berretta – non è lontano. Le banche ci hanno concesso ancora un altro anno e sono fiducioso che con l’appoggio e l’aiuto di tutta la comunità italiana riusciremo a risolvere il problema e a restiture alla comunità una Casa d’Italia più in salute che mai. Luogo di storia, di cultura e d’incontro la Casa – ha aggiunto Gino Berretta – rappresenta il passato, il presente ed il futuro della nostra comunità».

 

Mai dimenticare le proprie radici

Dopo il suo saluto Gino Berretta ha ceduto il microfono a Luigi Di Geso, attuale presidente-direttore generale di MAPEI Americas che ha presentato Nick Di Tempora, un uomo che “non ha mai dimenticato le sue radici”.

Nato a Campobasso nel 1939 ed emigrato in Québec nel 1951, il percorso di Nick Di Tempora, oggi 80enne, è il ritratto della tenacità, della perseveranza e del successo.

«Gli inizi – ha raccontato Di Tempora alla platea – furono difficili. I quebecchesi non ci amavano troppo, non volevano nemmeno affittarci le case ma poi, con il passare del tempo, mi sono accorto che non avremmo potuto scegliere un luogo migliore per emigrare. La Casa d’Italia è sempre stata un punto di riferimento per gli emigrati, un luogo costruito da essi stessi, con i loro contributi, con il sudore della loro fronte. Dopo una giornata di lavoro andavano, la sera o durante il fine settimana, a dare una mano per costruire la “loro” Casa d’Italia. A tutte queste persone dobbiamo il nostro rispetto perché con tenacità e caparbietà sono riusciti a costruire un luogo dove potersi ritrovare. Ora i tempi sono cambiati. Siamo diventati quebecchesi ma dobbiamo essere orgogliosi e dire grazie al Québec per quello che ci ha permesso di fare. La prima generazione – ha proseguito – era italo-canadese; la seconda canadese-italiana, la terza è canadese-canadese. Ma se alle generazioni che verranno non insegneremo cosa significa essere italiani perderemo la nostra italianità e questo non possiamo permettercelo. Per questo dobbiamo restituire alla società ciò che abbiamo ricevuto, dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per preservare le nostre radici che la Casa d’Italia custodisce perché – ha concluso – se ci dimentichiamo da dove veniamo non sappiamo dove andremo».

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