Attività
16:26pm13 Gennaio 2015 | mise à jour le: 13 Gennaio 2015 à 16:26pmReading time: 3 minutes

Una pensione ben meritata

Sono stati numerosi gli amici e i familiari – alcuni giunti appositamente dall’Italia – che nel corso di un ricevimento tenutosi il 19 dicembre scorso al Centro Leonardo da Vinci, si sono stretti intorno al giornalista (ex collaboratore del Corriere Italiano) e uomo d’affari Rudy Marcolini, senza dubbio tra i pionieri e i protagonisti della nostra comunità, per festeggiare i suoi “primi” 80 anni e per l’annuncio dell’inizio della pensione in Italia.

Rudy, come mai hai deciso di andare in pensione in Italia?

«Attenzione», ha tenuto a precisare con la consueta grinta che lo ha sempre contraddistinto. «Sì, vado in pensione, ma non metto completamente fine alla mia carriera. Oggi, con il computer, si possono seguire lo stesso gli affari anche a distanza. Possiamo essere in Canada e in Italia allo stesso tempo. Vado a “riposarmi” in Italia, a casa mia. Il Canada è il mio paese d’adozione che mi ha fatto grande, mi ha regalato tanti onori, ma voglio dire: sono nato a Verona, lasciatemi morire a Verona!»

Un ritorno al paese natale…

«Si ma tornerò in Canada ogni quattro mesi circa, soprattutto per dare una mano nel periodo in cui si compilano le dichiarazioni dei redditi, visto che continuerò a stare vicino al Patronato Enasco che ora è gestito da mia figlia. 

Tracciamo un bilancio di questa tua vita montrealese

«Sono arrivato a Montreal che avevo 20 anni; sono stati 60 anni di progressi enormi. Ero un ragazzino che apriva gli occhi sul mondo ed era curioso di tutto. Sono arrivato qui e ho trovato una signora che mi ha aiutato molto; si chiamava Palmina Puliafito a cui voglio ancora bene e voglio dirlo chiaro. Mi “introdusse” nel mondo dello spettacolo facendomi fare le presentazioni nei teatri quando venivano i cantanti. Poi ho incontrato un altro personaggio che allora era emergente nella comunità italiana. Si trattava di un certo Alfredo Gagliardi, il fondatore del Corriere Italiano, che mi ha sempre voluto bene. Ho imparato il mestiere da lui. L’ho incontrato nel 1958. Andai al famoso 6900 St-Denis, la sede “storica del giornale, e da lì è cominciata la mia carriera di giornalista, presentatore, intrattenitore. Ho sempre avuto una grande ammirazione per Gagliardi, non soltanto amicizia. Mi ha insegnato molto e gli ho sempre voluto bene».

Rudy, tu sei stato uno dei “pionieri” della radio e della televisione italiana a Montreal, vero?

«Sì, ho iniziato a fare la radio con Palmina: CHRS, CGMS, CHLP (la prima stazione radiofonica canadese). Ma fu proprio Alfredo ad insegnarmi a parlare con la gente attraverso i microfoni. Poi arrivò la televisione con Teledomenica, sempre insieme ad Alfredo Gagliardi. In seguito la televisione e i programmi in lingua italiana diventarono più strutturati e cominciò l’avventura di TeleItalia.  A questo punto della mia vita si aprì una “parentesi” in Africa. Andai in Etiopia per dirigere una multinazionale italiana. Vi rimasi con la mia famiglia per qualche anno poi, a causa della rivoluzione, fummo costretti a tornare in Canada. Così ripresi la mia carriera televisiva. Alla fine, facendo un po’ di conti, ho lavorato 15 anni circa per la radio e altri 15 anni per la televisione. Oltre a ciò ho messo su un Patronato che oggi lascio in eredità a mia figlia Sylvia».

Al termine dell’intervista Rudy Marcolini ha voluto salutare e ringraziare, tramite il Corriere Italiano al quale è sempre rimasto affezionato, tutta la comunità italiana di Montreal, il mondo dell’emigrazione e gli amici di questi lunghi anni «ai quali – ha detto – sono legato e a cui voglio bene».

Buona pensione Rudy, te la sei meritata, e grazie per il tuo contributo alla crescita della nostra comunità!

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