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16:44pm10 Febbraio 2015 | mise à jour le: 10 Febbraio 2015 à 16:44pmReading time: 5 minutes

La legge 10 e l’Ospedale Santa Cabrini

La signora Irene Giannetti, direttrice generale dell’Ospedale Santa Cabrini / Centro Dante, dal 1988 al 2011, e membro onorario della Fondazione Santa Cabrini ha inviato, nel mese scorso, una lettera aperta al Primo ministro del Quebec Philippe Couillard nella quale esprimeva la sua inquietudine e quella della comunità italiana per l’avvenire che riserva il Progetto di legge 10 – convertito definitivamente in legge il 6 febbraio scorso – all’ospedale Santa Cabrini che, a partire dal 1° aprile, «vedrà sparire – si legge nella lettera –il suo attuale consiglio d’amministrazione a profitto di mega strutture pesanti e impersonali come saranno le CISSS (Centri integrati di salute e servizi sociali).

La legge 10, lo ricordiamo, è una riforma in profondità del sistema sanitario. Essa accorpa i 182 CSSS (Centri di salute e servizi sociali), che assicuravano localmente, tramite ospedali e altre strutture, l’accessibilità ai servizi sanitari destinati alla popolazione, in 33 grandi nuove strutture denominate ora CISSS, di cui 5 localizzate a Montreal. Vengono abolite anche le Agenzie di salute e servizi sociali della Provincia. L’obiettivo del Ministro è quello di semplificare l’accesso alle cure e ai servizi. Come? Abolendo, anche, alcuni livelli amministrativi e diminuendo i numerosi consigli amministrativi. Grazie a questa “razionalizzazione” il Ministro Gaétan Barrette prevede di risparmiare 200 milioni di $ all’anno. 

La legge 10 è stata fatta oggetto di numerose critiche. I timori principali sono relativi ad un’eccessiva concentrazione di potere tra le mani del Ministro e, con l’abolizione dei locali consigli d’amministrazione, si teme, anche qui, un’eccessiva centralizzazione del potere decisionale.

Sono, in fondo, gli stessi timori espressi nella lettera della signora Giannetti (la sua versione integrale è disponibile nel sito del Corriere Italiano all’indirizzo: http://www.corriereitaliano.com/Attualita/ln-primo-piano/2015-02-03/article-4030618/Lettera-aperta-al-Primo-Ministro-del-Quebec-Philippe-Couillard-relativamente-al-progetto-di-legge-10/1), la quale si chiede: «Tagliato (l’Ospedale) dal suo consiglio d’amministrazione, chi sorveglierà affinché siano rispettate la sua storia, le sue realtà linguistiche e culturali?».

Ed ancora: «Tutte le decisioni, tutti i progetti di miglioramento dei servizi seguiranno un processo decisionale lungo, arduo e di parte».

Il Corriere Italiano ha chiesto su questa vicenda, il parere di Rita De Santis, deputata di Bourassa-Sauvé, e di Filomena Rotiroti, deputata di Jeanne-Mance-Viger, le quali, ovviamente, non sono certo indifferenti alle sorti dell’ospedale “italiano”.

Precisiamo che le interviste sono state fatte prima dell’approvazione della legge 10 da parte dell’Assemblea Nazionale. 

Mantenere la sua identità “italiana”

On. Rita De Santis, che ne pensa dei timori della signora Giannetti?

«Capisco le sue preoccupazioni ma credo che siano forse un po’ eccesive perché nella legge sono stati introdotti degli emendamenti che attenuano tali timori. Anche la comunità anglofona, con i suoi ospedali come il Jewish, il St-Mary’s e altri, si è interessata, ha negoziato con il Ministro, affinché le sue strutture mantenessero il loro statuto bilingue. La stessa cosa ha fatto il presidente del consiglio d’amministrazione del Santa Cabrini, Consolato Gattuso, che ha prospettato al Ministro la stessa necessità manifestata dagli anglofoni. Il Santa Cabrini manitene in qualche sorta un certo potere di veto. Vi sarà anche una sorta di “conseil aviseur” con il quale si potrà lavorare, e con il quale potrà dialogare anche la Fondazione Santa Cabrini, allo scopo di mantenere, comunque, quell’identità speciale, “italiana”, che contraddistingue l’Ospedale Santa Cabrini e le sue strutture».

Quindi, secondo lei, con l’approvazione della legge 10 il Santa Cabrini non rischia di perdere la sua specificità etno-culturale…

«Quel rischio era là prima e sarà là dopo. Sta a noi, come membri della comunità italiana, assicurarci di essere sempre presenti in tutte le attività che si faranno per l’ospedale, anche senza il progetto di legge 10. Se noi non siamo lì per difendere il carattere italiano dell’ospedale, questi si perderà. Spero che la nostra comunità continuerà a dare il suo appoggio all’ospedale affinché mantenga la sua identità».

La “missione” dell’ospedale non cambierà

On. Rotiroti, come vede il futuro dell’Ospedale Santa Cabrini alla luce della legge 10?

«Prima che la legge fosse presentata abbiamo avuto molte discussioni in proposito. Con Consolato Gattuso, presidente del C.A., e con il direttore dell’ospedale, Jean-François Foisy, abbiamo fatto il “giro” delle loro preoccupazioni come quella di perdere lo statuto particolare di ospedale a chiara identità italiana. Ho suggerito loro di scrivere una lettera ufficiale al Ministro Barrette nella quale elencare tutte le preoccupazioni. Così è stato fatto. La risposta del Ministro è arrivata e con essa anche l’assicurazione del riconoscimento dello statuto particolare del Santa Cabrini. Ma non solo, visto che questa specificità sarà presa in considerazione anche al momento di formare i nuovi consigli d’amministrazione dei CISSS nei quali ci saranno almeno 3 membri provenienti da quelle strutture ospedaliere che hanno una particolarità specifica come può essere il Santa Cabrini. Inoltre, la Fondazione continuerà a svolgere il lavoro che ha sempre svolto finora, di concerto con l’ospedale».

Dunque l’allarme suonato dalla signora Giannetti è un po’ eccessivo…

«Forse sì, ma capisco il fatto che la Giannetti abbia un rapporto particolare con l’ospedale essendone stata la direttrice per tanti anni. Io sono rimasta in contatto con lei, abbiamo parlato più volte delle sue preoccupazioni. Peccato che non ci siamo parlate prima che mandasse la lettera ma non fa niente, va bene così. Lei difende l’ospedale come ho sempre fatto anch’io lavorando su questo dossier fin dall’inizio. Dal momento in cui è stata depositata la legge ad oggi c’è una bella differenza, molte cose sono state modificate, proprio prendendo in considerazione la particolarità linguistica ed etno-culturale dell’ospedale che ci permetterà di essere sufficientemente rappresentati nel CISSS. La sua missione non cambierà, in nessuna maniera!».

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