Arte e spettacolo
16:11pm28 Novembre 2017 | mise à jour le: 28 Novembre 2017 à 16:11pmReading time: 5 minutes

All’ “Opera” nella nostra società!

A colloquio con Jean-Pierre Primiani, direttore allo sviluppo dell’Opéra de Montréal

Jean-Pierre Primiani

Foto cortesia

Il 15 novembre scorso l’Opéra de Montréal ha tenuto, alla presenza di oltre 300 appassionati e sostenitori, “Talent 2017” un Gala, il primo di questo genere, dedicato alla “relève” lirica canadese. Il Gala ha permeso di raccogliere la somma di $120.000.

Alla serata hanno partecipato 11 giovani finalisti, selezionati attraverso il Canada, da cui ne usciranno 5 che entreranno a far parte dell’Atelier Lyrique dell’OdM, vera fucina di talenti del mondo della lirica. Basti pensare che da qui sono usciti artisti ormai affermati come Marc Hervieux, Marie-Josée Lord, Julie Boulianne, Etienne Dupuis e i “nostri” Lucia Cesaroni e Rocco Rupolo.

Dietro alle quinte di questo Gala, così come di molte altre attività intraprese recentemente dall’OdM troviamo un nome italiano, quello di Jean-Pierre Primiani, attuale direttore allo sviluppo.

 

In cosa consiste il suo lavoro?

«Come prima cosa di occuparmi della filantropia, dei doni; poi c’è il lato “business”, cioè la ricerca e il rapporto con gli sponsor; infine l’organizzazione degli eventi di raccolta fondi come il Gala.

Per quanto riguarda il primo aspetto noi abbiamo “Gli amici dell’Opera” che sono coloro che in genere fanno un dono ogni anno fino a $1000; poi c’è il “Circolo degli ambasciatori”, quelli che donano dai $1000 in su. È un circolo più ristretto, dei veri sostenitori del mondo della lirica che vivono pienamente la vita della nostra compagnia. Recentemente abbiamo avuto da parte di una signora, un dono di 1 milione di dollari. Con il solo finanziamento pubblico – che non è certo in crescita – e con i ricavi derivanti dalla vendita di biglietti – non possiamo certo vendere un biglietto a 500$ – non potremmo proporre tutte le iniziative che proponiamo. Abbiamo dunque bisogno di una “terza dimensione” che è quella dei doni».

 

Quanto c’è di italiano nel suo modo di lavorare?

«C’è un legame naturale e un legame storico anche perché nella lirica più della metà del repertorio è italiano. Cerco sempre di stabilire dei rapporti con la comunità italiana. La recente “Cenerentola” ne è un esempio perché è stata presentata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, sponsor dei due artisti italiani della produzione, Pietro Spagnoli, che ha anche fatto delle “Masterclass”, e Vito Priante. Ho avuto delle discussioni con la CIBPA e con altri gruppi della comunità italiana. Cerco di “aprire le porte” e stabilire dei contatti.

Questa è un po’ la nostra “filosofia”. Riteniamo che sia importante essere presenti nella comunità e nella società, stabilire dei legami solidi con il territorio, collaborare con vari organismi perché, è vero, produciamo degli spettacoli lirici, ma non facciamo solo quello, facciamo tante altre cose. Vogliamo ridefinirci come degli “attori” culturali importanti, attivi nella società, con una coscienza e una responsabilità sociale.

 

Altri esempi dell’OdM nella società?  

Il progetto “Humanitudes”. In collaborazione con “Sac à Dos”, un organismo che lavora nell’ambito della reinserzione sociale. Abbiamo creato un’opera lirica il cui tema riguarda gli itinerenti. Il libretto lo hanno scritto proprio loro; sono saliti anche sul palcoscenico, in ruoli di supporto, in quanto i cantanti provenivano dal nostro Atelier. Un progetto che si inserisce nella comunità, che ci ha permesso di creare un’opera che parla di una realtà contemporanea e che ci ha anche dato la possibilità di allontanarci da certi stereotipi che considerano l’Opera come un luogo chiuso, d’élite, riservato a pochi iniziati. Vogliamo fare un progetto di questo tipo ogni anno.

In realtà tale progetto esiste già, da più di 10 anni, ma in versione per i ragazzi delle scuole che si trovano nelle zone più povere di Montréal, si chiama “CoOpéra”. Gli studenti, nell’arco dell’anno scolastico riscrivono completamente un’opera, a modo loro, e poi la portano in scena; noi forniamo il supporto necessario. Per loro si tratta di un’esperienza pedagogica, artistica e culturale decisamente fuori del comune».

 

La “forza” del Québec

«Di collaborazioni e progetti interessanti ne abbiamo molti altri e in vari campi. La lirica – continua Jean-Pierre – è un’arte pluridisciplinare ed è giusto sottolineare anche tutte le altre arti legate all’opera. La “forza”, la particolarità del Québec non è specificamente l’Opera, è piuttosto il teatro, il cinema, la danza, il circo. Vogliamo essere un centro di convergenza per tutte queste arti e per gli artisti del Québec per fare un’opera “Made in Québec”, che celebri le nostre forze, per poi esportarla in tutto il mondo e presentare qualcosa che abbia una “firma” forte, precisa, identificabile.

L’anno prossimo faremo delle collaborazioni con il Museo delle Belle Arti di Montréal, con il Festival del Mondo Arabo, stiamo lavorando con drammaturghi e registi del Québec, questa è la nostra direzione. Non vogliamo fare la più bella “Tosca” del mondo, perché non siamo il “Metropolitan Opera”, però possiamo dare a tali opere un dimensione tutta “nostra”, farle con artisti locali  che hanno un talento enorme e che sono riconosciuti ovunque nel mondo per proporre qualcosa di originale».

 

Una carriera nel mondo dello spettacolo

Jean-Pierre Primiani, 37 anni, è nato a Montréal.

Il padre è molisano (Vinchiaturo, Campobasso), la madre egiziana.

È laureato in letteratura italiana all’Università McGill.

Ha studiato il canto lirico.

Ha riorientato la sua carriera verso l’amministrazione artistica e ottenuto un Master in “Gestione delle arti” all’HEC Montréal.

Ha lavorato all’OdM come assistente al direttore generale.

Ha lavorato per l’OSM come responsabile della raccolta fondi.

Dal marzo scorso è direttore allo sviluppo dell’OdM.

 

 

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